I sostenitori alla battaglia portata avanti anche da Italia a Tavola contro TripAdvisor si stanno moltiplicando a vista d'occhio. Sempre di più sono le voci dei ristoratori che chiedono controlli più severi contro le false recensioni e i ricatti e chiedono una class action da portare negli Usa. In prima linea Firenze.
Aldo Cursano (nella foto), presidente regionale e vicario nazionale Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), lancia, infatti, dalla Toscana la controffensiva dei ristoratori verso le opinioni non autentiche su alcuni siti di viaggi, e quindi verso il mercato delle recensioni on line. «Stiamo raccogliendo le testimonianze di ristoratori ed esercenti in genere cui è stata proposto l'acquisto di recensioni positive, per far crescere in senso positivo la reputazione in rete. Stiamo verificando le modalità con cui diventa oggi possibile rovinare la reputazione di una attività che non lo merita affatto, e far slittare invece al top delle classifiche on line locali del tutto insignificanti. Attraverso i nostri canali e la pagine su Facebook appena creata stiamo approntando un dossier per informare le imprese che rappresentiamo ma anche gli utenti della rete delle insidie di un uso distorto della recensione anonima, in particolare del mercato della recensione».
Dopo le segnalazioni giunte a Italia a Tavola, il problema delle false opinioni in rete è stato sollevato anche da alcuni ristoratori toscani e Fipe Toscana, dopo aver valutato la portata del danno di immagine nei confronti dei ristoratori, ma anche e soprattutto la effettiva esistenza di una compravendita delle recensioni, ha deciso di intervenire.
Giuliano Pacini, patron della storica Buca di S. Antonio di Lucca, e presidente dell'Ente Bilaterale del Turismo Toscana, confessa di essersi sentito offeso dalla maleducazione priva di motivazioni di alcuni commenti postati su Tripadvisor. «Si rimane amareggiati e ci si chiede: ma se queste persone non fossero protette dall'anonimato, avrebbero il coraggio di scrivere simili stupidaggini?» L'aspetto che più preoccupa Pacini è però un altro: «Anni fa i fornitori tentavano di vendere ai ristoratori segnalazioni sulle guide. Molti di noi hanno fatto muro, cercando di tagliar fuori questa gente. Adesso dobbiamo scongiurare un clima di ricatto che può essere scatenato dalla minaccia di recensioni negative, o dalla offerta di recensioni positive ma fasulle. Molti colleghi mi segnalano che certi clienti chiedono sconti con la minaccia di recensioni negative, o di fornitori che cercano di taglieggiare con segnalazioni su Internet come merce di scambio».
Aldo Cursano denuncia una situazione che sta degenerando, pur sottolineando che gli strumenti delle recensioni on line non devono esser viste di per sé come negative. «Gli amici associati - riferisce Cursano - e non solo in Italia, ci parlano di una grossa delusione rispetto all'uso distorto che società senza scrupoli stanno facendo degli strumenti del cosiddetto web2.0. La democratizzazione delle recensioni sulla rete inizialmente era stato motivo di entusiasmo per molti colleghi. Anche un piccolo ristorante senza celebrieties ai fornelli ha infatti l'opportunità di ricevere il plauso degli utenti su blog, social network, siti di ristorazione e turismo, e venire per esempio lodato per l'ottimo rapporto qualità-prezzo, o per la squisitezza dei piatti nonostante un ambiente estremamente spartano, o ancora trovare critiche utili ad alcuni aspetti del servizio. Il web è utile anche a noi esercenti per conoscere cosa pensa la gente di un ristorante, di un bar, di un hotel. Il problema attuale è che la crescente importanza economica della reputazione on line arriva addirittura a far emergere un mercato dei commenti positivi sul quale si smerciano pacchetti di 100 recensioni con la promessa di fare massa critica e innalzare la reputazione di un locale senza che l'utenza effettiva sia stata minimamente consultata. Ancor peggiore è il caso della diffamazione organizzata. I grandi ristoranti, l'eccellenza della ricettività, temono poco da queste ritorsioni. Ma pensiamo al piccolissimo imprenditore che si trova di fronte a ricatti di tal fatta. Il fenomeno è nazionale, internazionale, e ne leggiamo sui giornali in questi giorni. In Toscana vogliamo ribellarci a questo stato di cose».
Lo testimonia Amerigo Capria, patron del ristorante Baccarossa a Firenze. A soli 33 anni vanta esperienze da Cracco e Pinchiorri e due propri ristoranti in Toscana, ed è stato tra i primi che ha voluto esporsi sul tema. «Non ci fanno male le recensioni negative, anche se a volte sono davvero ridicole. Ci danneggia soprattutto il mercato delle recensioni, inserite da ragazzini che lavorano per le società di reputation on line per pochi soldi a post. Un mercato che rischia di diventare una nuova specie di estorsione ai danni dell'imprenditore. Mettiamo alla porta questa gente, non accettiamo i ricatti».
Fipe Toscana inizia da oggi a raccogliere testimonianze sulla pagina www.facebook.com/FipeToscana Ma le segnalazioni ricevute sono già molte. «Non escludiamo che già a fine mese saremo in grado di presentare i dati della nostra indagine in una conferenza stampa. Per un confronto su questi temi verranno contattati anche i responsabili italiani di Tripadvisor, Zoover, Trivago e simili, perché in fondo conviene a tutti che i contenuti del web restino trasparenti, aperti e attendibili» conclude Cursano.
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