Finalmente il Parlamento europeo si è espresso a favore su due dei temi più scottanti degli ultimi anni: gli Ogm e l'etichettatura della carne. Per quanto riguarda gli Organismi geneticamente modificati sarà un diritto degli stati membri (e delle regioni) di vietare la coltivazione nel loro territorio. Per la carne il Parlamento europeo ha varato una nuova e ampia etichetta per i prodotti alimentari europei che estende alle carni l'obbligo di indicare il paese d'origine del prodotto e che rafforza, con numerose misure, i diritti all'informazione e alla trasparenza dei 500 milioni di consumatori europei. Sarà inoltre obbligatorio indicare, nei prodotti trasformati, la presenza di 14 allergeni e l'origine degli ingredienti principali.
Il via libera definitivo del Parlamento europeo giunge dopo otto anni dalla prima proposta della Commissione Ue. Il compromesso è stato raggiunto dopo un duro confronto a livello europeo dove tutte le istituzioni Ue hanno dovuto fare un passo indietro.
L'etichetta delle carni made in Ue sarà più leggibile, più precisa e facile da comprendere e non dovrà contenere espressioni ingannevoli sui prodotti. Tra i punti salienti: l'obbligo di indicare il Paese d'origine dalla fettina di carne viene esteso dal manzo al suino, all'agnello e al pollame, ma non al coniglio. Il consumatore potrà trovare sull'etichetta i valori energetici e nutrizionali degli alimenti che acquista, ma anche l'indicazione di allergeni e l'indicazione di eventuali aggiunte di acqua per la pesce o il pollo.
Il prossimo passo sarà l'imprimatur formale del Consiglio Ue. Dopodiché gli Stati membri avranno tre anni per mettere in atto le nuove regole che dovrebbero diventare operative a fine 2014.
Ma l'Europarlamento ha approvato anche a stragrande maggioranza il diritto da parte degli stati membri di avere «la possibilità di vietare o limitare la coltivazione di Ogm, e poter addurre motivi ambientali per farlo». Il progetto di modifica alla legislazione vigente, che è stato adottato con 548 voti a favore, 84 contrari e 31 astensioni, dovrà passare ora dal Consiglio Ue.
«Sono lieta che il Parlamento abbia raggiunto un accordo sugli Ogm», ha commentato soddisfatta la relatrice del provvedimento, l'eurodeputata liberale ed ex ministro francese dell'ambiente Corinne Lepage, «se il Consiglio riesce a raggiungere una posizione comune, questo accordo equilibrato permetterà ai paesi e alle regioni di non coltivare Ogm se non lo desiderano».
Il testo dell'Aula di Strasburgo va oltre la proposta della Commissione, che si limitava a concedere a tutti i paesi Ue il diritto di divieto ma non per motivi di salute o ambientali, che dovevano restare di esclusiva pertinenza dell'Efsa, l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare.
Per assicurare invece una base giuridica più solida nell'ambito delle regole del commercio internazionale, il Parlamento europeo ha chiesto che agli stati membri «non sia impedito addurre motivi ambientali complementari», che potrebbero includere la resistenza ai pesticidi, la conservazione della biodiversità o la mancanza di dati sulle potenziali conseguenze negative per l'ambiente. Anche 'l'impatto socio-economico” della coltivazione degli Ogm potrebbe fornire legittimi motivi per un divieto, quando per esempio non siano gestibili i rischi di contaminazione per l'agricoltura convenzionale o biologica. Al momento solo la patata Amflora della Basf e il mais Monsanto Mon810 hanno il permesso di essere coltivati nei paesi Ue.
Etichetta: soddisfazione di Romano, perplessità di Federalimentare
«Voglio esprimere grande apprezzamento - ha commentato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Saverio Romano - per il voto del Parlamento europeo con il quale si vara un'etichettatura che estende alle carni l'obbligo di indicare il Paese d'origine del prodotto. è la strada che anche noi abbiamo indicato più volte come percorso virtuoso in grado di tutelare e allo stesso tempo promuovere le eccellenze italiane ed europee. C'è ancora molto da fare ma si tratta certamente di un passo importante per garantire i consumatori, che meritano di sapere quello che mangiano e quello che acquistano».
Il presidente di Federalimentare Filippo Ferrua, invece, «pur esprimendo apprezzamento verso gli sforzi compiuti dal legislatore europeo per la semplificazione delle norme rivolte al consumatore, la loro armonizzazione e la chiara definizione delle responsabilità degli attori di filiera», rileva «due gravi perplessità».
Per Ferrua «la prevista facoltà concessa ai Paesi membri di introdurre informazioni obbligatorie in etichetta ulteriori rispetto a quelle comuni a tutta l'Europa», inoltre «il permanere di una ingiustificata deroga a favore degli alimenti confezionati nei punti vendita e nei locali attigui alla distribuzione». Vale a dire, aggiunge il presidente di Federalimentare, «che il consumatore europeo continuerà a trovare informazioni diverse - o a non trovarle - su molti dei prodotti alimentari posti a scaffale. L'industria alimentare ritiene che i consumatori in Europa abbiano diritto, tutti in egual misura, alle informazioni in etichetta e che le imprese alimentari, a loro volta, abbiano diritto a operare in un mercato europeo veramente armonizzato».
L'industria alimentare, continua, «accoglie però con favore l'obbligatorietà della tabella nutrizionale, in linea con gli impegni da essa già assunti su base volontaria, con l'obiettivo di favorire l'adozione di diete e stili di vita equilibrati. Si prende atto infine del compromesso che è stato raggiunto sull'indicazione d'origine, la quale potrà venire estesa ad alcuni prodotti solo laddove a cio' si ricolleghi un effettivo vantaggio per gli operatori della filiera, e un corrispondente interesse dei consumatori, verificati da una rigorosa valutazione di impatto».
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