MILANO – Due mesi dopo (l'ultimo era stato il 28 gennaio 2012), e nonostante a Milano l'emissione di scontrini sia effettivamente quadruplicato nel corso degli ultimi mesi, c'è stato un nuovo blitz nelle zone della movida a caccia di scontrini fiscali non rilasciati, incassi nascosti e illegalità.
Il blitz della guardia di finanza è avvenuto nella serata di sabato 31 marzo e nessuno se lo aspettava. Nel mirino locali e auto di lusso tra i Navigli, Brera, corso Como, corso Garibaldi, Corso Vercelli e Isola. Cento ispettori dell'Agenzia delle entrate coadiuvati da una cinquantina di agenti della polizia municipale di Milano e questa volta anche la Siae (Società italiana degli autori ed editori) hanno controllato nella notte almeno cinquanta macchine di grossa cilindrata e decine di locali tra pub, pizzerie, ristoranti e discoteche. Rispetto alla settimana precedente, secondo quanto ha comunicato la Siae, si è verificato un aumento dal 50% al 100% degli incassi per quanto riguarda il pagamento dei diritti d'autore per la diffusione di musica, anche se nessuno dei dj era in possesso delle autorizzazioni. Lo ha confermato il responsabile lombardo della Società degli autori ed editori, Gennaro Milzi. I dj, le cui generalità sono state registrate, dovranno quindi mettersi in regola con il pagamento dell'autorizzazione che costa 200 euro annui.
Un blitz che ha contrariato il vicepresidente nazionale della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) e dell'Epam di Milano (la più importante organizzazione territoriale della Fipe-Confcommercio nazionale), Alfredo Zini (nella foto a destra), titolare anche di un ristorante a Milano: «Un'azione da Stato di polizia che non ci meritiamo. Per carità, i controlli vanno bene, ma non sempre ai soliti. Così si lavora poco serenamente. Ma se io non incasso, non pago le tasse. Per non parlare di quanto si perde in termini di tempo ad andare da loro con le fotocopie delle ricevute, delle fatture. Così L'Agenzia delle Entrate verifica se ci sono dissonanze».
«Non lo nascondo – continua Zini - ci sentiamo vessati. Se le verifiche vogliono essere davvero a "largo raggio" si disturbino anche i professionisti».
I gestori di bar, discoteche e ristoranti non ci stanno, dunque. Lino Stoppani (nella foto a sinistra), presidente di Epam e della Fipe, attacca: «I controlli possono essere utili ma non si capisce come mai colpiscano quasi solo la categoria dei commercianti, che già soffre la crisi in modo pesante. Sui controlli niente da dire. Ma la reiterazione del blitz non ce l'aspettavamo. Non ci piacciono gli accanimenti. Mi spiego: che necessità c'è di andare tre volte in due mesi dallo stesso negoziante? Giusto combattere l'evasione, ciascuno deve fare la propria parte per risanare il Paese». Ma aggiunge «E troppo facile martellare il terziario tradizionale, noi che abbiamo la vetrina sulla pubblica via e siamo lì pronti per essere "vivisezionati". Notizie di questi controlli su altri versanti non se ne sentono». Per Stoppani occorre quindi che «Il Fisco faccia il suo mestiere ma non cerchi una vittima da sacrificare alla pubblica opinione».
La maggior parte dei locali controllati, infatti, aveva già subito la visita delle Entrate a gennaio. è il caso di ristoranti come il Kapuziner Platz sui Navigli, Cecco in via Solferino (che di controlli ne ha subiti tre) e di Sadler. Il titolare, Claudio Sadler, parla di «grande stress per il personale, che in orario di lavoro deve assistere gli accertatori. Un affanno un po' inutile: non è stato trovato nulla di irregolare. Dovrebbero selezionare meglio i locali da visitare».
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