BERGAMO - Il caso sollevato da Arthob, l'associazione dei ristoratori bresciani, e dal consorzio Cuochi di Lombardia, attraverso le parole, dirette, di Ruggero Bonometti (segretario della prima e vicepresidente del secondo) sul problema delle troppe feste di piazza organizzate a discapito della ristorazione sta raccogliendo le adesioni e il parere favorevole di tanti operatori. Quello che è successo nelle scorse settimane a Brescia non è infatti un problema da circoscrivere alla sola provincia lombarda. Evidentemente la categoria dei ristoratori ha sempre, forse fin troppo silenziosamente, lasciato fare, magari "brontolando" per quei clienti mancati, ma senza troppe pretese.
Ora la situazione, con una crisi che, fortunatamente non in modo drastico, ha rosicchiato sui fatturati, sembra essere giunta al limite. E in varie città i ristoratori cominciano a muoversi, a partire da Bergamo dove sembra si voglia seguire l'esempio dei vicini bresciani.
Del resto come può un ristoratore intervenire per contrastare quelle che, spesso, vengono etichettate con il titolo di eventi sociali o solidali? Dal dibattito è emerso infatti che questi eventi risultano essere quasi "tutelati" da una sorta di buonismo diffuso. Tendenza che però deve anche essere in grado di distinguere le feste commerciali, di quelle che fanno cassetto, da quelle che veramente possono avere delle finalità di natura "altruistica". Su questi ultimi i ristoratori non battono ciglio, anzi, se necessario sono i primi a darsi da fare per la buona riuscita. Il problema sono le mille feste ideate e condotte da chi, approfittando di una sorta di paradiso fiscale e di pseudoanarchia, riesce ad incassare decine di migliaia di euro con estrema facilità.
A conferma di questa situazione di grande movimento ed attenzione alla questione aperta da "Italia a Tavola" riportiamo una lettera aperta inviata a Ruggero Bonometti, segretario Arthob e vicepresidente Cuochi di Lombardia, da una ristoratrice bergamasca che esprime il disagio di una categoria ed annuncia iniziative a cui si dovranno dare dlele risposte urgenti da parte di istituzioni e sindacati. Anche a Bergamo, come nel resto d'Italia, il problema esiste e qualcosa, prendendo spunto dai cugini bresciani, si muoverà:
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Al segretraio Arthob,
Con profondo piacere ho avuto modo di leggere l'articolo su Italia a Tavola in cui la vostra associazione si fa promotrice di un problema che ahimè le nostre associazioni di categoria non hanno minimamente rilevato. Sono una ristoratrice e gestisco da anni un risto pub pizzeria nella bassa bergamasca ai confini della provincia bresciana ed anche da noi ormai è consuetudine dover affrontare la bella stagione con la concorrenza delle feste popolari.
Come da voi sottolineato di feste di beneficenza ne sono rimaste ben poche ma di furbi privati senza tutti quei requisiti igienici... fiscali... etc che a noi vengono richiesti... per poter fare i ristoratori forse, ce ne sono troppi. Orefici e pellicciai, camionisti e pescatori che si inventano le feste più svariate da "festa del segugio" a "festa del donatore"... che di donazioni alle associazioni varie di volontariato donano ben poco ma in poche serate fanno cassetto senza spese di personale... senza corsi per la 626... senza haccp e tutto ciò che ormai sta soffocando la ristorazione vera e preparata.
Questa mia per comunicarvi che la lotta partita da Brescia mia vicinissima provincia e dove vanto parecchia clientela è da me pienamente condivisa. Mi attiverò altresi perchè anche Bergamo e le nostre associazioni di categoria che tanto dicono di difendere il commercio serio aprano gli occhi su questo business che di caritatevole ha ben poco e diano modo a chi lavora come me 20 ore al giorno incluso i festivi di non dover rimanere con le braccia incrociate... per parecchie sere!!!
Buon lavoro alla vostra associazione, grazie per avermi letto e cordiali saluti
Raffaella Andreini
Half Crown risto pub pizzeria
via L. Manara 93, 24051 Antegnate (Bg)
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