Mentre mota la questione di TripAdvisor che sta dividendo i sindacati e per la quale riceviamo ogni giorno testimonianze di ristoratori danneggiati, ecco il parere legale dell'avvocato Sabina Bulgarelli (nella foto) di Carpi (Mo) che illustra i reati connessi alla recensioni diffamatorie e le procedure per avviare una denuncia penale e un'azione civile.
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Sempre più spesso mi vengono richiesti pareri legali sia da parte di albergatori e ristoratori, sia da parte di riviste come il settimanale 'Oggi”, sulla questione riguardante recensioni diffamatorie pubblicate su siti web come TripAdvisor.com, Expedia.it ecc.
1) Innanzitutto, nel caso in cui sia evidente il carattere diffamatorio dei contenuti, tesi a screditare l'immagine della struttura e della persona del titolare, attraverso la pubblicazione degli stessi su un sito web visitato da un numero indeterminato di utenti, tale condotta costituisce un reato punito dall'art. 595 c.p.: "Chiunque comunicando con più persone offende l'altrui reputazione è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a € 1.032,00"; affinché si possa invocare la diffamazione, occorre che i fatti non corrispondano a verità, e da quanto da Lei descritto, non sono veritieri;
2) a ciò si aggiunga che quando i commenti attribuiscono fatti ben determinati e circostanziati e interviene un'aggravante del reato: "Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino ad € 2.65,00. Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni…".
3) è pertanto possibile presentare una denuncia penale contro l'autore del commento e non contro il titolare del sito web ospitante. Per esperienza, tale strumento si è rivelato inefficace, in quanto la difficoltà sta nel fatto che molto spesso, i commenti vengono postati da utenti anonimi, ai quali non è stato chiesto neppure di registrarsi; le indagini penali dovrebbero quindi risalire all'indirizzo IP da cui è partito il commento. Purtroppo, in molti casi le indagini portano all'archiviazione. Inoltre, i procedimenti penali hanno tempi lunghissimi e nelle more del processo i contenuti diffamatori rimarrebbero pubblicati e quindi visibili a tutti.
4) Sembra preferibile un'azione civile, tramite una formale diffida stragiudiziale e nel caso non sortisca alcun effetto, un procedimento d'urgenza.
Da questo punto di vista, il titolare del sito web è responsabile dei contenuti diffamatori pubblicati sul suo sito. Il fatto che nelle "condizioni d'uso" siti web come TripAdvisor declinino sostanzialmente ogni responsabilità per i commenti di terzi, non rileva in alcun modo. Del resto, molti commenti sono postati da utenti anonimi e non è possibile un'azione civile nei confronti di ignoti.
Questi siti web peraltro, svolgono un'attività commerciale i cui utili sono incrementati proprio dal numero elevato di commenti.
Il pericolo che corrono è, altresì, la condanna da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato al pagamento di una sanzione amministrativa ai sensi del D.lgs. 146/2007 art. 20, 21 e 27, per pratiche commerciali scorrette.
5) Recentemente, il Tribunale di Parigi ha condannato i siti TripAdvisor, Expedia e Hotels.com al pagamento di una multa di € 430.000,00 appunto per pratiche commerciali scorrette.
Da ultimo, occorre precisare che talvolta, dietro utenti che si fingono clienti insoddisfatti di una struttura turistica, si celano aziende concorrenti che scrivono recensioni diffamatorie per sviare la clientela. Il sito web che ospita e pubblica contenuti illeciti deve provvedere alla cancellazione degli stessi.
Avvocato Sabina Bulgarelli
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