BRESCIA - Questa volta sono i numeri a parlare. A Brescia il fenomeno Fiere&Sagre ha infatti portato la locale Fiepet Confesercenti a tastare il polso con una certa meticolosità e su tutto il territorio provinciale ad una situazione che già nelle scorse settimane, anche a seguito della battaglia della salamina tra Arthob, l'associazione dei ristoranti bresciani, e BresciaIn, l'associazione che promuove - quasi con cadenza settimanale - le tavolate estive all'aperto, era risultata insostenibile.
Lo scopo dell'indagine, il cui esito è da un lato sorprendente per l'enormità del non ipotizzato risultato, è stato sicuramente quello di far luce su un argomento caldo che, soprattutto nella Leonessa d'Italia, sta animando, ponendo quasi su due schieramenti opposti, i ristoratori e gli organizzatori di sagre.
Qualcosa, dopo le segnalazioni dell'Arthob, del consorzio Cuochi di Lombardia e di Italia a Tavola si è mosso. Sicuramente questo sondaggio è un ottimo punto di inizio per animare un dibattito su un argomento sentito in tutta Italia, ma che spesso, forse perchè legato principalmente al periodo estivo, finisce in un mare di parole e promesse.
è forse veramente giunto il momento di regolamentare, anche per non lasciare spazio a sagre che spesso hanno la sola finalità lucrativa, un settore che ha forti disparità, soprattutto in termini di controlli e rispetto delle norme, tra il mondo della ristorazione "stabile" e quello "occasionale".
Questa mattina durante una conferenza stampa alla presenza del presidente Confesercenti Pier Giorgio Piccioli, del direttore Alessio Merigo, del vicepresidente Fiepet (la federazione italiana esercenti pubblici e turistici) Valter Zugno e dal coordinatore Fiepet Silvano Nember sono stati così presentati i risultati raccolti, non certo con facilità, negli oltre duecento comuni bresciani.
Il sondaggio è stato condotto, riferendosi alle iniziative organizzate nel 2008, su tutto il territorio provinciale: hanno risposto 190 comuni su 206. Il dato ultimo? 1.594 feste per un totale di 5.804 giorni complessivi per una popolazione di poco più di 1 milione e duecentomila abitanti. Numeri da capogiro che fanno capire, anche dal punto di vista economico, quanto la tendenza ad organizzare sagre di ogni tipo possa incidere sull'andamento di una categoria, quella dei ristoratori e dei baristi, che già deve pagare le conseguenze della crisi globale.
Nel dettaglio il sondaggio mostra anche diversi aspetti interessanti: per esempio è risultato che il 71% dei comuni bresciani non dispone di un'area attrezzata per le sagre (e qui si toccano questioni di carattere igienico sanitario in quanto spesso le aree improvvisate non garantiscono il meglio su questo fronte), oppure che 182 comuni sui 190 campionati organizzano feste divise in 304 sagre (tipo 'festa dell'anatra” o 'sagra del fungo” per un totale di 829 giorni), 78 feste di partito (che negli ultimi anni si sono comunque ridotte, ma che nel 2008 hanno impegnato 432 giorni), 600 feste di associazioni (i sodalizi locali con 1.955 giorni totali) e 612 feste di varia natura (per un totale di 2.588 giorni).
Cosa chiedono i rappresentanti di Confesercenti alle amministrazioni comunali? Il tutto è riassunto in 8 chiari punti:
1) La verifica delle condizioni igienico-sanitarie del luogo ove si svolge la festa, delle attrezzature e delle modalità di conservazione e manipolazione degli alimenti viene effettuata prima, durante o dopo lo svolgimento della festa?
2) Il personale volontario e non che opera nelle feste è dotato dell'attestato di frequenza al corso di aggiornamento periodico in materie igienico-sanitarie per tutti coloro che manipolano alimenti previsto dalle norme in vigore? E viene richiesto un elenco verificabile dei soggetti a ciò preposti?
3) Il personale volontario è assicurato contro gli infortuni?
4) Esiste una documentazione di HACCP della festa?
5) Viene corrisposto il plateatico per l'occupazione suolo pubblico?
6) Viene corrisposto un onere per la tariffa di igiene ambientale o raccolta rifiuti solidi?
7) Dal punto di vista fiscale quale trattamento hanno le feste?
8) Non ci si trova di fronte ad un gigantesco movimento di denaro che non ha partita contabile?
Queste domande - dichiara Confesercenti (nella a sinistra uno scorcio della sede) - riguardano aspetti cui tutte le imprese della ristorazione non possono sfuggire e costituiscono, in un momento di difficoltà di mercato, ulteriore aggravante per non vedere di buon occhio la pervasività delle feste per le quali non vi è una ostilità preconcetta, ma che si vorrebbe riuscire a rendere meno numerose e per le quali, magari, si vedrebbe di buon occhio il coinvolgimento delle imprese della ristorazione del territorio interessato. A tale proposito - ha concluso Confesercenti - riteniamo che sia maturo il tempo di cercare di giungere in sede amministrativa regionale alla redazione di un regolamento che determini i criteri, la durata, le modalità tecniche in materia igienico-sanitaria per lo svolgimento delle feste a tutela del consumatore.
Secondo una stima del direttore Merigo una semplice risposta ai requisiti contenuti negli otto punti indicati sopra potrebbe portare ad un dimezzamento del numero di appuntamenti.
Nel frattempo sull'argomento, che rappresenta un caso provinciale che se raffrontato sull'intero territorio nazionale assume valori ancor più preoccupanti, si tornerà a parlare il 14 luglio ad una tavola rotonda organizzata dall'Arthob di Brescia a cui sono stati invitati i rappresentanti delle categorie di settore, gli amministratori e gli organizzatori delle tante fiere e sagre.
Articoli correlati:
Nella Leonessa d'Italia scoppia la battaglia della salamina
Feste popolari e di piazza I ristoratori bresciani dicono "no"