MILANO - Dopo il no all'alcol ai minori di 16 anni, un invito a ridurre il rito dell'happy hour e, soprattutto, un attacco senza pari ai locali che servono alcol contraffatto (1 su 4 a Milano). Per ora la guerra è più mediatica che reale, ma i toni sono pesanti e lasciano intravedere nuovi sviluppi. Ci riferiamo all'ormai esplicito braccio di ferro fra il Comune di Milano, deciso ad andare fino in fondo (giustamente) sulla strada del controllo dell'abuso di alcol da parte dei minorenni e la Fipe che accetta malvolentieri il ruolo di corresponsabile nella gestione di questa delicata situazione e accusa il Comune di far perennemente passare i gestori dei locali per 'untori, causa di tutti i mali di Milano”.
A guidare il fronte per un bere responsabile è l'assessore alla Salute del Comune Gianpaolo Landi di Chiavenna, che dopo avere fatto partire una campagna di sensibilizzazione con quattromila manifesta nei locali e nei negozi che aderiscono all'Unione del Commercio e in alcuni supermercati, ha lanciato due provocazioni che hanno letteralmente fatto infuriare i rappresentanti sindacali dei baristi: agli happy hour, che cominciano alle 19 in media, si consumano troppi alcolici («meglio proporre degli analcolici» propone l'assessore); nei locali di Milano (almeno 1 su 4) si vendono alcolici e vini contraffatti.
Ed è proprio la denuncia dei prodotti taroccati che sta scuotendo Milano, già alle prese con la tangentopoli legata alle licenze dei locali notturni che ha azzerato molti vertici del Comune. Uno su quattro, soprattutto «le grandi discoteche in provincia e i locali frequentati da extracomunitari», denuncia l'assessore Landi di Chiavenna. Una presa di posizione che segue quelle più volte segnalate da 'Italia a Tavola” e da altri giornali ma a cui finora nessun politico o sindacalista aveva fatto seguito. Eppure era da tempo noto che fra rum, vodke e gin usati nei vari drink di superalcolici regolari ce ne fossero ben pochi… è comunque bastato che l'assessore ne parlasse senza mezzi termini perché dal Silb, il sindacato dei locali da ballo della Fipe (già sotto pressione per la vicenda delle tangenti che coinvolge il suo presidente, Rudy Citterio, giungessero risposte polemiche, anche se la posizione ufficiale è che i suoi aderenti versano solo liquori originali. «Ne prendo atto con soddisfazione - ribatte Landi - perché ne va della salute dei ragazzi». E invita i gestori «a fare attenzione a cosa comprano».
In effetti a ben guardare spesso a essere truffati possono essere anche i barman seri. L'alcol contraffatto può essere contenuto in una bottiglia apparentemente identica a quelle delle migliori marche. Solo che vale non più di 50 centesimi, compreso vetro e trasporto. Spesso è puro alcol con aggiunta di additivi chimici. Per lo più proviene dall'est Europa, ma sempre di più viene prodotto in serie anche in Lombardia in fabbriche più o meno clandestine.
Gli esperti della Martini & Rossi - che osservano il fenomeno – hanno spiegato a 'Il Giorno” che negli alcolici scadenti possono trovarsi sostanze nocive come metanolo ed etilcarbonato, un residuo che si forma nei distillati di frutta col nocciolo (e a rischio, dice Landi, sono in particolare le vodke aromatizzate, ndr) quando la distillazione è fatta al risparmio. «Con la crisi dei consumi si stanno diffondendo prodotti di bassa qualità che possono essere dannosi - avvertono dall'azienda - La sola difesa è cominciare a guardare quello che si beve, soprattutto nel caso dei cocktail». Sul fenomeno della contraffazione, aggiungono, si possono fare solo stime: «Nel mondo della notte vera è difficilissimo quantificare».
A conferma di questa situazione basti ricordare che da alcuni anni un celebre marchio svedese di vodka fa incidere un codice indelebile sulle sue bottiglie, mentre in Russia un produttore ha introdotto un sistema di controlli via sms.
E le conferme, dopo anni di silenzi, vengono ora anche ufficialmente dai Nas di Milano. Secondo il comandante, capitano Paolo Belgi, ci sono in circolazione alcolici contraffatti all'estero ma anche "importazioni parallele", di bottiglie che magari provengono dalla casa madre, destinate a mercati esteri e fatte entrare in Italia eludendo l'accisa. A volte con un'etichetta aggiuntiva in italiano che ha "gabbato" il rivenditore finale (comunque tenuto a controllare che questa sia a norma di legge). Un dichiarazione che affianca peraltro problemi per la salute con quelli per il fisco che, se pur importanti, ci interessano francamente meno.
Manifesti per dissuadere i giovani dal bere
è anche a fronte di questa pericolosissima situazione che il Comune di Milano ha lanciato la campagna con i manifesti dal titolo «Non sei tu che abusi dell'alcol. è lui che abusa di te», con l'immagine di una ragazza che cerca di uscire da una bottiglia messa in orizzontale «perchè in verticale - ha sottolineato l'assessore alla Salute del Comune Gianpaolo Landi di Chiavenna - non avrebbe avuto possibilità di uscire mentre così può». Una manifesto che rappresenta la fase due dell'accordo firmato fra l'Unione del Commercio e il Comune dopo l'ordinanza contro la vendita di alcol agli under 16 che finora ha portato a 109 multe per la vendita di alcol in vetro e solo 17 per l'ordinanza contro vendita e consumo di alcol agli under 16, di cui 12 sanzioni date ai minori e solo 5 agli esercenti. Il 18 agosto, infine, era poi avvenuta l'unica sospensione per 30 giorni di una licenza, a un bar-tabacchi alle Colonne di San Lorenzo, dove era stato servito alcol a un minore di 16 anni.
Troppo alcol all'happy hour
L'assessore Landi, come detto, ha sollevato anche sollevato "problema" dell'happy hour: a Milano si berrebbe troppo presto non solo per età (visto che secondo un'indagine il 60% dei ragazzi si accosta all'alcol entro i 13 anni) ma anche per orario. «L'happy hour che è una cosa simpatica, di socializzazione - ha spiegato - ma ha il brutto aspetto che la gente va a bere alle 19-19,30». E il fatto che ci sia cibo gratis con una bevanda (che sia birra o un cocktail) a prezzo fisso, stimola a prendere superalcolici. Ma proprio il cibo, secondo il segretario dell'Unione del commercio Gianroberto Costa, «serve a contenere gli effetti negativi del consumo di alcol». «E importante - ha aggiunto l'assessore - aiutare i ragazzi a bere in modo moderato e più tardi possibile, ad avere un consumo intelligente e spesso il consumo non è intelligente: secondo un'indagine il 30% dei milanesi beve in modo inadeguato». Sul lavoro per un consumo responsabile l'assessore ha proposto di servire analcolici.
Una presa di posizione che anche in questo caso non va proprio giù all'associazione milanese dei pubblici esercizi, tanto che secondo il Corriere della sera il presidente Fipe Lino Stoppani (nella foto) sarebbe davvero molto arrabbiato: «Una vergogna. Adesso basta! Siamo il parafulmine delle emergenze di questa città... Ma se organizziamo corsi per gli associati, se pretendiamo che facciano più controlli a difesa degli adolescenti al bancone, se aderiamo a tutte le manifestazioni possibili per contrastare gli abusi dell'alcol! Vorrei sapere: in città, per esempio nelle scuole, si fa sensibilizzazione sui rischi del bere?». A Giorgio Santambrogio, l'ideatore dei fashion café, «cadono le braccia». A Milano, dice, «ci si impasticca alla grande, si tira coca alla grandissima» e niente, «sempre e soltanto alcol al bando. Che brutta moda».
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