La Confagricoltura di Vercelli rompe il silenzio affidando le proprie considerazioni sulla proposta di legge relativa alla disciplina del commercio interno del riso alla posta dei lettori del quotidiano La Stampa. A scrivere è il presidente Paolo Carrà che purtroppo riporta alcune affermazioni inesatte e altre che non rispecchiano il pensiero delle diverse parti interessate e che per correttezza devono essere analizzate.
Partiamo dall'approfondito confronto tra varie organizzazioni che ha portato alla stesura del disegno legge. Sarà stato approfondito, ma come mai Domenico Pautasso, direttore della Coldiretti di Vercelli, proprio qualche giorno fa sul quotidiano La Stampa appoggia l'operato della cordata capeggiata dal Consorzio di tutela e valorizzazione varietà tipiche di riso italiano?
Sempre questo approfondito confronto chiama in causa il comparto risiero artigiano, leggi Confartigianato. A questo proposito in un nostro precedente intervento (21 novembre) abbiamo pubblicato il comunicato stampa della Confartigianato nazionale che dichiara di non essere mai stata invitata ai tavoli di discussione in nessuna sede e di non essere daccordo sulle decisioni finali adottate. Allora Consorzio di tutela di Vercelli, Consorzio di tutela del Vialone nano Veronese, Coldiretti, Confartigianato, Ecorì Agricola ed altri risicoltori privati tra i produttori, Slow Food, Federconsumatori, Accademia italiana della Cucina, Associazione professionale Cuochi italiani, Ifse, Associazione stampa agroalimentare Italiana tra i consumatori non hanno avuto modo di esprimere la propria opinione in sede di Consulta del riso. Perché questi pareri non sono stati richiesti? Probabilmente urge anche una revisione dei rappresentanti della filiera nell'ambito dell'Ente nazionale risi?
Il lavoro di miglioramento genetico è fondamentale, ma perché non indirizzarlo a incrementare e migliorare le potenzialità produttive delle varietà storiche? Parlando invece di prodotti chimici antifungini, non sono solo le varietà storiche a subire questi trattamenti.
Arriviamo al consumatore, per lui non cambia nulla, anzi gli stiamo facilitando l'acquisto, ma sarebbe meglio dirglielo, perché compera Carnaroli e noi gli vendiamo Karnak. Il Karnak è il prodotto del miglioramento genetico del Carnaroli, di taglia più bassa, con una resa maggiore, ma non si tratta di Carnaroli.
Peccato che la Confagricoltura definisca il voler fare chiarezza come polemica. Proprio per fare chiarezza, per permettere al consumatore di raggiungere l'appagamento delle proprie aspettative alimentari e per salvaguardare la qualità del riso italiano che ci stiamo impegnando riconoscendo alle riserie e a tutti quelli che hanno operato e stanno operando per raggiungere questo risultato il giusto merito.
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