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Milano, chiuso locale per un mese Somministrava alcol a minori

Arriva la prima notifica di chiusura a Milano di un locale perchè ha servito alcol a un minore di sedici anni. Ora l'esercizio avrà dieci giorni per dare una motivazione valida, altrimenti resterà chiuso per un mese. Ma per la Confcommercio questa non è la strada giusta...

19 agosto 2009 | 15:06
Milano, chiuso locale per un mese
Somministrava alcol a minori
Milano, chiuso locale per un mese
Somministrava alcol a minori

Milano, chiuso locale per un mese Somministrava alcol a minori

Arriva la prima notifica di chiusura a Milano di un locale perchè ha servito alcol a un minore di sedici anni. Ora l'esercizio avrà dieci giorni per dare una motivazione valida, altrimenti resterà chiuso per un mese. Ma per la Confcommercio questa non è la strada giusta...

19 agosto 2009 | 15:06
 

 Arriva la prima notifica di chiusura a Milano di un locale perchè ha servito alcol a un minore di sedici anni. Ora l'esercizio avrà dieci giorni per dare una motivazione valida, altrimenti resterà chiuso per un mese. Il locale si trova in una delle zone della Movida milanese vicino alle colonne di San Lorenzo. Si tratta della prima di questo genere, seppure il codice penale fosse già alquanto chiaro, da quando è entrata in vigore l'ordinanza del sindaco che vieta la vendita e il consumo di alcolici agli under 16.

Da qualche giorno era calato il silenzio sull'argomento. Qualche settimana fa aveva infatti suscitato un acceso dibattito e qualche polemica la scelta della giunta milanese guidata dalla Moratti di sanzionare quei ragazzi, minori di 16 anni, che fossero stati sorpresi a consumare alcolici. La prima multata, una 15enne bresciana colta, diciamo, in flagranza di reato con una bottiglia di vodka tra le mani, era finita subito sotto i riflettori. Poi altre 16 sanzioni simili: praticamente una al giorno, non di più. Ora l'ordinanza, o meglio il ripristino di un controllo più marcato, fa una prima 'vittima” tra gli esercenti, anch'essi chiamati in causa seppur anche una specifica autoregolamentazione delle associazioni di categoria già da tempo vietasse la somministrazione ai baby consumatori. Non va dimenticato che, ordinanza milanese o meno,  lo stesso divieto è anche sanzionato dall'art. 689 del Codice Penale: l'esercente un'osteria – cita l'articolo - o un altro pubblico spazio di cibi o di bevande, il quale somministra, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, bevande alcooliche a un minore degli anni sedici, o a persona che appaia affetta da malattia di mente, o che si trovi in manifeste condizioni di deficienza psichica a causa di un'altra infermità, è punito con l'arresto fino a un anno. Se dal fatto deriva l'ubriachezza, la pena è aumentata. La condanna importa la sospensione dall'esercizio.

Letizia Morattiè dunque evidente che gli amministratori milanesi, seguiti poi in Italia a ruota da diversi colleghi, hanno voluto, dopo giusto preavviso, rimettere in modo un sistema di controlli sia nei confronti dei pubblici esercizi che, e qui stava la novità dell'iniziativa milanese, dei consumatori stessi. «è un'ordinanza - aveva dichiara il sindaco Letizia Moratti (nella foto) a metà luglio - che abbiamo ritenuto necessaria. Siamo i primi in Italia e speriamo di essere i primi anche nei risultati positivi perchè in Italia i giovani minori che devono sono oltre 750mila. A Milano il 34% dei ragazzi di 11 anni hanno già avuto problemi di alcolici. Pensiamo che questa ordinanza vada ad arginare questo fenomeno».

Meno entusiasta Lino Stoppani, presidente di Epam, l'associazione che riunisce i pubblici esercenti di Milano (nonchè presidente della Fipe, la federazione dei pubblici esercizi della Confcommercio), che dalle colonne del sito del Corriere del Sera ha dichiarato: «La posizione del tabaccaio è indifendibile: chi ha sbagliato deve pagare. Giusta la multa e giusta la notifica di chiusura. Ma noi continuiamo a pensare che più che con le sanzioni bisognerebbe intervenire sulla testa dei giovani. Dalla scuole alle famiglie: è la cultura dello sballo che va prevenuta e combattuta». Una strategia che purtroppo ripete le posizioni delle federazione dei locali da ballo e delle discoteche (nell'occhio del ciclone proprio a Milano per la tangentopoli sulle licenze) e che la dice lunga sulla volontà del sindacato di scaricare su altri responsabilità che, anche almeno per quanto riguarda la somministrazione, sono solo e soltanto dei gestori. Un po' più di rigore e di senso civico davvero non guasterebbero. Così come si chiede giustamente ai ristoratori di rispettare le norme sull'Haccp (che guarda caso per i bar sono praticamente evanescenti...), così si dovrebbe chiedere ai baristi di essere in linea con quanto prevede il codice. Niente di più e niente di meno. E questo è il compito primario del sindacato e della Fipe in primo luogo. Si può fare cultura sul bere responsabile proprio partendo da chi somministra le bevande, così da rendere questi operatori più forti e capaci di poter essere ascoltati. Didendere solo le ragioni del cassetto non è sempre giusto, nè è eticamente accettabile..

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