Dopo la notizia della proposta di legge, in nome dell'etichettatura, che permetterà all'industria di non indicare con esattezza la varietà di riso, e così un Karnak, meno pregiato, potrà essere chiamato come il più blasonato Carnaroli (più costoso da produrre), molti lettori hanno risposto al nostro appello sulla difesa del riso e per le garanzie ai consumatori e la qualità. E se, da una parte, dal Ministero, per il momento, non ci sono ancora risposte su questa situazione, nel mondo del riso è arrivata una notizia positiva e incoraggiante.
Ora è, infatti, ufficiale: il riso del delta del Po potrà fregiarsi del riconoscimento europeo di prodotto a Indicazione geografica protetta. In data 11 novembre 2009, nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea L 294 è stato pubblicato il Regolamento 1078, firmato ieri dal commissario Mariann Fischer Boel, relativo alla registrazione della denominazione. Il regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione.
«Insomma è cosa fatta per questa straordinaria, tipica e caratteristica produzione Igp interregionale – ha commentato soddisfatto il vicepresidente della giunta regionale Franco Manzato – che il Veneto condividerà con l'Emilia Romagna. Il riso del delta è giunto al traguardo della Igp dopo un percorso molto lungo, iniziato oltre dieci anni fa quando venne avanzata la prima proposta, che si è via via evoluta fino al disciplinare ora ufficializzato. Siamo di fronte a un prodotto di qualità molto valido, che l'Indicazione geografica protetta renderà anche formalmente riconoscibile come tipico di un'area tra le più belle d'Europa, dove si incontrano il Po, il più grande fiume d'Italia, e il mare Adriatico, in un delicato rapporto tra terra e acqua difeso dal lavoro della gente che in questa zona ha deciso di vivere e lavorare».
«Questo riconoscimento europeo rappresenta un'ulteriore conferma dell'eccellenza che il nostro territorio sa produrre. è stata premiata la passione di chi, quotidianamente, lavora per il riso del delta Po. - ha commentato per parte sua ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia
L'Igp riso del delta del Po designa il riso delle varietà Carnaroli, Volano, Baldo e Arborio prodotto nell'area che si estende sul cono orientale estremo della pianura padana, fra il Veneto e l'Emilia Romagna, nei territori formati dai detriti e riporti del Po e dalle successive opere di trasformazione fondiaria che ne hanno reso possibile la coltivazione, per un fatturato di 1.800.000 euro. Sono interessati i comuni polesani di Ariano nel Polesine, Porto Viro, Taglio di Po, Porto Tolle, Corbola, Papozze, Rosolina e Loreo, e quelli ferraresi di Comacchio, Goro, Codigoro, Lagosanto, Massa Fiscaglia, Migliaro, Migliarino, Ostellato, Mesola, Jolanda di Savoia e Berra.
è stato fin dal 1400 una presenza costante nel paesaggio agrario del delta del Po, dove si impose come coltura di bonifica per il dilavamento dalla salinità. Le caratteristiche dei terreni, il clima temperato e la vicinanza del mare sono i fattori principali che condizionano e caratterizzano la produzione nel territorio d'origine del Riso del Delta del Po. Esso trova infatti in questa zona un terreno di coltivazione ideale.
Questa Igp, proposta da 13 aziende, si presenta con un chicco grande, cristallino, compatto, con un elevato tenore proteico e può essere bianco o integrale. Il riso del delta del Po si caratterizza per l'elevata capacità di assorbimento, per una bassa perdita di amido e per la buona resistenza durante la cottura. Presenta, inoltre, una particolare sapidità e un aroma che permette di distinguerlo da quello prodotto in zone non salmastre.
I terreni veneti sono origine alluvionale franco argillosi/franco limosi, nell'area ferrarese a forte componente torbosa ma, in entrambi i casi, sono caratterizzati da una lenta capacità drenante, da una salinità elevata e dotati di alta fertilità minerale. Tali prerogative fanno sì che vi sia un legame stretto tra il territorio di produzione e le caratteristiche organolettiche del riso, con una positiva influenza sulla consistenza e sul gusto del prodotto.
Nel delta del Po la coltivazione del riso risale al periodo immediatamente successivo alla diffusione del prodotto nella pianura Padana (1450), rappresentando il primo stadio di valorizzazione agraria dei nuovi terreni recuperati all'acqua con la bonifica.
La commercializzazione del riso del delta del Po Igp avverrà in sacchetti adatti all'uso alimentare da 0,5 kg, 1 kg, 2 kg e 5 kg , confezionato anche in sottovuoto o in atmosfera controllata; i contenitori devono essere sigillati e contraddistinti dal logo della denominazione, composto da una fascia ellittica di colore bianco panna bordata esternamente di verde, al cui interno vi sono le scritte riso del delta del Po e Indicazione geografica protetta, entrambe in maiuscolo di colore verde.
«Il riso del delta del Po Igp è il primo a ufficializzare la denominazione tra quelli del veneto il cui disciplinare è stato pubblicato quest'anno nella Gazzetta ufficiale della Comunità – ha ricordato ancora Manzato – ma l'offerta veneta, ai consumatori italiani e di tutto il mondo, di produzioni agricole e agroalimentari certificate e tutelate nella loro qualità sfiorerà entro qualche mese la trentina di Dop o Igp».
«Sono infatti in dirittura d'arrivo anche l'Igp per l'insalata di Lusia e i marroni di Monfenera (i cui disciplinari sono stati pubblicato nella Gazzetta ufficiale europea il 18 aprile scorso), la Dop per l'aglio bianco polesano (6 maggio), i marroni di Combai (9 maggio), la pesca di Verona Igp (9 giugno) e il formaggio Piave Dop (29 settembre)».
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