Dalle centrali nucleari alle grandi crisi aziendali, dalla più bassa crescita in Europa alla perdita di competitività sui mercati internazionali. è quasi sconfinato l'elenco dei problemi che aspettavano da più di 150 giorni il nuovo ministro dello Sviluppo economico. Le questioni sono talmente importanti, soprattutto in momento di crisi assoluta come questa, che dagli industriali ai sindacati dei lavoratori era unanime la richiesta che si giungesse a questa tribolata nomina.
Detto di una gerarchia di problemi assolutamente urgenti, che solo il teatrino della politica ha fatto stagnare in modo vergognoso, ci permettiamo di ricordare all'on. Paolo Romani di segnarsi sulla sua agenda due questioni non secondarie su cui da oggi in avanti misureremo il nostro giudizio rispetto alle sue azioni, senza concedere alcuno sconto ma offrendo altresì piena collaborazione e disponibilità al confronto.
La prima questione, detta in grande sintesi, riguarda un riassetto organico di tutte le norme che interessano chi somministra alimenti e bevande o ha a che a fare con la loro produzione (non a livello agricolo) o commercializzazione. Avendo a cuore un obiettivo centrale come la salute dei consumatori chiediamo che le normative e i controlli che oggi gravano principalmente sui ristoratori siano estesi a tutti coloro che in qualche modo danno da bere e da mangiare. Bar, discoteche, tavole calde, agriturismi, sagre - e chi più ne ha più ne metta - devono adattare modalità di lavoro e rispetto delle regole igienico sanitarie al pari di ristoranti, trattorie o pizzerie. Il continuare con l'attuale situazione vorrebbe dire discriminare pesantemente chi oggi è obiettivamente in prima fila nella valorizzazione della filiera agroalimentare di qualità e del turismo.
Tutto il resto non può che essere utile, e ne parleremo, ma al primo punto c'è la cancellazione di un sistema che oggi di fatto penalizza solo la ristorazione in nome di un finto liberalismo e di un assistenzialismo peloso. Pensiamo solo al recente decreto con cui Tremonti (giusto perchè era 'assente” il ministro dello Sviluppo economico) ha garantito ai Coldiretti (come chiedeva la Lega) di fare
pane, pizze, birra e grappa in barba a ogni obiettivo di sicurezza, qualità o concorrenza leale.
La seconda questione riguarda ancor più direttamente Paolo Romani per la sua esperienza professionale di editore. Tutta l'opinione pubblica è pronta a giudicare i suoi interventi in tema di televisione visto il legame quasi indissolubile che lui ha con Mediaset. Per parte nostra ci limitiamo a ricordare che tutta la stampa su carta (con le centinaia di migliaia di addetti a tutti i livelli e le realtà economiche e culturali che rappresentano) da mesi è stata affamata e ridotta in ginocchio per l'insensato decreto del
suo predecessore che
ha annullato le agevolazioni per le spedizione postale, aumentando i costi dal 300% al 700%. Tutta l'editoria italiana, soprattutto la più piccola che non fa capo a Mondadori, Rizzoli o L'Espresso, aspetta ora le nuove tariffe che da mesi sono pronte e che, pur aumentate, permetterebbero di non essere spazzati via. Se non farà un decreto in pochi giorni toccherà a lei l'onere di essere accusato di essere insensibile al tema della libertà di stampa di questo Paese.
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.netArticoli correlati:
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