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La Ristorazione ora è davvero stanca E la Fipe torna a fare politica

di Alberto Lupini
direttore
 
02 novembre 2010 | 14:06

La Ristorazione ora è davvero stanca E la Fipe torna a fare politica

di Alberto Lupini
direttore
02 novembre 2010 | 14:06
 

Parte dall'Epam di Milano la richiesta di una riorganizzazione profonda della Fipe. Come era nelle previsioni, la recente assemblea della più importante organizzazione territoriale della Confcommercio ha evidenziato lo stato di disagio dei ristoratori e in genere dei pubblici esercizi che si sentono forse poco rappresentati a livello sindacale e addirittura contrastati dagli amministratori pubblici. Almeno nel recente passato non era mai accaduto che imprenditori seduti in platea togliessero la parola ai politici lamentandosi ad alta voce della situazione economica, della difficoltà di arrivare a fine mese e di provvedimenti amministrativi che colpiscono le attività in regola, ma non certo quelle di ambulanti abusivi. Pensiamo solo alla gestione delle cosiddette 'zone coprifuoco” a Milano. All'Epam è invece successo, con tanto di 'fuga” - ci si passi il termine - di alcuni assessori. Un segno evidente, se mai ce ne doveva essere bisogno, che anche la Ristorazione e l'Horeca in genere stanno ormai raschiando il barile e che servono nuove iniziative, pena un'esplosione di proteste. E in attesa che dalla politica vengano dei segnali concreti di attenzione, toccherà proprio alla Fipe farsi carico di queste novità attese.

Dal Governo del resto, nonostante le più ampie aperture di credito, non vengono segnali e il neo ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, sembra più interessato alle solite questioni televisive in cui ha la mani in pasta che non a quelle dei pubblici esercizi. E non si sta meglio se si passa a considerare le iniziative di Michela Vittoria Brambilla, titolare del Turismo, nei cui progetti figurano solo agenzie di viaggi e grandi hotel, mentre la Ristorazione non sembra degna di attenzione o investimenti. Eppure per un comparto così centrale per l'offerta turistica del sistema Italia ci sarebbero tante cose da fare, a partire magari da una precisa scelta di non incentivare (come invece si sta facendo dietro le quinte) un'espansione della grande ristorazione organizzata (per numero di coperti) così come negli anni Ottanta si fece con la grande distribuzione mettendo in crisi un sistema commerciale a cui oggi si cerca di dare risposte insoddisfacenti con iniziative come i farmers market a km zero.

Come speravamo, proprio dall'assemblea dell'Epam di Milano, il presidente Lino Stoppani - che è anche il presidente nazionale della Fipe - ha dato alcuni segnali, marcando in qualche modo anche le distanze dal Silb, il sindacato dei locali notturni, che di fatto ha finora condizionato pesantemente (a proprio vantaggio) le rappresentanze dei pubblici esercizi. Ciò avviene ora forse perché, travolto dalle inchieste milanesi su licenze, sicurezza e spaccio di droga, il potente presidente del Silb, Rudy Citterio, si è dimesso da ogni incarico in Confcommercio. Ciò non toglie che con coraggio e serietà Stoppani ha finalmente 'rimproverato” il settore delle discoteche richiamando i gestori a un senso di maggiore responsabilità.

Una strada che si accompagna alla riaffermazione di voler lavorare con decisione per restituire peso e valore alla Ristorazione, contrastando magari con più risolutezza le iniziative che, dai Comuni al Governo, tendono a creare sempre maggiori difficoltà (orari, trasferimento di competenze improprie sulla sicurezza, normative ridicole sull'uso di additivi in cucina, ecc.). Una situazione che per quanto riguarda la città di Milano è stata criticata anche da Carlo Sangalli, presidente della Confcommercio, nonché della Camera di commercio del capoluogo lombardo, che ha denunciato la nascita in città di zone di serie A e di serie B che stanno imponendo pesanti flessioni di lavoro a molti esercizi pubblici.

In ogni caso la sfida vera è oggi quella di raccordare realmente la Fipe con i suoi associati, che ultimamente si sentivano poco tutelati, dando un più alto livello di rappresentanza e valorizzando in modo più concreto la categoria. Che questo possa avvenire dopo la burrascosa assemblea all'Epam di Milano è un fatto che crea aspettative e speranze che non possono più essere deluse. L'alternativa, drastica, potrebbe essere solo quella di cambiare dirigenti... o cambiare sindacato. Ma questo non servirebbe proprio a nessuno.

Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net



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