Fra meno di due mesi il tanto atteso appuntamento dell’Expo accenderà un faro a livello mondiale sui temi dell’alimentazione e, speriamo, sull’Italia. Su Milano si accentrerà un’attenzione internazionale che avrà ricadute certamente positive per alcune aziende (gli alberghi in prima linea) e a livello generale sulla filiera agroalimentare italiana. Che possa dare benefici alle aziende di produzione è però tutt’altro che scontato, perché se potrà essere una grande opportunità per il Sistema Italia,
non sarà certo quella “vetrina” che molti produttori si illudono di poter aprire a Rho. All’Expo ci andranno turisti e scolaresche, non certo i buyer.
L’attenzione vera dei visitatori sarà sui progetti mondiali per sfamare miliardi di persone (mentre l’Italia potrebbe al massimo sfamare i “ricchi” del mondo) e l’Expo in sé si presenterà come un grande palcoscenico per la ricerca scientifica, per l’innovazione, per i criteri di alimentazione. Ma
non sarà certo una fiera commerciale. Chi pensa di fare business o di investire nella promozione del marchio e non si garantirà un po’ di comunicazione “tradizionale” rischierà di sprecare risorse.
Ma chi rischia davvero di non guadagnare nulla da un evento sull’alimentazione sono i
ristoratori milanesi e lombardi. Expo ha infatti annunciato la peggiore delle scelte possibili, quella che
abbiamo denunciato per mesi quasi in solitudine. La sera (chiusi tutti i padiglioni e quindi in assenza di ogni opportunità di conoscenza e aggiornamento) Expo si trasformerà in una sorta di Gardaland del cibo in cui sarà possibile accedere solo ai circa 130 ristoranti gestiti da
Cir,
Eataly,
Peck e altri. Dalle 20 alle 23,
pagando solo 5 euro (tempo fa si parlava almeno di 15 euro di ingresso serale), l’Esposizione universale attirerà masse di visitatori (molti dei quali anche lombardi...) con quella che si presenta come la più grande concentrazione di ristoranti al mondo. E chi entrerà in quei locali
non andrà certo in quelli che costituiscono l’offerta di Milano e dell’hinterland, che avrebbero dovuto fungere invece da vetrina vera del Sistema Italia.
E la cosa ridicola è che la stessa Expo, attraverso la sua struttura di promozione eventi Explora, propone proprio ai ristoratori milanesi di aderire agli elenchi che pubblicherà sul sito ufficiale pagando 400 euro. Come dire “cornuti e mazziati” perché Expo spingerà per portare nei “suoi” ristoranti (che pagano royalties) e al tempo stesso
illude quelli che ne saranno penalizzati.
C’è anche chi cerca di contrastare queste tendenze, come l’Epam di Milano che lancia un appello per trovare 300 ristoranti milanesi interessati a farsi promuovere dall’Associazione professionale cuochi attraverso le pagine di TripAdvisor. Ma questa è un’altra storia.