MILANO - Le abitudini alimentari degli italiani per quanto concerne il consumo di pesce sono cambiate. Le loro preferenze, un tempo rigorosamente orientate verso piatti nel solco della tradizione (fritto misto, pesce al forno, ecc...) si sono adeguate al consumo anche di un altro interprete: il pesce crudo, che lascia ampi spazi all’estro dello chef.
Peccato però che le recenti e preoccupanti notizie circa la salubrità del pesce oggi consumato - per esempio l'inutile allarme nucleare che arriva dal Giappone a causa dei recenti disastri naturali - necessitino di chiarimenti sulla necessità che i ristoratori abbiano le “idee chiare” su come salvaguardare la salute dei propri clienti.
È quanto è scaturito nel corso del Convegno “Il pesce crudo e il surgelamento con l’abbattitore. L’utilizzo dei prodotti surgelati nella ristorazione, cosa fare, cosa si può fare e cosa si deve fare” indetto - al Capac di Milano - dall’Associazione Cuochi Lombardi (presenti numerosi) in collaborazione con “Italia a Tavola” riuniti per un momento di confronto e scambio professionale con esperti del settore. Un incontro per rispondere alle loro perplessità operative e alle esigenze di un consumatore sempre più attento alla propria alimentazione in termini di sicurezza.
Presenti, tra gli altri, Aldo Maria Cursano (nella foto, a sinistra, accanto al direttore di "Italia a Tavola" Alberto Lupini), vice presidente vicario della Fipe e Alfredo Zini (nella foto, a destra) già vice presidente della stessa Associazione e recentemente nominato presidente nazionale dell’Ente Bilaterale del Turismo.
L’apertura del convegno è avvenuta con le parole di Zini: «l mio ruolo di vice presidente mi consente di sottolineare che l’Associazione, punto di eccellenza per le imprese della ristorazione, è tesa alla crescita dell’imprenditorialità degli associati, anche con l’attuazione di corsi professionali che sensibilizzino gli operatori sui problemi legati al tema del pesce crudo, un percorso a salvaguardia sia del loro operato ma anche a tutela del consumatore».
Aldo Maria Cursano ha riconosciuto che il pesce crudo può essere portatore involontario di parassiti nocivi all’uomo. Cosa fare allora? «Indispensabile - ha sottolineato - approvvigionarsi di un prodotto già sottoposto a trattamento di bonifica preventiva o trattarlo direttamente con l’abbattitore anche se il suo uso impone lavorazioni aggiuntive e inevitabili perdite di tempo. L’abbattitore abbatte in tempi rapidissimi la temperatura del pesce uccidendo il parassita. E il meglio per garantire sicurezza al ristoratore e ai consumatori sarebbe di utilizzare abbattitori di nuova generazione che riducono la temperatura a -20° nel minor tempo possibile. Quattro ore sarebbe un grandissimo risultato in termini di sicurezza per tutti e costituirebbe un elemento distintivo tra chi lavora seriamente e chi no, e sul quale lavorare anche in termini di promozione».
Ha poi aggiunto: «Nella mia Toscana i controlli da parte degli enti preposti al controllo hanno portato a 208 processi, ma in 203 casi c’è stato un risultato favorevole ai ristoratori perché erano state applicate le procedure che avevamo indicato».
Ciò che però è importante, hanno ricordato i due esponenti della Fipe rispondendo a precise sollecitazioni del direttore di Italia a Tavola, Alberto Lupini, è che a livello politico ci sia un qualche intervento di ulteriore chiarimento e indicazione normativa per garantire di più chi fa il suo lavoro correttamente. Da qui l’impegno a riportare al ministro della Salute,. Ferruccio Fazio, i risultati del convegno sul pesce crudo in occasione del prossimo incontro pubblico Fipe-Ministero in occasione di TuttoFood.
Niente asterisco...
Fatte tutte le procedure di bonifica (a partire dall’abbattimento a -20° per almeno 24 ore) resta il quesito di fondo se in menu questo prodotto va indicato come surgelato o meno. La posizione della Fipe, espressa da Aldo Maria Cursano e Alfedo Zini, è netta: non si devo mettere i famigerati asterischi (obbligatori per i prodotti acquistati confezionati e surgelati) perché siamo in presenza di prodotto fresco che, secondo le prescrizioni di legge, subisce una bonifica con l’abbattimento, ma è stato selezionato dal ristoratore in base alla sua freschezza e qualità. L’abbattimento a bassa temperatura serve per eliminare i parassiti e permetterne l’utilizzo a crudo senza rischi, così come avviene con la cottura che elimina il parassita.
Se non si deve quindi mettere l’asterisco in menu è però opportuno indicare qualcosa, anche solo per distinguere un ristorante di qualità. Sulla questione anche all’interno della Fipe ci sono però posizioni diverse che tengono conto del diverso grado di rapporto esistente fra la categoria e le istituzioni che si occupano dei controlli.
In Toscana, ad esempio, dove il grado di responsabilizzazione dei ristoratori è molto alto e da tempo c’è un rapporto di collaborazione stretto con Asl e Nas per colpire chi non è in regola, viene segnalato di indire in menu la seguente dicitura a proposito di pesce crudo: “prodotto sottoposto a bonifica preventiva conformemente al regolamento CE 853/04”. E questo perché siamo in presenza di prodotto-piatto venduto direttamente al consumatore. Dichiarazioni più impegnative sono invece richieste per prodotti confezionati venduti all’ingrosso.
Nel resto d’Italia, dove forse la categoria a un rapporto meno fiduciario e di collaborazione con le istituzioni, la Fipe consiglia di porre la seguente dicitura in menu: “Il pesce destinato a essere consumato crudo o praticamente crudo è stato sottoposto a trattamento di bonifica preventiva conformemente alle prescrizioni del regolamento (CE) 853/04, allegato III, sezione VIII, capitolo 3, lettera D, punto 3”.
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