Da tempo i ristoratori italiani si sentono scarsamente rappresentati o tutelati dai sindacati. Con alcune positive eccezioni provinciali o regionali, sembra essere mancata negli anni recenti una strategia per dare più forza ad un comparto che pure è centrale per il turismo e la filiera agroalimentare. La ristorazione ha incassato via via colpi su colpi, dalle
licenze uniche (che hanno offerto garanzie di sviluppo ai soli bar o alle discoteche) all'abortito
Codice del turismo dell'ex ministro Michela Vittoria Brambilla. In alcuni casi i sindacati sono diventati strutture burocratiche che svolgono servizi più cari di quelli offerti dai professionisti (dalla tenuta della contabilità alle paghe) e dove qualche lobby organizzata è riuscita ad orientare le iniziative a suo favore (pensiamo solo alle polemiche sul 'peso” dei locali notturni a Milano rispetto al resto dei pubblici esercizi). Il tutto con l'aggravante di un sistema normativo che colloca i ristoranti nell'area del commercio, anche se gli alimenti li trasformano più che venderli...
L'assenza di personaggi di carisma o di indubbia rappresentatività a livello nazionale ha aggravato il distacco. Prova ne è il calo, in alcuni casi davvero preoccupante, delle iscrizioni. A Milano, per restare sulla piazza italiana più importante, l'Epam (la Federazione locale di Fipe-Confcommercio) in una decina d'anni pare abbia perso per strada più di tre quarti degli associati in città...
Eppure la rappresentanza sindacale è un elemento fondamentale per dare prospettive al comparto. I valori della ristorazione e il suo futuro non possono non essere condivisi dai diversi operatori attraverso iniziative comuni dove la tutela si abbina alla progettualità, il servizio all'innovazione. E a maggior ragione se a svolgere questo ruolo c'è un soggetto forte e capace di rappresentare tutti, badando alle esigenze delle imprese e non agli schieramenti politici.
La frammentazione fra le sigle (e all'interno degli stessi sindacati) peggiora una situazione con lacerazioni assolutamente inconcepibili che in questi giorni sono emerse su una vicenda apparentemente marginale. Pensiamo al caso di TripAdvisor: alla coraggiosa iniziativa dei dirigenti della
Fipe-Confcommercio Toscana di contrastare le illegalità del portale si è contrapposta la 'promozione” del sito (emblema della maldicenza sotto copertura dell'anonimato) da parte di
Confesercenti Firenze. Un contrasto quasi incomprensibile se si pensa che proprio in Toscana fra le sue sigle sindacali pareva esserci convergenza su alcune azioni di tutela del settore, come la lotta alle sagre tarocche. Ma tant'è. In una situazione, come detto, di rappresentatività sempre più debole del sindacato, pare che proprio il tema del web stia aprendo conflitto e confusione. Che dire infatti della 'marchetta” pro TripAdvisor che Mixer (mensile della Fiera di Milano, nonché da anni organo ufficiale della Fipe) ha pubblicato sul numero di settembre? Una scelta che sconcerta se si pensa che ad agosto (prima che la rivista fosse chiusa...) la Fipe Toscana col supporto di quella nazionale stava organizzando la sua iniziativa legale contro TripAdvisor. E nell'articolo inneggiante ai benefici del portale si citano in positivo (è un caso?) le recensioni di Firenze. Giusto ciò che la Confcommercio Toscana ritiene un vero insulto al buon senso. Lungi da noi fare della dietrologia, ci si permetta di esprimere il dubbio che qualcuno abbia voluto contrastare nei fatti un'iniziativa capace di fare uscire il sindacato dal vicolo cieco in cui si era cacciata. Se poi si pensa che a gestire in prima persona il rapporto Fipe-Mixer è un consigliere della Fondazione Fiera di Milano che 'pesa” non poco negli equilibri della Fipe milanese (e non solo), a qualcuno potrebbe venire il dubbio che non si tratti di pura casualità...
E dopo questi episodi è davvero tempo che i sindacati si diano una mossa.
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.netArticoli correlati:
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