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Blitz no global in Friuli Distrutto il campo di mais Ogm

I manifestanti no global in tuta bianca hanno fatto irruzione nel campo di Vivaro (Pn). I dimostranti hanno calpestato scientificamente e distrutto le piante alte oltre un metro. Il campo è quello dove Giorgio Fidenato ha piantato di recente la semina di mais geneticamente modificato

 
09 agosto 2010 | 14:24

Blitz no global in Friuli Distrutto il campo di mais Ogm

I manifestanti no global in tuta bianca hanno fatto irruzione nel campo di Vivaro (Pn). I dimostranti hanno calpestato scientificamente e distrutto le piante alte oltre un metro. Il campo è quello dove Giorgio Fidenato ha piantato di recente la semina di mais geneticamente modificato

09 agosto 2010 | 14:24
 

VIVARO (PN) – Una settantina di no global in tuta bianca hanno distrutto la piantagione di mais trangenico in un campo di Vivaro, in provincia di Pordenone. L'hanno fatto calpestando le piante che erano ormai alte, e spiegando che la coltivazione era fuorilegge, poiché le norme italiane non la consentono.

L'associazione Futuragra, alla quale aderisce il proprietario dei terreni, sostiene invece che la piantagione è avvenuta sulla base dell'ordinamento europeo. La polizia sta provvedendo all'identificazione degli autori.

Sulla vicenda è immediatamente intervenuto il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan: «Apprendo ora dell'azione squadristica compiuta a danno di un campo di mais di proprietà del coltivatore Giorgio Fidenato. Mi attendo che le forze dell'ordine identifichino al più presto gli autori di un'azione che identifica coloro che l'hanno compiuta come violenti, squadristi della peggior specie, intolleranti da condannare in ogni senso. Confermo che le istituzioni preposte a seguire la vicenda degli Ogm in Friuli Venezia Giulia stanno proseguendo nell'attività di accertamento e a giorni saranno resi noti i risultati di verifiche e analisi. In ogni caso, ogni cittadino italiano, soprattutto in casi del genere, è tenuto a rispettare leggi e regole proprie di ogni civile convivenza».

Per il presedente del Veneto Luca Zaia, invece, un'azione che riporta la legalità: «Da quanto si apprende da fonti giornalistiche, nei campi del Friuli Venezia Giulia è stata ripristinata la legalità. Abnorme era la situazione di Vivaro, in cui vi era una coltivazione di mais Ogm assolutamente illegale. Non è possibile pensare di introdurre arbitrariamente organismi geneticamente modificati in Italia senza che questo non inneschi le proteste, sacrosante, di tutti coloro che hanno a cuore la nostra agricoltura e la biodiversità, che ne è cardine fondamentale. Ci sono delle regole che vanno rispettate, e bisogna far capire alle multinazionali che nel nostro Paese non si possono introdurre coltivazioni Frankenstein senza autorizzazione».

D'accordo con Galan, invece, Confagricoltura: «L'irruzione di pseudo no global che hanno devastato un campo di mais a Vivaro che presumevano Ogm è inaccettabile ed illegale. Bene ha fatto il ministro Galan a parlare di squadrismo. Ancora una volta su un tema come gli Ogm si usa la violenza. Alla violenza verbale si è unita ora quella fisica. Siamo paladini della legalità, che significa rispetto delle regole. I campi a mais Ogm non vanno coltivati finché non sarà disposto dalla legge. Ma non è ammissibile neanche entrare in una proprietà privata e danneggiarla. La forza brutale non può essere mai giustificata ed accettata; vanno condannate e punite con fermezza e rigore le intimidazioni da chiunque provengano. Lo ribadiamo ancora una volta sugli Ogm bisogna far parlare la ricerca, sulla base di serie valutazioni scientifiche e altrettanti seri passaggi politici, ispirati da un pensiero libero e liberale nell'approccio con il mercato».

Per il presidente della Coldiretti Sergio Marini: «Non c'è da scandalizzarsi se quando si semina vento poi si raccoglie tempesta anche se è chiaro che l'illegalità va condannata sempre anche quando come in questo caso,  viene attuata per porre fine ad altra illegalità. La Coldiretti  in questi mesi ha fatto tutto quello che per una forza sociale è possibile fare per denunciare all'opinione pubblica, all'autorità giudiziaria e alle istituzioni tutte il rischio grave di contaminazione ambientale da Ogm in Friuli Venezia Giulia. Ci siamo trovati di fronte alla  grave 'latitanza” delle autorità responsabili che stanno addirittura impiegando settimane per fare analisi possibili in poche ore, tanto da chiedersi se i laboratori scelti siano stati trovati chiusi per ferie. Chi ha 'tollerato” una manifesta illegalità, oggi non puo' certo ergersi a giudice e censore di un gesto  che danneggia soprattutto quanti sono impegnati nel richiedere il rispetto della legge italiana. Bisogna prendere atto che se ci fosse stata la stessa tempestività avuta nel condannare l'atto odierno, anche nel contrastare l'illegalità originaria, i fatti di oggi non si sarebbero potuti verificare».

«Condanniamo l'episodio. Le azioni condotte dalla Task Force per un'Italia libera da Ogm, di cui Slow Food Italia fa parte - puntualizza Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia – sono rivolte a far rispettare la legge, che prevede il divieto assoluto della semina di piante geneticamente modificate sul suolo italiano. E' da settimane che chiediamo agli organi preposti di intervenire su quei campi, poiché le coltivazioni delle aree limitrofe sono esposte al primo vero rischio di contaminazione da Ogm in Italia. Stiamo facendo tutto il possibile, come coalizione di associazioni e movimento della società civile, per contrastare quanto sta avvenendo in Friuli rispettando le regole. Condanniamo fermamente l'agire di chi ha seminato questi campi in disprezzo dei dettami delle normative. Chiediamo nuovamente, come abbiamo fatto più volte in questi giorni, alle autorità preposte di agire prima possibile per evitare il reale rischio di contaminazione. Trovo inammissibile che l'attività di accertamento abbia questi tempi biblici, quando bastano pochissimi giorni per accertare se si è in presenza di Ogm o meno. In questo caso il tempo è un fattore essenziale perché stiamo parlando di organismi viventi. La costituzione del Presidio della Legalità aveva questa finalità: far capire alla Procura della Repubblica di Pordenone e all'opinione pubblica che siamo di fronte a un'emergenza. Ad illegalità non si risponde con illegalità, ma chi è preposto a far valere il rispetto della legge agisca tempestivamente, anche per evitare che la situazione degeneri ulteriormente».


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