Ultime ore per capire se il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, riuscirà e recuperare rispetto alla frattura con i ristoratori italiani dopo che col suo Codice del turismo aveva allargato a dismisura le maglie di chi può somministrare pasti anche senza i vincoli e le regole che valgono per chi ha una licenza di ristorante o pizzeria che sia. Domani, 21 giugno, entrerà in vigore proprio il contestato Codice e nonostante tutte le sue assicurazioni (non più tardi di venerdì ad una nostra precisa domanda ha risposto che le contestazioni della categoria e in particolare di Fipe erano rientrate), motivi di ottimismo da parte della ristorazione proprio non sembrano essercene. Anzi.
Basti pensare che oggi secondo voci ufficiose il maxi emendamento a cui stavano lavorando Fipe e Confcommercio, d'intesa con il sottosegretario Gianni Letta, per limitare almeno i danni applicando il Codice solo ai distretti turistici, sarebbe saltato e quindi il Codice resterebbe quello verso il quale la Fipe aveva posto pollice verso arrivando al punto di minacciare la richiesta di dimissioni della Brambilla.
Secondo alcune indiscrezioni parrebbe che sia stata la stessa Brambilla, che si sente salda in sella visto lo stretto rapporto personale con Berlusconi, a porre il veto all'emendamento. Per questo venerdì, con una fretta degna forse di miglior causa (l'incontro è stato organizzato in nemmeno 24 ore, senza che i componenti della commissione del Turismo enogastronomico del Ministero fossero informati), si è cimentata nella piccola sceneggiata milanese in cui cuocendo un risotto con Gualtiero Marchesi ha annunciato che in settembre a Milano premierà i ristoratori italiani, anche quelli all'estero, che si sono spesi per la promozione della nostra enogastronomia.
Una specie di contentino a cui avrebbe strappato il sostegno della Fipe ma che potrebbe diventare una fossa per il Ministro se davvero la categoria oggi le si mettesse di traverso sentendosi presa in giro. Vedremo cosa succederà in queste ore di ultime frenetiche trattative, ma non è certo di buon auspicio che a Milano la Brambilla abbia parlato di una ristorazione italiana che conta su 157mila aziende. Un numero che si raggiunge includendo pasticcerie, gastronomie, b&b, ambulanti e locali di ristorazione interni a campeggi o alberghi, e che è in contrasto con numeri che al massimo portano a 90-100mila gli esercizi (dalle trattorie ai locali stellati), dei quali non più di 10mila possono essere definiti 'di qualità”. Giusto ciò che non accetta la Fipe che, in attesa di novità (che speriamo ci possano essere) sarà costretta ad affilare le armi. E già da domani si capirà che aria tira visto che è previsto un incontro fra la Fipe e la Brambilla.
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