Dal ministero delle Politiche agricole è partita una lettera indirizzata alle regioni per controllare che nessuno degli agricoltori che avevano fatto richiesta di autorizzazione per seminare mais Ogm, non l'abbia davvero fatto. E che non lo faccia in futuro. Con tanto di lista, azienda per azienda.
Il capo dipartimento per le Politiche competitive del mondo rurale del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Nezzo, ha inviato una lettera su carta intestata del ministero alla Regione del Friuli, del Veneto, del Piemonte, dell'Emilia Romagna, della Lombardia e della Toscana. L'oggetto della lettera inviata lo scorso 5 maggio - secondo l'agenzia di stampa Il Velino - è il «controllo sul rispetto dell'autorizzazione alla coltivazione di piante geneticamente modificate di cui all'articolo 1 comma 5 del decreto legislativo 212/2001».
La lettera fa riferimento al decreto interministeriale di Luca Zaia del 19 marzo, atteso ancora dalla Commissione europea come prevede la direttiva 2001/18/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 marzo 2001. Direttiva che recita che il paese membro che decida di avvalersi della Clausola di salvaguardia - come si legge all'articolo 23 - sia tenuto a informare 'immediatamente” la Commissione e gli altri Stati membri. Tanto da far 'scomodare” nei giorni scorsi il commissario Ue alla Salute John Dalli che ha dichiarato pubblicamente la necessità di rispettare le procedure europee.
«Da notizie di stampa - prosegue la missiva di Nezzo, uomo di fiducia di Zaia - si è appreso che il segretario della cooperativa Futuragra ha dichiarato che, in località Vivaro, in provincia di Pordenone, è stata effettuata comunque una semina dimostrativa di mais geneticamente modificato. In relazione a ciò - prosegue ancora la lettera - si chiede a codeste regioni di esaminare l'opportunità di attivare un programma di controlli, ognuno per il territorio di propria competenza, volti alla verifica del rispetto, da parte delle aziende interessate alla messa in coltura di mais Ogm, delle prescrizioni contenute del decreto legislativo 212/2001 e in particolare dell'articolo 1 comma 5 relativo alle sanzioni per chi mette in coltura varietà geneticamente modificate senza l'autorizzazione di cui al comma 2».
Allo scopo di facilitare l'individuazione degli interessati - conclude il documento che porta la firma di Nezzo - è stata inviata anche l'elenco delle aziende, ripartito per regione, che hanno formulato richiesta di autorizzazione alla coltivazione di mais geneticamente modificato, contenente l'evento Mon810.
In merito alla questione dal ministero delle Politiche agricole fanno sapere che non si tratta di una caccia alle strefhe: «La lettera richiamata da alcuni organi di stampa, inviata - spiega una nota - dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali alle Regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana, costituisce un atto dovuto, emanato a tutela degli interessi degli agricoltori, che avrebbero potuto subire le sanzioni previste per chi mette in coltura varietà geneticamente modificate senza la prevista autorizzazione (art. 1 comma 5, del D.Lgs. 212/2001)».
In questi ultimi mesi, infatti, «sono state presentate al Ministero centinaia di richieste di coltivazione di mais Ogm, da parte di agricoltori localizzati nelle Regioni citate, da cui però non era possibile desumere le informazioni necessarie per esprimere qualsiasi tipo di giudizio nel merito, anche per quanto riguarda i tempi di semina. Per cui - conclude il Ministero - non è in corso nessuna caccia alle streghe tantomeno da parte del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali».
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