Anche nella Marche si accende la speranza per una risoluzione del problema delle sagre e feste di piazza, che soprattutto nella stagione estiva prendono d'assalto paesi e piccoli borghi, mettendo in difficoltà il mondo della ristorazione. E proprio Claudio Conti, un ristoratore di Ostra, in provincia di Ancona, ha scritto alla nostra redazione complimentandosi con noi per aver posto l'attenzione su tale questione. Pubblichiamo qui di seguito il suo contributo con la risposta di Alberto Lupini.
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Era ora che tale problema fosse portato alla conoscenza e all'attenzione di tutti. Racconto in breve la mia realtà. Sono un piccolo ristoratore con una country house nelle colline marchigiane in provincia di Ancona. Tre anni fa ho ristrutturato un casale dotandolo di tutti i moderni comfort, in un'oasi di tranquillità, immersa nel verde della campagna. Ampio parco, parcheggio, piscina,ecc. Un ingente investimento finanziario. Tutt'intorno a me c'è una fioritura di sagre e feste dai titoli più disparati e originali (ma come li trovano!) e il tutto, come dice nel suo articolo con l'unico scopo di fare cassa e non certo per promuovere il territorio.
E così da maggio a fine settembre (ma si inventano feste pure nel periodo invernale!) devo combattere con queste manifestazioni che tra l'altro godono dei favori e della benevolenza di amministrazioni locali (mettono cartelli indicatori dappertutto senza il minimo rispetto: per mettere una mia freccia turistica indicatrice ho dovuto fare a lotta con l'amministrazione provinciale, il comune, i vigili per oltre quattro mesi), utilizzano spazi pubblici senza pagare alcuna tassa di occupazione (perché loro sì e io no?) non rispettano le minime condizioni igieniche, producono cibarie di dubbia qualità e, non poche volte, hanno pure il contributo di amministrazioni locali.
E ovviamente con questo proliferare di eventi il fatturato del mio locale langue (ma le scadenze fiscali pressano tutti i mesi). è necessario ed urgente mettere un freno a tale situazione. Privilegiare le vere sagre o feste di tradizione, assicurare qualità e igiene, far pagare tutte quelle tasse che qualsiasi altro esercente paga (dall'occupazione del suolo pubblico, alla pubblicità, alla Siae, ecc.) e ottenere così il rispetto di chi lavora e investe. Grazie per aver sollevato a livello nazionale tale questione. è da tempo che nel mio piccolo cerco di fare altrettanto, ma sembravo una voce fuori dal coro. Ora mi sento più tutelato e compreso.
Grazie di cuore a vada avanti in questa battaglia.
Claudio Conti
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Caro Claudio,
Anche il suo è un caso da manuale di come i ristoratori sono stati abbandonati a se stessi dai politici e dai loro rappresentanti sindacali. I primi perché nelle feste e nelle sagre pensano di trovare consenso, i secondi perché magari trovano più facile tutelare ambulanti e commercianti (e bar) che non ristoranti o pizzerie. Ora le cose stanno però cambiando e senza bandiere di parte o rappresentanti pluristellati i ristoratori cominciano ad alzare la testa e grazie ad "Italia a Tavola" (permettetemi un po' di valorizzazione anche del nostro lavoro) hanno trovato lo spazio in cui confrontarsi liberamente. Stia tranquillo che continueremo la battaglia, lieti che anche la Fipe abbia rotto gli indugi schierandosi sulle nostre posizioni.
a.l.
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