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Per definirsi Sagra, ora dovrà rispettare regole precise

di Alberto Lupini
direttore
 
28 settembre 2010 | 14:42

Per definirsi Sagra, ora dovrà rispettare regole precise

di Alberto Lupini
direttore
28 settembre 2010 | 14:42
 

Basta sagre tarocche. A dirlo non siamo più solo noi di 'Italia a Tavola” e qualche altro opinionista. A lanciare con noi un forte segnale di discontinuità sono oggi le associazioni dei ristoratori (Fipe e Fiepet) che insieme ad alcuni esperti e alle Pro loco hanno sottoscritto, sotto il coordinamento del Gastronauta Davide Paolini, un Manifesto in cui indichiamo le 7 regole a cui ci si deve attenere perché una Sagra possa essere definita tale, e quindi autentica.

Con l'esplicita volontà di coinvolgere nella gestione di ogni evento anche commercianti e produttori del territorio, insieme alle associazioni dei volontari, per le Sagre potrebbe finalmente aprirsi una nuova stagione virtuosa capace di restituire dignità a questi appuntamenti che segnano la storia delle comunità, ma che negli ultimi tempi (salvo le lodevoli eccezioni che sono però la minoranza) sono diventate solo occasioni di business per aziende che nulla hanno a che fare con il Paese, il prodotto o la ricetta. E che magari creano solo concorrenza sleale nei confronti dei produttori e dei ristoratori del territorio.

Il turismo enogastronomico e la cultura hanno bisogno di Sagre vere che valorizzano la ricchezza dei nostri prodotti tipici, facendo dell'alimentazione quel valore in più che rende ricca tutta l'Italia. Ma ciò di cui non c'è assolutamente bisogno è di troppe feste a scopo di lucro all'insegna dell'imbroglio e della volgarità. Di salamelle uguali in ogni parte dello stivale, di formaggi sudaticci, di dolcetti improvvisati o patatine fritte siamo tutti stanchi. Per non parlare del mancato rispetto delle norme igienico-sanitarie o di quelli fiscali.

Ora più che mai la parola passa ai politici. Siamo convinti che questo Manifesto, sia pure nella sua semplice enunciazione di principi, apre la possibilità a interventi legislativi a livello nazionale o delle singole regioni, perché questo patrimonio di volontariato e ricchezza culturale non vada disperso o sporcato dai troppi imbroglioni che ne hanno fatto occasioni di speculazione grazie alla benevolenza, quando non è complicità, di troppi amministratori locali.

Con questo Manifesto i politici non possono più nascondersi ricercando un alibi nell'assenza di indicazioni e sollecitazioni. I maggiori esperti del settore e i soggetti più interessati alla valorizzazione delle sagre di qualità si sono mossi e hanno dato indicazioni precise che valgono per qualunque schieramento, di destra come di sinistra. In ballo ci sono solo gli interessi delle comunità e quelli più generali del Sistema Paese.

A Davide Paolini va riconosciuto il merito di aver pazientemente mediato fra le diverse posizioni in campo, portandoci a una stesura che è stata approvata all'unanimità e all'insegna della volontà di fare squadra. Ai ministri e agli assessori regionali del Turismo, dei Beni culturali, delle Politiche agricole e dello Sviluppo economico tocca ora non lasciar cadere questa opportunità. E su questo, grazie al Manifesto, cercheremo ora di costringerli a prendere posizione. I politici devono avere il coraggio di dire basta a un andazzo che sta rovinando la reputazione di prodotti e località e regolamentare in modo serio iniziative realmente promozionali e meritevoli di chiamarsi Sagre. Il resto si potrà sempre chiamare 'festa”, ma non dovrà usufruire di agevolazioni o sostegni economici pubblici.

Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net



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