Non c'è bisogno di ascoltare l'ex banchiere Passera (da che pulpito...) per considerare gli evasori fiscali dei reprobi da punire. Su questo tema, per cultura mi sono sempre sentito più protestante e anglosassone che cattolico e latino. Pagare le tasse di certo non mi ha mai fatto piacere, ma il farlo in fondo mi ha sempre reso soddisfatto e in pace con la mia coscienza. Detto ciò - e chiarito che per i 'furbi” provo solo disprezzo sociale - trovo quanto meno discutibile tutto questo movimentismo delle istituzioni con blitz di immagine (e poca sostanza) che colpiscono 'solo” i pubblici esercizi. Sembra di assistere a una sorta di caccia agli untori, in cui chi grida 'al ladro” porta i paraocchi e i paraorecchie. E magari ha le mani legate...
Il ministro dello Sviluppo economico si è forse svegliato ieri scoprendo che in Italia in tanti non pagano le tasse? Ma davvero pensa che per il solo fatto di avere un registratore di cassa qualcuno sia un parassita? In che Paese vivono i tanti, troppi, medici, professionisti e artigiani che non emettono fattura (e che neanche con le nuove norme saranno costretti a farlo)? E dove risiedono i banchieri con emolumenti scandalosi che hanno favorito crack vergognosi come Parmalat o Cirio e che hanno le più elevate pendenze col fisco per elusione ed evasione?
Se davvero vogliamo risanare il Paese, anche moralmente, cominciamo ad abbandonare la demagogia e a dare risposte più coerenti. Che risultato è scoprire che nel fine settimana che precede la Pasqua (e che per i tedeschi è già periodo di ferie estive...) gli
orefici di Ponte Vecchio a Firenze hanno venduto di più che il mese precedente? E ancora. Pur dando per scontato che il mondo della
movida milanese e quello dei locali notturni è spesso borderline, davvero è una novità scoprire che i dj non sono in regola con le norme previdenziali? Sono tutti liberi professionisti a partita Iva (o magari in nero) che hanno a che fare con normative contraddittorie, ma non hanno un ordine-corporazione che li protegge...
L'importante sembra essere dare addosso ai commercianti e in particolare ai pubblici esercizi. Operatori che come categoria avranno anche dei peccati da farsi perdonare per il passato, ma che da tempo hanno cambiato registro e non sono certo in testa alla graduatoria di chi evade maggiormente. Di chi sono le troppe barche possedute da
nullatenenti o che sono emigrate in Francia per non pagare le tasse di stazionamento nei porti italiani? Basterebbe 'leggere” il registro navale e la lista degli evasori è bell'e che pronta! Ristoratori e baristi hanno però un aspetto che li contraddistingue: non scendono in piazza o non bloccano le autostrade. Anzi, fino ad oggi non hanno saputo nemmeno rispondere come si conviene a quella che è un'operazione di facciata che li prende come bersaglio facile e indifeso. E ciò nonostante rappresentino aziende, per lo più familiari, dove i redditi sono crollati e solo coi sacrifici si prosegue un lavoro anche per non mettere a rischio il posto di tanti dipendenti.
Come se non bastasse, tolte un po' di proteste formali, non è che finora si è vista una reazione davvero forte dei sindacati di categoria. Ma cosa aspetta la Fipe a battere i pugni sul tavolo e a pretendere che la doverosa lotta contro l'evasione fiscale non colpisca i soliti noti? Sarebbe tempo di fare una vera manifestazione di protesta. Nel mondo dei pubblici esercizi ci sono certamente un sacco di illegalità, irregolarità ed evasione da stanare, ma non dove si è guardato finora. Ci sono i
circoli privati e parapubblici, le associazioni legate magari ai partiti, le
sagre farlocche, i
falsi agriturismi, il commercio di
alimenti tarocchi. Ma qui non si vede mai un blitz televisivo e anzi si fanno le norme per tutelare aree ad alto rischio di infiltrazione criminale.
E non basta comunque solo contestare. è tempo che si avvii un confronto serio fra chi deve colpire l'evasione e chi vuole lavorare in regola. Per aiutare un dialogo che farebbe bene al sistema lanciamo la proposta di un incontro pubblico, magari a Milano, fra i vertici di Fipe e quelli di Agenzia delle entrate e di
Equitalia. Se si deve fare una lotta coerente tutti devono collaborare e avere gli stessi obiettivi. Ci mettiamo fin d'ora a disposizione per organizzare un campo neutro in cui dialogare anche con tutte le associazioni del settore e trovare iniziative comuni. Colpire i disonesti serve a tutti, ma soprattutto serve a chi lavora onestamente e ha diritto alla sua dignità.
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.netArticoli correlati:
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