La Pontificia Accademia delle Scienze apre, forse uno spiraglio, agli organismi geneticamente modificati (Ogm). Non ci sarebbero pericoli intrinseci in queste tecniche, si legge nello studio sulle Piante transgeniche per la sicurezza alimentare, frutto della settimana di studi promossa nel maggio 2010 dalla stessa Accademia e, in via di pubblicazione, sulla rivista scientifica 'New Biotechnology”.
«Non vi è nulla di intrinseco - si legge nel documento - nell'impiego dell'ingegneria genetica per il miglioramento delle colture, che renderebbe pericolose le piante stesse o i prodotti alimentari da esse derivati».
Alla stesura del documento, ha partecipato il fisico Nicola Cabibbo, scomparso nell'estate 2010 e che all'epoca del convegno (maggio 2009) era presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. I firmatari sono complessivamente 40, dei quali 7 sono membri dell'Accademia e 33 esterni. Fra questi gli italiani sono due: il biologo molecolare Piero Morandini dell'Università di Milano e la genetista Chiara Tonelli, sempre dell'Università di Milano.
Sono nove le considerazioni con le quali la Pontificia Accademia delle Scienze motiverebbe una possibile opinione favorevole agli Ogm. «Oltre 1 miliardo di persone, dei 6,8 miliardi che compongono la popolazione mondiale, sono attualmente denutriti, una condizione - rileva il documento - che richiede lo sviluppo urgente di nuovi sistemi e tecnologie agricoli». Una situazione, prosegue lo studio, che «rende ancora più urgente questo problema» considerando che «l'aumento di 2-2,5 miliardi di persone previsto per il 2050, che porterebbe la popolazione mondiale a 9 miliardi di persone» e che «le conseguenze previste dei cambiamenti climatici e l'annessa riduzione della disponibilità d'acqua per l'agricoltura avranno anch'esse ripercussioni sulla nostra capacità di alimentare l'accresciuta popolazione mondiale».
Il documento rileva inoltre che «le pratiche agricole attuali non sono sostenibili, come è dimostrato dall'enorme perdita di terreno agricolo superficiale e dall'applicazione di quantità inaccettabili di pesticidi in quasi tutto il mondo».
Alla luce di questa situazione gli esperti rilevano che «l'applicazione appropriata dell'ingegneria genetica e di altre moderne tecniche molecolari in agricoltura contribuisce ad affrontare alcune di queste sfide» e afferma che «non vi è nulla di intrinseco, nell'impiego dell'ingegneria genetica per il miglioramento delle colture, che renderebbe pericolose le piante stesse o i prodotti alimentari da esse derivati».
Si rileva poi che «la comunità scientifica dovrebbe essere responsabile della ricerca e dello sviluppo che possono portare a progressi nella produttività agricola e dovrebbe inoltre vigilare affinché i benefici ad essi associati vadano a vantaggio sia dei poveri che degli abitanti dei Paesi sviluppati che attualmente godono di un tenore di vita relativamente alto».
Infine, negli ultimi due punti, gli esperti rilevano che «occorre un impegno particolare per consentire ai contadini poveri dei Paesi in via di sviluppo di accedere a varietà migliorate di colture geneticamente modificate che siano adatte alle condizioni locali» e che «la ricerca sullo sviluppo di tali colture migliorate dovrebbe prestare particolare attenzione alle esigenze e alle varietà di colture locali e alla capacità di ciascun Paese di adattare tradizioni, patrimonio sociale e pratiche amministrative per favorire l'introduzione di piante alimentari geneticamente modificati».
Soddisfatto della presa di posizione del Vaticano il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan (nella foto): «Quando Galileo vive in Vaticano. è questo che mi sento di dire leggendo le notizie sui lavori dell'Accademia Pontificia delle Scienze. Aspetto di poter leggere il documento dell'Accademia nel quale ci sono pensieri secondo i quali gli Ogm rappresenterebbero 'un bene comune”, pertanto risorsa capace di generare 'solidarietà verso le presenti e future generazioni”».
Più cauto il Consigliere ecclesiastico della Coldiretti, Renato Gaglianone: «La pubblicazione su una rivista scientifica di uno studio sulle piante transgeniche, seppur autorevolmente supportato dalla Pontificia Accademia delle Scienze, non si può certo considerare un via libera agli Ogm da parte del Vaticano come è stato chiarito in occasione di un analogo pronunciamento di un Ecclesiastico della stessa Accademia sulle colonne dell'Osservatore Romano lo scorso 3 marzo in un articolo in cui si legge che "tra le diverse prese di posizione alcuni media hanno creduto di leggere anche un ipotetico pronunciamento favorevole da parte del Vaticano. Che non c'e' stato" precisando che ''si è parlato di un esplicito 'sì” all'uso di organismi geneticamente modificati in agricoltura, confondendo ancora una volta commenti e punti di vista di singoli ecclesiastici con dichiarazioni 'ufficiali' attribuibili alla Santa Sede o alla Chiesa'».
Gaglianone richiama a maggiore prudenza e rispetto sulle posizioni espresse dal Vaticano per evitare il rischio di strumentalizzazioni sempre in agguato su temi cosi sensibili, considerando che la Chiesa nei suoi pronunciamenti 'magisteriali” ha uno sguardo d'assieme che va oltre la mera sfera economica coinvolgendo aspetti della religione, della cultura e la salvaguardia della biodiversità.
Continua l'Osservatore Romano, che cita a tale proposito l'enciclica 'Caritas in veritate”, nella missione della Chiesa rientra «la severa denuncia dello scandalo della fame nel mondo», che oggi «non dipende tanto da scarsità materiale, quanto piuttosto da scarsità di risorse sociali, la più importante delle quali è di natura istituzionale». «E non è un caso - conclude il giornale - che proprio nel 2009, anno in cui nei Paesi in via di sviluppo le coltivazioni Ogm sono cresciute del 13 per cento (contro una media mondiale del 7) raggiungendo quasi la metà dell'intera superficie del pianeta coltivata con piante transgeniche, gli affamati nel mondo abbiano superato per la prima volta quota un miliardo».
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