Quindici firme sotto poche righe. Sembra poco ma in realtà è un segnale di una svolta epocale nell'ambito del rapporto tra i ristoratori e gli amministratori di un territorio, il Mugello, ormai divenuto uno dei simboli della concorrenza sleale che i ristoranti camuffati da sagre stanno conducendo senza sosta agli esercenti storici. Le quindici firme sono quelle di altrettanti commercianti che hanno dato il via libera ai legali attivati da Confcommercio per tutelarli in sede giuridica. L'ipotesi è quella di un ricorso al Tar contro i sindaci che non attuano la normativa regionale in materia.
Già, perché in Toscana la legge parla chiaro: la sagra deve rispondere a requisiti ben precisi, primo tra tutti quello della diffusione delle tipicità locali. Solo per questo sostanzialmente non vi sono oneri fiscali e altri fastidiosi adempimenti viceversa previsti dalla legge. Invece appena inizia la bella stagione è possibile mangiare porcini, prugnoli e alimenti tipici anche quando le condizioni ne impediscano la raccolta in loco; le sagre iniziano la loro attività senza sosta aggirando la legge ed eludendo il fisco.
«Ricorrere alla legge rappresenta il fallimento di dieci anni di trattative - spiega Aldo Cursano (nella foto), presidente regionale di Fipe-Confcommercio - sostanzialmente la politica è stata sorda al nostro grido d'allarme. Fa ancora più male se pensiamo alle tante e dispendiose campagne pagate dall'ente pubblico per tutelare la filiera corta, i prodotti tipici e la gastronomia di qualità».
Il Mugello è la punta di un iceberg ma la situazione è la stessa in tutto il territorio della Toscana divenuto una sorta di 'refugium peccatorum” dei ristoratori low cost: carne e funghi arrivati dall'Est, merce di bassa qualità permettono l'apertura ininterrotta di questi centri di ristorazione che rischiano di far collassare un sistema che fino a oggi è stato uno degli elementi di traino del turismo, anche internazionale. In sostanza i falsi ristoranti camuffati da sagre rappresentano per il mondo dei pubblici esercizi quello che la false griffe rappresentano per i grandi marchi della moda.
«è proprio così - prosegue Cursano - ormai alla sagra si fa anche la festa di compleanno o si festeggiano i matrimoni. Con 30 euro si offre un servizio che nelle condizioni regolari è impensabile. Il danno per noi è evidente, ma lo è anche per la collettività se si pensa all'enorme mole di denaro che di fatto si sottrae alla fiscalità. Il quadro devastante è completato dai falsi agriturismo e dai circoli che fanno tutto meno che ciò per cui sono stati costituiti».
Il dado è tratto, indietro non si torna. «Si tratta di una battaglia di civiltà - conclude Cursano - noi pensiamo che l'Italia debba essere la terra dei tanti sapori e dei tanti saperi. Se c'è chi immagina il Belpaese occupato da capannoni e da tavoli imbanditi da tovaglie di carta con piatti composti da cibi surgelati e in arrivo da posti lontani migliaia di chilometri lo dica chiaramente e se ne assuma le responsabilità».
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