MILANO - La Federazione italiana dei pubblici esercizi, da qualche giorno ha completato la rosa dei sei vicepresidenti che affiancheranno Lino Stoppani nella presidenza dell'associazione leader nel settore delle imprese che svolgono attività di ristorazione e di intrattenimento.
Così, al fianco di Giancarlo Deidda, Aldo Cursano e Ilenio Serotto, si sono aggiunti Carlo Nebbiolo, Giuseppe Cerroni e
Alfredo Zini (nelle foto), già consigliere delegato Fipe per la ristorazione e titolare del ristorante Al Tronco di Milano.
Se nel capoluogo lombardo affronti l'argomento ristorazione è quasi impossibile non tirare in ballo il nome di Alfredo Zini, già – lo ricordiamo - consigliere delegato Fipe e vice presidente vicario Epam Unione del Commercio e presidente dell'Ente bilaterale pubblici esercizi. All'indomani della nomina lo abbiamo raggiunto telefonicamente:
Manterrà l'impegno al fianco della ristorazione lombarda e nazionale?La nomina è recente, le deleghe saranno assegnate nei prossimi giorni, anche se credo che manterrò un ruolo legato alla valorizzazione del comparto della ristorazione.
Qual è la situazione odierna del comparto?Ci troviamo in una situazione di emergenza: in primis per la riforma del codice della strada in discussione proprio in questi giorni che penalizza forse troppo la categoria. Poi per la direttiva servizi che prevede il contingentamento. Ci vogliono regole certe per evitare che alcuni amministratori concedano ancora autorizzazioni per aperture selvagge.
Cosa non va nella riforma al codice della strada?Si sta per aprire la stagione estiva che vede protagonisti i pubblici esercizi. Chiaro è che la limitazione imposta dalla riforma al codice della strada porterà inevitabilmente a un'emigrazione dei clienti verso zone più libere. Inoltre è inconcepibile che si vada a sobbarcare la spesa per l'acquisto di un "precursore", un etilometro per capirci, a carico del ristoratore. Lo Stato dovrebbe quanto meno provvedere all'acquisto delle apparecchiature. Non ci troviamo inoltre d'accordo sulle sanzioni a carico della categoria previste per chi non ottempera alla nuova normativa. Non ci tiriamo indietro, abbiamo sempre sostenuto le iniziative legate alla sicurezza, ma c'è un'altra questione basilare: un cliente, prima di uscire dal ristorante, effettua il test e si mette alla guida; la polizia lo ferma, rieffettua il test e scopre essere differente da quello precedentemente eseguito. Ne nasce una contestazione, che sfocerebbe su questioni di carattere tecnico e legate alla manutenzione dell'attrezzatura del ristoratore, che può solo portare ad avere problemi, non legati al servizio, con la clientela.
Cosa dovremo aspettarci dal futuro?Fipe punterà alla massima valorizzazione del comparto pensando anche a mettere sotto un unico tetto le diverse sigle. A livello nazionale possiamo vantare una buona collaborazione con il ministero del turismo. Ed in un'ottica di collaborazione dovremo puntare al coordinamento delle eccellenze per valorizzare al massimo il comparto. Bisogna che la categoria impari però a mettersi in gioco.
E per farlo quali ingredienti servono?Bisogna puntare sulla formazione. Fipe già la propone, ma spesso i ristoratori non raccolgono gli inviti. La formazione va allargata a 360 gradi e a tutti gli aspetti della ristorazione.
Un sogno nel cassetto?Vorrei che la ristorazione fosse più propositiva e che le stesse proposte potessero arrivare dalle varie sigle.
Videointervista in occasione di Cooking Expo a Bergamo
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