L'Unione europea revisionerà in profondità il suo sistema di approvazione per le coltivazioni geneticamente modificate. è pronta la strategia promessa dal presidente della Commissione europea José Manuel Barroso per lasciare liberi i singoli governi europei di scegliere se coltivare o meno sul loro territorio gli Ogm, e rispettare al meglio le richieste dei cittadini europei. Una soluzione salomonica quella di Bruxelles sul futuro che potrebbe mettere d'accordo, da una parte gli ambientalisti che considerano gli Ogm cibo Frankenstein e, dall'altra, l'industria biotecnologica che vede negli Ogm nuove opportunità di sviluppo. Un passo importante per uscire da un impasse che dura da oltre un decennio.
Sulla base del progetto su cui la Commissione europea si sta confrontando, Bruxelles fa leva su due elementi chiave pur mantenendo fermo il sistema attuale di autorizzazione degli Ogm, basato sulla valutazione scientifica dell'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa). Il primo elemento, è un intervento di deregulation che modifica la normativa Ue in vigore del 2001: di fatto, si lascia la libertà per gli Stati membri «di proibire, restringere o impedire» la coltivazione di Ogm sul proprio territorio. Insomma, Ogm "a la carte", dove lo Stato membro, al termine della procedura di autorizzazione, informa la Commissione europea se intende applicarlo, oppure vietarlo su tutto il territorio nazionali o solo in parte. E questo senza ricorrere a giustificazione legate all'ambiente o alla salute.
Sul secondo fronte, per gli Stati membri che vogliono produrre Ogm, Bruxelles ritiene necessaria una revisione delle attuali raccomandazioni in materia di coesistenza tra produzioni Ogm e quelle convenzionali o biologiche. Si punta a divulgare le migliori pratiche per capire a quali condizioni, la coesistenza tra produzioni Ogm e Ogm free è realizzabile. Nulla è per il momento deciso, ma alla Commissione europea insorgono contro le organizzazione ambientaliste che vedono nel nuovo approccio un modo per accelerare le produzioni di Ogm a fianco delle produzioni Ogm free.
«Vogliamo rispondere alle domande sempre più pressanti di una parte degli Stati membri che chiedono più autonomia - spiegano fonti comunitarie concordi - ma anche uscire dall'impasse in cui si dibatte da anni il processo di decisione europea. Fino ad oggi infatti, il Consiglio dei ministri Ue non è mai riuscito a pronunciarsi in favore o contro una richiesta di autorizzazione per un nuovo Ogm, lasciando quindi l'ultima parola alla Commissione europea».
«A Bruxelles c'è voglia di far decollare la nuova normativa al più presto: a fine mese il progetto di proposte potrebbe essere discusso dal Comitato europeo di regolamentazione degli Ogm, per poi essere approvato dalla Commissione europea, tra la prima e la seconda settimana di luglio. Il tempo stringe, al momento sei richieste di Ogm sono in attesa del via libera definitivo - spiegano ancora le fonti - poi si spera che saranno gli Stati membri, in base alla nuova normativa, a raggiungere una posizione comune sui vari dossier. A ognuno, "le proprie responsabilità».
A Bruxelles i politici hanno approvato per i prossimi 12 anni soltanto due tipi di coltivazioni, rispetto alle 150 diffuse nel mondo, rilevando una certa avversione degli europei nei confronti del cibo geneticamente modificato.
Secondo le proposte che dovrebbero essere approvate il prossimo 13 luglio, la Commissione amplierà duqnue la gamma dei prodotti coltivabili, lasciando però ai singoli governi europei la facoltà di decidere se vietarli o meno sul territorio nazionale.
Le coltivazioni Ogm a scopi commerciali coinvolgono 100mila ettari in Europa, per lo più in Spagna, rispetto ai 134 milioni di ettari nel mondo. Il piano consentirebbe quindi le coltivazioni nei Paesi favorevoli come la Spagna, i Paesi Bassi, la Repubblica Ceca, avallando l'impossibilità delle coltivazioni nei paesi contrari come l'Italia, l'Austria e l'Ungheria.
Ma diversi esperti hanno criticato le proposte, sostenendo che potrebbero implicare delle dispute all'interno del mercato europeo, esponendo l'Unione europea anche a possibili ricorsi da parte del World trade organisation (Wto), che sostiene le lamentele americane del 2006 secondo le quali la politica europea sugli Ogm non avrebbe un approccio scientifico.
Le nuove regole sono state redatte dal Commissario europeo alla Salute John Dalli che, approvando la coltivazione delle patate Ogm, causò lo scorso marzo dure contrapposizioni. I piani sono basati su una proposta congiunta dei Paesi Bassi e dell'Austria, che il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso l'anno scorso aveva promesso di attuare, come parte di un accordo per la sua rielezione.
Immediata la reazione soddisfatta l'assessore all'agricoltura del Veneto Franco Manzato (nella foto sotto): «Ecco una bella notizia potenziale: l'autonomia che l'Unione europea lascia ai singoli Stati in tema di Organismi geneticamente modificati, senza aggrapparsi a considerazioni ideologiche. Che è quanto abbiamo sempre detto, perché per l'agricoltura veneta il problema è anzitutto di salvaguardare il reddito aziendale e il valore aggiunto che deriva dalle nostre colture di qualità e tipiche rispetto a quelle mondializzate, dove conta solo il più basso costo del lavoro e dei mezzi tecnici”.
Secondo Manzato le strategie messe a fuoco dalla Commissione su questa materia, «che al di là delle controversie legittime e degli approfondimenti doverosi, per noi nella migliore delle ipotesi sarebbe una scelta inutile e, nella peggiore, negativa per la vera redditività delle nostre imprese, legate al territorio, impegnate sul fronte della varietà, tipicità, qualità e certificazione piuttosto che sulle produzioni di massa. E questo vale per tutti i settori, vegetali e zootecnici».
«Ora la palla passa in mano nostra - conclude Manzato - e per quanto ci riguarda, come Veneto, la nostra posizione è definita da tempo e modificarla sarebbe alla lunga un autogol che lascerebbe alla nostra agricoltura ben poco futuro sul mercato mondiale delle produzioni anonime e tutte eguali».
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