Il futuro del riso italiano continua a creare preoccupazione ed ora anche un po'' di sdegno. Soprattutto dopo la presa di posizione de "La Stampa" sul disegno di legge che, una volta approvato, dovrebbe regolare il commercio interno del riso. A non piacere è il tono quasi di sfida con cui l''industria attacca il Consorzio di tutela e valorizzazione varietà tipiche di riso italiano a cui sono associati il Consorzio di tutela del Vialone Nano veronese, la Coldiretti e la Confartigianato Piemonte.
Secondo Mario Francese, amministratore unico della Euricom di Vercelli e vicepresidente dell'Associazione Italiana industrie risiere (Airi) - a quanto roporta La Stampa - queste entità sarebbero «poche isolate frange»! Come dire ... non contano nulla.
Purtroppo, nonostante da più parti si dica che tutta la filiera del riso é stata interpellata per arrivare al documento in discussione alla Commissione Agricoltura della Camera, , come si evince da un comunicato stampa della Confartigianato, le riserie artigiane non sono state affatto informate e «le riserie artigiane, nelle zone vocate a tale coltura, sono numericamente maggiori (e non di poco) a quelle industriali e hanno sempre fatto della tutela della varietà e della lavorazione artigianale i loro cavalli di battaglia». Come se non bastasse, anche il presidente del Consorzio di tutela conferma che neppure al Consorzio é mai arrivata una convocazione a qualche tavolo politico od istituzionale...
Inoltre, il Consorzio di tutela e valorizzazione varietà tipiche di riso italiano fa parte del Comitato promotore per il riconoscimento del riso Valle del Po Igp che nel 2005 ha presentato istanza di riconoscimento ed in questo Comitato sono presenti anche funzionari dell'Ente nazionale risi, dell'Airi e delle associazioni di categoria. Si tratta quindi di una figura consortile ben conosciuta nel settore!
«Le nostre non sono accuse, nè polemiche, noi vogliamo - ricorda Piero Vercellone, presidente del Consorzio - la tutela delle eccellenze di produzione italiana. Una qualsiasi massaia nello scegliere una confezione di Carnaroli, coltivato e confezionato in Italia, deve essere sicura di acquistare Carnaroli, prodotto e confezionato in Italia, e non una altra varietà, anche se di ottima qualità. Nel ricondurre il Carnaroli al Karnak, l'Arborio al Volano, il Vialone nano al Padano - come vorrebbe l''industria e come è contenuto del disegno di legge in discussione - non difendiamo le nostre tipicità e soprattutto le varietà storiche andranno perdute per sempre. é veramente un peccato che delle aziende che possono coltivare, trasformare e vendere queste eccellenze non vogliano utilizzare questo nostro punto di forza per valorizzare il Made in Italy e non appiattire il gusto, omologando il prodotto. E poi non ci sentiamo proprio una frangia, ma una maggioranza».
Se una parte della filiera si impegna con molti sforzi a conservare, a valorizzare, a promuovere la tipicità e le caratteristiche di quelle varietà, che sono poi meno di una decina, proprio quelle che i consumatori acquistano ogni giorno, che i grandi chef scelgono per le loro ricette, perchè non dobbiamo combattere per ottenere chiarezza e trasparenza?
Ricordiamo che il duro attacco de La Stampa e degli inusriali è arrivato dopo che sembrava che la politica avesse fatto un passo indietro sulla questione riso italiano. Dopo la presa di posizione del Consorzio di tutela e la denuncia fatta da "Italia a Tavola", sembrava si andasse verso una soluzione di compromesso fra le esigenze dei produttori di qualità e la grande industria alimentare. Secondo l''impegno del relatore della legge, on. Roberto Rosso (Pdl), dovrebbe esserre rivista la proposta di legge che tendeva a livellare le indicazioni di varietà, salvando in particolare la specificità del Carnaroli rispetto al cugino Karnak, meno pregiato ma che l''industria avrebbe voluto poter chiamare comunque Carnaroli. è invece a rischio di perdita la denominazione Arborio che verrà inglobata in quella di Volano (a fronte dei 1.400 ettari coltivati ad Arborio contro i 16mila del Volano).
Una svolta che la presa di posizione de "La Stampa" potrebbe rimettere in discussione e per la quale "Italia a Tavola" si schiera invece con gli artigiani in nome della difesa delle tipicità e delle varietà.
Riforma della legge sul riso, la protesta della Confartigianato
Questo il comunciato emesso ieri da Confartigianato sulla vicenda:
"Riguardo all''articolo apparso su La Stampa il 20 novembre 2009, le nostre riserie artigiane si sentono direttamente chiamate in causa, visto e considerato che si afferma che tutta la filiera è stata chiamata alla stesura della nuova legge sul commercio del riso, alla quale si lavora da anni.
Mai le riserie artigiane sono state coinvolte in riunioni in cui si dibattevano le nuove norme, in qualunque sede si siano svolte.
Eppure le riserie artigiane, nelle zone vocate a tale coltura, sono numericamente maggiori (e non di poco) a quelle industriali e hanno sempre fatto della tutela delle varietà e della lavorazione artigianale i loro cavalli di battaglia.
Non siamo quindi d'accordo con l''assimilazione imposta di queste ultime, ma anzi siamo per la purezza varietale. Ci dispiace poter solo adesso esprimere il nostro pensiero, ma ciò non è dipeso dalla nostra volontà. Forse l''addebito è da attribuirsi all''attuale impossibilità della nostra categoria a far parte, di diritto, d'istituti quali, ad esempio, l''Ente nazionale risi ed altri ancora, ove vengono prese decisioni che influenzano tutto il settore risicolo e quindi tutta la filiera.
Gli interessi dell''industria non sono gli stessi delle piccole e medie riserie e speriamo quindi che il ministro Zaia vorrà tenere debito conto di ciò nelle prossime nomine.
"