MILANO - Dopo Cortina, Abano Terme e Portofino i controlli 'anti-evasione” sono scattati a Milano. I blitz sono iniziati sabato 28 gennaio nei locali della movida milanese, e domenica 29 gennaio 120 militari del comando provinciale della Guardia di Finanza hanno effettuato controlli in ristoranti, bar e negozi in varie zone del centro, compreso il ristorante del vicepresidente nazionale della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) e dell'Epam di Milano (la più importante organizzazione territoriale della Fipe-Confcommercio nazionale), Alfredo Zini (nella foto sotto).
Alla fine i risultati delle Fiamme Gialle indicano un'evasione attestata attorno al 30%: uno scontrino su tre non viene consegnato al cliente. In tutto infatti i controlli tra bar, paninoteche, chioschi e locali sono stati 230 e a fine giornata le multe elevate per la mancata consegna dello scontrino sono state 75. La multa per i commercianti è stata di circa 150 euro. Dopo tre segnalazioni scatta la chiusura temporanea del locale. Nessun provvedimento invece per i clienti. L'operazione è cominciata intorno alle 10 del mattino ed è proseguita fino alle 18 nei locali e nei negozi in piazza Cadorna, corso Vittorio Emanuele, corso Buenos Aires, via Paolo Sarpi e in altre zone centrali o semi centrali della città. I controlli riguardano in particolare gli scontrini e le ricevute fiscali, ma ci sono anche verifiche anti contraffazione per quanto riguarda gli ambulanti in strada.
Il blitz nella movida
Come riporta il Corriere.it, gli oltre 120 controlli messi a segno sabato sera hanno visto protagonisti oltre 460 uomini (circa 275 dipendenti dell'Agenzia delle Entrate, poco meno di 130 uomini dell'Inps e oltre 50 vigili urbani) e hanno interessato le zone più 'in” del capoluogo lombardo: la zona di Brera, corso Como e il Ticinese. Ispezionati ristoranti, discoteche e i classici locali dell'aperitivo. Le irregolarità più vistose riguardano la mancata emissione di scontrini e l'impiego di lavoratori in nero, tra cui anche immigrati clandestini. Alcune centinaia le auto di lusso fermate dai vigili, per acquisire i dati dei proprietari, probabili prossime 'vittime” dei controlli fiscali.
Durante i controlli sono state accertate violazioni relative al mancato aggiornamento dei registri contabili, incongruità con i dati dichiarati per gli studi di settore (per esempio il numero di locali, il numero del personale e così via) ai fini della redditività presunta, irregolarità nell'emissione degli scontrini e presenza di un centinaio di dipendenti non regolari, alcuni dei quali erano addirittura senza permesso di soggiorno. I primi dati mostrano 'scostamenti elevati” del numero di scontrini emesso rispetto ai dati abituali di alcuni locali. Nessun locale comunque è stato chiuso. I controlli si sono svolti con regolarità, e nessuno dei vigili impiegati è stato aggredito.
Controlli al ristorante di Alfredo Zini
I controlli non hanno risparmiato nessuno, partendo dall'alto per lanciare un messaggio a tutti i livelli della catena. Anche il ristorante Al Tronco. Proprietario Alfredo Zini, vicepresidente nazionale della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) e dell'Epam (la più importante organizzazione milanese di Fipe-Confcommercio, che riunisce e difende gli interessi dei ristoratori milanesi). Per Zini, che ha dichiarato di avere tutto in regola e nessun dipendente in nero, i controlli sono doverosi, ma devono essere fatti con le giuste modalità e non di sabato sera e in pieno orario di lavoro. Soprattutto in momenti di crisi i controlli non dovrebbero 'mettere in pericolo” una serata così importante con i clienti seduti al tavolo. Perché l'arrivo degli ispettori si trasforma subito in una brutta pubblicità.
Al ristorante di Zini si sono presentai in tre in borghese, due funzionari dell'Agenzia delle entrate e un dipendente dell'Inps. Zini, che ha spiegato quanto i ristoranti siano già ipercontrollati da Fisco, vigili urbani, carabinieri del Nas, Asl, ha chiesto, pur rispettando questo blitz, che non ci siano accanimenti, sperando che i controlli servano a eliminare la concorrenza sleale.
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