Il politico che stronca il ristorante dell'avversario in consiglio comunale, il fornitore di vini che ricatta con le recensioni, il parente che incensa il locale. Le 'figure” che si aggirano su e intorno a TripAdvisor sono le più disparate. Ma per la maggior parte tutte in comune hanno l'assenza di nome e cognome. Passi che sulla rete tutto funzioni attraverso i nickname, ma la cosa ancor più inacettabile è la mancanza di una ricevuta fiscale che attesti che il cliente ha effettivamente mangiato nel locale che denigra o loda.
Dopo il problema sollevato anche da Italia a Tavola, la scesa in campo contro il colosso americano di cuochi del calibro di Massimo Bottura, e dopo che il presidente regionale Toscana e vicario nazionale Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), Aldo Cursano, ha lanciato la controffensiva dei ristoratori raccogliendone le testimonianze, anche Alfredo Zini (nella foto), il vicepresidente Fipe, e proprietario del ristorante Al Tronco a Milano, ha sottolineato l'importanza di mettere l'accento sulla credibilità dei siti e l'esigenza di trasparenza intorno alle recensioni online. Riportando in auge la questione, ancora irrisolta, dei critici anonimi e dei criteri di giudizio anche delle Guide enogastronomiche, più volte sollevata anche dalla nostra tesata.
«Le recensioni anonime – spiega Zini a Italia a Tavola – denigrano il locale senza che il ristoratore possa sapere chi è stato e se effettivamente la persona abbia mangiato nel suo locale. Non importa se la recensione sia buona o cattiva, perché il gusto è soggettivo, ma ciò che bisogna chiedere è la dimostrazione che si è mangiato in quel ristorante, mostrando il conto e la ricevuta fiscale. Spesso, ad esempio, succede che chi recensisce scriva che si è speso tanto, senza però specificare cosa si è effettivamente mangiato. Occorre trasparenza, certificazione e occorre dare ai ristoratori una possibilità di difendersi contro TripAdvisor. Un po' lo stesso problema che si è sempre incontrato con le Guide. Perché a figure come quella di Edoardo Raspelli che 30 anni fa nella sua rubrica di critica enogastronomica ci metteva faccia, firma e ricevuta fiscali, o Enzo Vizzari, direttore delle guide de L'Espresso, i critici gastronomici sono ancora restii a mettere il proprio nome. Ora, come sta facendo la Fipe, occorre raccogliere tutte le testimonianze di ricatti, raggiri e vedere come si deve procedere contro TripAdvisor e siti simili a tutela di imprenditori e consumatori».
Articoli correlati:
Monta il caso TripAdvisor In campo anche Massimo Bottura
Class action contro TripAdvisor Ristoratori: No ai ricatti in rete
False recensioni e ricatti I ristoratori contro TripAdvisor
Davide contro Golia TripAdvisor non è invincibile
Crolla il mito di TripAdvisor Rimossi commenti diffamatori
Falsa recensione per il Vecchio Sarca Ancora fango da TripAdvisor
Anche Londra contro Tripadvisor E ora intervenga l'Italia
Critiche sul web, finalmente c'è chi dice basta all'anonimato
Italia a Tavola e Oraviaggiando.it Trasparenza nelle recensioni web
è tempo di crisi, ma salviamoci almeno dalle false critiche sul web
Recensioni tarocche sul web Fango sui ristoratori onesti
Le false recensioni danneggiano l'Horeca Sul web servono nomi e cognomi
Parigi multa tre siti web per prenotazioni sleali di alberghi
Guide, disgelo dei ristoratori? Vizzari faccia a faccia coi cuochi