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Ecorì annuncia la battaglia: “Blindiamo” il Carnaroli

S’infiamma la battagli sul Carnaroli. E contro la proposta di legge di mischiare le varietà similari escono allo scoperto anche le undici aziende di Ecorì, la cooperativa agricola di Vercelli, che difendono la purezza e il blasone della varietà e chiedono di “blindare” il Carnaroli

 
05 gennaio 2010 | 16:43

Ecorì annuncia la battaglia: “Blindiamo” il Carnaroli

S’infiamma la battagli sul Carnaroli. E contro la proposta di legge di mischiare le varietà similari escono allo scoperto anche le undici aziende di Ecorì, la cooperativa agricola di Vercelli, che difendono la purezza e il blasone della varietà e chiedono di “blindare” il Carnaroli

05 gennaio 2010 | 16:43
 

S'infiamma la battagli sul Carnaroli. E contro la proposta di legge di mischiare le varietà similari escono allo scoperto anche i soci di Ecorì, la cooperativa agricola di Vercelli che coltiva, produce e commercializza circa 100mila quintali l'anno di riso eco-compatibile, la maggior parte Carnaroli. «Giù le mani da questa varietà - dice il presidente Umberto Mainardi - noi vogliamo blindarla. La nuova disciplina non tutelerà il riso italiano, farà esattamente l'opposto».

Ecorì prende dunque le distanze dall'Ente nazionale risi, da Confagricoltura e dall'industria risiera, sostenendo invece il Consorzio di tutela e le piccole riserie artigianali. «Non è possibile affossare la nostra storia, per questo chiediamo che le eccellenze della risicoltura siano blindate - ribadisce Simone Roncarolo, uno degli esponenti di Ecorì -. Non è vero che Carnaroli, Arborio e altre varietà tipiche siano in via d'estinzione, noi le coltiviamo benissimo e sono apprezzate dai consumatori».

«Il nostro prodotto - sottolinea Mainardi - è rigorosamente selezionato, controllato e conservato, confezionato sotto controllo e richiesto da un mercato di eccellenza. Esportiamo in Canada e presto saremo presenti a Dubai. La nostra forza? Puntare sulla qualità estrema , a cominciare dalla scelta  dei terreni vocati. Così otteniamo Carnaroli, Arborio, Vialone Nano, Baldo, Sant'Andrea con caratteristiche e pregi di altissimo profilo. La nostra politica si basa sul concetto della minor qualità a favore della qualità. Perché ora si vuole mettere tutto in un calderone e distruggere queste eccellenze del made in Italy?».

A metà gennaio la legge su riso sarà discussa alla Commissione agricoltura del Senato. Ecorì chiede che il Carnaroli e le varietà storiche siano escluse dalla normativa.

Secondo i sostenitori della legge (Ente nazionali risi, Confagricoltura, associazione industrie risiere) il cambiamento non creerà problemi: «Anzi - dice Piero Garrione, presidente dell'Ente risi - è la nostra intenzione garantire il consumatore. Lì assimilazione non è assoluta novità, era già prevista dalla vecchia legge. Con la nuova disciplina vogliamo ulteriormente ribadire il concetto del miglioramento genetico, molte varietà denunciano denunciamo problemi di carattere agronomico e sono in via d'estinzione. Alcune possono essere raggruppate: quando un granello ha caratteristiche simili e parametri uguali alla capogruppo il problema non sussiste. Noi e l'industria abbiamo bisogno di risi che siano prolifici e possiamo esportare se disponiamo di quantitativi sufficienti, non possiamo punare solo sul mercato di nicchia».

Dello stesso parere Mario Francese, amministratore unico di Euricom: «La legge va nella direzione di promuovere varietà nuove, che abbiano analogie e similitudini con quelle originarie e storiche, ma in via di estinzione. L'Arborio non c'è quasi più, stessa fine rischia di fare il Cranaroli. Qui si vuole stimolar la ricerca».

Sul fronte opposto sono schierati alcuni produttori del Carnaroli, fra cui il Consorzio delle varietà tipiche che nel Vercellese fa capo a Piero Vercellone della Tenuta Castello di Desana, e le 11 aziende di Ecorì, che difendono la purezza della varietà e chiedono di 'blinadre” il Carnaroli.


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