Nella città della movida per eccellenza sono cominciate le
grandi manovre per un nuovo rapporto fra istituzioni ed esercizi pubblici. Un test che potrebbe servire di esempio per tutta Italia. L'esigenza di soddisfare al meglio le tendenze dei consumatori, soprattutto dei più giovani, e quella di rendere compatibile il tutto con il rispetto delle norme (a partire a volte da quelle del buon senso e della buona educazione) stanno profilando un inedito confronto a Milano fra la giunta Pisapia e quella che finora è stata la rappresentanza più forte dei commercianti, quell'Epam non ancora del tutto risanata dagli scossoni ricevuti per le
inchieste a carico di alcuni suoi dirigenti legati al mondo dei
locali notturni.
Finora sono venuti al pettine nodi come quello della responsabilizzazione degli esercenti nelle zone calde della città (dalle colonne di San Lorenzo ai Navigli) in tema di consumi di alcolici e di distribuzione di bevande in bottiglie di vetro (che offrono anche l'occasione per risse con scontri da pronto soccorso...); dei volumi troppo alti della musica; dello spaccio di stupefacenti. Si sono aperte poi altre questioni come quelle di criteri più equilibrati per i pagamenti del
plateatico (la tassa sull'occupazione di suolo pubblico) per dehors e tavolini. Ma altri problemi 'seri” devono essere affrontati, a partire dalla mancata applicazione dell'
ordinanza dell'ex sindaco Moratti sul divieto di distribuzione di alcoli ai minori di 16 anni. C'è un mercato di
alcolici taroccati a Milano che, secondo l'ex giunta, riguardava almeno un locale notturno su 4 in città. Esistono sistemi di sicurezza quanto meno precari in molte discoteche. Ci sono troppe irregolarità nella gestione di locali etnici. E l'elenco può proseguire.
Dietro tutto ciò non ci sta però un mondo di ristoratori o gestori di bar corrotto. Tutt'altro. Ad essere colpita dalle irregolarità e dalle truffe di una minoranza è proprio la stragrande maggioranza degli esercenti pubblici di Milano che in questi anni sono stati forse un po' troppo sacrificati a vantaggio dei furbetti dei quartieri alti (leggi proprio il mondo legato alla movida) ed ora, complice anche la crisi economica, si trovano in difficoltà. La 'pulizia” nel settore (perché è questo che dovrebbe fare per quanto di sua competenza il Comune di Milano) potrebbe essere una grande opportunità per ridimensionare chi se ne è un po' troppo approfittato grazie ad amici e coperture (nelle istituzioni come nei sindacati), rilanciando invece chi ha sempre lavorato con rigore ed onestà. E tutto questo anche per favorire la riorganizzazione più efficiente e seria del settore in vista dell'appuntamento con il mondo dell'Expo 2015.
Certo la partita non è facile e molto dipenderà anche dal ruolo che assumerà l'Epam, o la Confesercenti che pare si stia riorganizzando a Milano vista anche la 'vicinanza” con la nuova maggioranza. Dalla federazione locale della Fipe-Confcommercio dipende se il Comune dovrà affrontare un braccio di ferro con chi difende l'indifendibile (la musica troppo alta, l'alcol taroccato o le troppe bottiglie di vetro per strada) o se invece ci sarà la disponibilità a lavorare per il bene di tutto il settore. I primi segnali non sono certo incoraggianti, ma l'avvicinarsi del rinnovo interno (rinviato pare da ottobre a fine anno) dovrebbe permettere di capire se l'attuale dirigenza vuole accettare la sfida e mettersi in gioco. Ne va dell'interesse di oltre 6mila esercizi pubblici coinvolti solo in minima parte dalla movida...
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.netArticoli correlati:
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