Nonostante la crisi economica, in Italia il Biotech continua nel suo percorso di crescita con 375 imprese - in maggioranza piccole e micro, rispettivamente con meno di 50 e meno di 10 addetti - ponendo il nostro Paese in terza posizione in Europa, dopo Germania e Gran Bretagna. Sono in maggioranza (246) localizzate soprattutto in Lombardia e nel Nord Italia, impegnate nella cura della salute (Red Biotech). Altre 49 sono attive nelle biotecnologie agroalimentari (Green), 41 si occupano di Genomica, di Proteomica e di Tecnologie abilitanti, e altre 21 si dedicano al Biotech industriale (White), con in totale oltre 52mila addetti.
Cresce inoltre il numero di quelle che esercitano la propria attività in più di un settore di applicazione. Un'alta capacità di innovare tutta italiana e una solida base di eccellenza scientifica sono emerse dal Rapporto 2011 sulle Biotecnologie in Italia presentato a Roma a Palazzo Marino da Alessandro Sidoli, presidente di Assobiotec, l'Associazione nazionale per lo sviluppo delle bioteconologie, da Sergio Dompè, presidente di Farmindustria, da Marina Damaggio dell'area Progetti dell'Ice, e da Antonio Irione della Ernst&Young.
Un'impresa è definita Biotech se utilizza moderne tecniche bio per produrre beni o servizi o per fare ricerca e sviluppo. Trainante per l'intero settore, in Italia come in Europa, è il Red, quello applicato alla salute dell'uomo, curato dalle imprese del farmaco, avvalorando la prospettiva che il futuro delle cure sarà sempre più Biotech, così come quello industriale, il White, prevede strategiche applicazioni nella produzione di bioenergie, selezionando mais o colza per i biocarburanti, e di bioprodotti come le bioplastiche.
Vasto è il settore delle tecnologie agroalimentari, il Green, che vede già 148 milioni di ettari coltivati con Ogm in 27 paesi del mondo da milioni di agricoltori. Ma se anche quasi la metà della popolazione mondiale si nutre con questi prodotti, in Italia a respingerli - è stato precisato dai relatori - sono barriere ideologiche e non scientifiche. Ma il Biotech non è solo Ogm e in Italia possiamo contare su condizioni uniche e competitive, per biodiversità e microclimi.
Da qui la molteplicità di filoni di ricerca che spaziano dal miglioramento genetico di varietà vegetali al controllo dell'origine e della qualità degli alimenti, dal supporto delle filiere produttive di eccellenza del Made in Italy fino alla prevenzione di frodi derivate dall'import di materie prime e dalla loro immissione nelle catene produttive nazionali. Tracciabilità e assenza di contaminanti in settori come il lattiero caseario, il cerealicolo o del pomodoro da industria sono già sempre più garantite dalle metodiche molecolari. Approcci innovativi dei ricercatori italiani consentono di preservare anche la biodiversità di varie specie di interesse zootecnico, come bovini, suini e bufali, per renderle competitive sotto il profilo salutistico e produttivo nel mercato globalizzato. Non si può non citare come modello nazionale l'Istituto Agrario di S. Michele all'Adige per la sua attività di ricerca, formazione, consulenza e sperimentazione in ambito agricolo,ambientale ed agroalimentare.
«Le prospettive nell'agroalimentare saranno sempre più straordinarie - ha detto Alessandro Sidoli (nella foto) di Assobiotec - e non parliamo soltanto di Ogm, ma parliamo di tutte le tecniche di selezione, di miglioramenti di tutte le specie vegetali e della produttività, e anche sulla parte più alimentare, come la modifica del gusto. Questa non è soltanto un fatto estetico,ma anche funzionale. Poter produrre degli alimenti o delle bevande modificandoli con l'aggiunta di un ingrediente fa sì che essi abbiano una sapidità maggiore quando magari c'è meno sale o meno zucchero. Questo avrà certamente ha un impatto notevolissimo dal punto di vista della qualità della vita del soggetto. Ci sono grossi investimenti internazionale per ottenere alimenti più gustosi ma più funzionali. è una tendenza internazionale molto forte ma le aziende italiane in questo settore specifico sembrano piuttosto restie forse perché stanno ancora scontando il problema dell'Ogm e quindi pensano che questo possa essere visto come un cibo-Frankenstein anche se si tratta solo di aggiungere un additivo naturale o di sintesi. Un esempio? Uno yogurt con 0,1% di contenuto di grassi ma che al gusto abbia il sapore di uno yogurt greco al 2% semplicemente addizionando un ingrediente che fa si che vi sia un'attivazione delle molecole di grasso per cui chi sta mangiando lo sente sulla lingua più ricco».
Per il Rapporto i nostri ricercatori sono considerati i migliori del mondo e nonostante la difficoltà di accesso ad adeguati finanziamenti hanno fatto in modo nell'ultimo decennio di rendere competitivo il nostro Biotech come dimostra il trend positivo di tutti gli indicatori. Manca però - è stato sottolineato - una precisa politica di sviluppo per l'intero settore,basata su interventi strutturali, strategici e coordinati, in un quadro complessivo prevedibile e stabile, così come è assente un riconoscimento alle piccole imprese innovative con regime fiscale agevolato, come invece avviene all'estero. Alle imprese inoltre viene rivolto l'invito a fare sistema creando sinergie con una base solida in termini di capitali da investire e più eterogenea per competenze e know-how.