A farne le spese non sono soltanto gli imprenditori dell'ospitalità e della buona tavola, ma anche la vasta platea dei consumatori: la bussola delle recensioni fuori controllo ferisce a morte il settore alberghiero e quello della ristorazione e porta fuori rotta la clientela. L'anonimato e l'assoluta libertà di espressione (turpiloquio non escluso) hanno innescato una pericolosa spirale che sta facendo perdere attendibilità e utilità ad uno strumento di civile e democratica valutazione. Concorrenza sleale, vendette e ritorsioni, 'protezione” multimediale ai corresponsori di un moderno pizzo ed estorsioni non andate a buon fine si mescolano ai corretti stati d'animo di chi ritiene doveroso celebrare una struttura meritevole o tirare le orecchie a chi invece ha deluso o 'peccato”.
L'inossidabile diritto di critica, però, non esclude le responsabilità penali e civili che si profilano quando certi limiti vengono superati. Chiunque, disposto a farsi identificare, può e deve scrivere quel che ritiene maggiormente aderente alla situazione ricettiva o gastronomica incontrata nella propria esperienza. Nessuno, per altro verso, può vomitare il calamaio virtuale per osannare o fustigare indebitamente chicchessia. La crescente diffusione dei portali web per chi cerca alberghi e ristoranti via Internet ha avuto un forte impatto sul settore, modificando le abitudini, variando le strategie di marketing, facendo scoprire pro e contro delle opportunità di recensione a disposizione di chiunque voglia formulare un giudizio veritiero e non.
Uno strumento inizialmente utile per chi orienta le proprie vacanze grazie alle informazioni online adesso si prospetta come motivo di seria e legittima preoccupazione per gli operatori e di progressiva diffidenza da parte della clientela. L'evoluzione imprevedibilmente tanto negativa ha innescato un fenomeno intollerabile che ruota attorno a giudizi e voti espressi online sui siti di settore: fornitori che minacciano pioggia di commenti sfavorevoli a chi pensa di comprare altrove i loro prodotti, clienti che promettono vendetta in caso di mancato sconto o non pattuiti extra gratuiti, dipendenti che fanno capire il rischio di... anonime espressioni sconvenienti e così via.
Il tutto senza considerare che nulla può rimanere impunito. E dimenticando, poi, che secondo la Suprema Corte di Cassazione il foro competente per il reato di diffamazione online è il Tribunale della città in cui risiede la persona offesa. Mentre c'è chi, giustamente, affila le carte da bollo e pianifica le più idonee mosse cui dar corso nelle aule giudiziarie, altri si rendono conto che - superata la dolorosa fase acuta - è giunto il momento per mettere a fuoco la questione, prevenire situazioni imbarazzanti o risolvere fastidiose questioni già in essere, definire una strategia di presenza in Rete corrispondente al più competitivo profilo aziendale, tramutare un possibile problema in chance vincente.
Il contesto è collodiano e non mancano né il Gatto nè la Volpe, pronti ad offrire opportunità per porre rimedio all'emergenza e riconquistare una pagella proporzionale al più ambizioso livello di autostima. E così appaiono diplomi e attestati da esporre, programmi di iniziative da avviare, progetti di ottimizzazione, tutte cose indiscutibili se non giungessero dallo stesso soggetto che indossa la casacca dell'arbitro e al contempo siede sulla panchina dell'allenatore.
Le contestazioni di chi lamenta il regime delle recensioni false e non spontanee sono sostanzialmente ragionevoli. Se a definire un veicolo ci sono mille parametri (cilindrata, velocità, consumo...) rigorosamente definiti, ci si domanda come con cinque pallini a disposizione si possa giudicare qualsivoglia realtà in un 'democratico” unico calderone in cui è impossibile mescolare valutandi tanto eterogenei. Le classifiche hanno sempre qualche difetto, ma se il posizionamento in graduatoria è motivato da fondati elementi di giudizio le cose cambiano in modo sostanziale. Lo sforzo di chi si impegna per la qualità del proprio lavoro e per la soddisfazione del cliente è rapidamente vanificato: quattro righe di commenti negativi - magari di mera fantasia - incrinano la reputazione guadagnata con anni di sacrificio, serietà professionale, investimenti...
Ad appesantire il già poco confortante quadro la constatazione di una libertà one-way, a senso unico. I commenti sono liberi, le repliche dell'interessato no: l'oste non può mettere in dubbio o smentire quel che il sedicente avventore lamenta, nemmeno quando la dichiarazione non critica ma gratuitamente offensiva non trovi né possa trovare riscontro alcuno. E per quanto concerne le previste richieste di rimozione di contenuti falsi, assurdi ed arbitrari, meglio soprassedere...
La possibilità di non firmare, di indicare un nome di fantasia o (ancor peggio) di presentarsi con identità di altro inconsapevole soggetto consente di sfogare i più bassi istinti: chi ospita commenti sa perfettamente di rispondere di contenuti suscettibili di motivato reclamo da parte di chi ritiene lesi i propri diritti e infangate immagine e credibilità.
Chi ancora crede di poter andare esente da qualsivoglia potenziale coinvolgimento in cause penali e civili sbaglia e forse è mal consigliato. Anche se il sito autodefinitosi in più circostanze 'immune” non è testata giornalistica, varrà la pena scorrere i titoli della cronaca recente e riflettere sulle conseguenze del mancato controllo di quanto pubblicato. L'Affaire Sallusti può essere stimolo a riflettere. Che succede se dieci, cento, mille ristoratori scelgono di definire davanti ad un giudice la presunta diffamazione nei loro confronti? Come verrà stimato il risarcimento del danno derivato da caustiche recensioni magari riferite a periodi di chiusura stagionale o a pietanze mai servite o addirittura non previste?
Non resta che attendere.
* Generale della Guardia di finanza in congedo, per oltre 10 anni comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, ora consigliere strategico del presidente di Telecom Italia. Tre lauree, più di 50 libri pubblicati, da più di vent'anni iscritto all'Ordine dei giornalisti, docente di Sicurezza delle reti alla Facoltà di Ingegneria dell'Università di Genova, firma de Il Sole 24 Ore, Oggi e Corriere della sera-Sette
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