Se un'accurata indagine svolta dalla Provincia di Arezzo può essere utilizzata come campione del territorio nazionale (ma il condizionale è solo uno scrupolo professionale …), in Italia almeno due sagre su tre sono fasulle, tarocche e comunque da abolire. Il dato, una vera e propria bomba, è stato presentato in occasione della tavola rotonda moderata dal gastronauta Davide Paolini (nella foto a sinistra) che ha aperto a Montecatini terme (Pt) 'Territori in festival”, la manifestazione che, giunta alla sua terza edizione, ha lo scopo di valorizzare le sagre 'buone” che promuovono territori, prodotti tipici e gastronomia abbinando cultura, tradizione ed economia. Un appuntamento che ha visto un confronto diretto fra i vari protagonisti di quella che quest'estate è stata definita un po' come 'la guerra della salamina” che, partita da Brescia su iniziativa dell'Arthob e del Consorzio Cuochi di Lombardia, ha coinvolto tutta Italia.
In Toscana si tengono in un anno un migliaio di sagre (durata media dai 4 giorni in su). Nel solo Aretino 37 dei 39 comuni della provincia ne organizzano almeno 170, ma solo una sessantina di queste si possono considerare autentiche, perché nelle altre 'false' sagre si propongono prodotti o piatti che non sono del territorio e non c'è alcuna attenzione alle questioni ambientali o di igiene. Si può quindi ben capire perché Davide Paolini (che delle sagre 'giuste” è uno dei maggiori esperti italiani) ha scelto la tribuna di Montecatini per lanciare la proposta di preparare un manifesto in cui fissare regole e modalità per uno svolgimento corretto di questi eventi. Il progetto, che mira ad superare l'attuale situazione che vede danni crescenti per la ristorazione (colpita da una concorrenza sleale) e seri pericoli per la salute dei consumatori (vista l'assenza di un minimo di controlli su ciò che viene portato in tavola o venduto …), ha trovato il convinto sostegno di Alberto Lupini, direttore di 'Italia a Tavola” e che da tempo chiede nuove regole per il settore, di Aldo Mario Cursano (nella foto a destra), vicepresidente vicario della Fipe-Confcommercio, e presidente della federazione toscana, deciso paladino e esempio della ristorazione seria (nella foto), di Michele Corti, docente universitario esperto di zootecnia di montagna e sostenitore delle sagre autentiche, e (sia pure con qualche distinguo) di Gugliemo Nardocci, addetto stampa dell'Unpli, l'associazione nazionale delle Pro Loco da cui dipendono le manifestazioni di almeno 6mila comuni. Di tutti i soggetti, in sostanza, che in questi mesi hanno dato vita al dibattito sulle sagre e che per la prima volta si sono confrontati pubblicamente a Montecatini.
Tradizioni e recupero di antiche produzioni che rischiavano di essere perse sono di fatto gli obiettivi su cui si sono trovati tutti d'accordo, anche se forse un po' meno convergenza c'è su cosa fare. Lupini, Cursano e Corti non hanno dubbi: non devono più trovare facilitazioni e addirittura sostegni economici tutte quelle iniziative che non valorizzano il territorio (dai produttori ai ristoratori) e che sono solo occasione di fare business (dai festival della Nutella a quelli delle patatine fritte, dalle sagre del pesce di mare in montagna alle feste dei motociclisti). Chi le vuole organizzare è libero di farlo, pagando però gli oneri per l'utilizzo degli spazi pubblici, sottoponendosi a tutti i controlli che valgono per gli esercenti e utilizzando personale preparato e non volontari. Per le sagre 'in regola”, invece, ponti d'oro e coinvolgimento di ristoratori, commercianti e produttori del territorio nella loro organizzazione. Diverso il parere di Nardocci che, pur concordando con gli altri che il settore va regolamentato, ha ricordato il valore economico di iniziative che attirano gente, insistendo sull'aspetto della socializzazione e sulla convenienza in termini di tariffe dei menu presentati nelle sagre rispetto a quelli della ristorazione. Tesi contestata però dal direttore di Italia a Tavola che ha insistito sulla mancanza di requisiti minimi da un punto di vista igienico sanitario nella maggior parte delle sagre tarocche e dal vicepresidente della Fipe che ha parlato di concorrenza sleale di chi propone dei prezzi falsati dalla mancanza degli oneri che gravano sulla ristorazione che garantisce però ciò che offre.
Per fortuna ci sono tante sagre serie e di valore, spesso organizzate da volontari, e che proprio a Montecatini hanno l'occasione di una vetrina nei diversi hotel che le ospitano. Il tutto unitamente a proposte culturali ed economiche mirano a valorizzare l'autenticità e a salvaguardare quei prodotti che sono rappresentanti genuini del luogo. Pensiamo al Gongorzola, al tartufo di Acqualagna, allo zafferano di Navelli, in provincia de L'Aquila, alla Panissa di Vercelli, e così via.
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