La Procura di Milano ha ordinato un'ispezione alla piattaforma informatica del Padiglione Italia di Expo 2015 - lo ha annunciato il Corriere della Sera - parallelamente con analoga perquisizione sul versante privato di Peck Spa, per verificare se nei documenti della gara d'appalto per la ristorazione siano state apportate delle modifiche all'offerta presentata. L'accusa di aver modificato i dati dell'offerta della ristorazione è stata lanciata da Piero Sassone, l'imprenditore che nella gara d'appalto è arrivato secondo, proprio dopo Peck, sostenendo che la gara fosse stata falsata.
Sassone ha sostenuto la sua tesi in molte interviste ai quotidiani e in televisione: ««Ho partecipato a 4 Expo in giro per il mondo (Aichi 2005 in Giappone, Saragozza 2008 in Spagna, Shanghai 2010 in Cina, Yeosu 2012 in Corea del Sud) - ha dichiarato Sassone - ma sono stato buttato fuori proprio da quella che si tiene in Italia, dove il mio progetto coinvolgeva 12 ristoranti stellati e 7 chef internazionali. Ritengo che la gara non sia stata regolare».
Se a maggio il Tar (Tribunale amministrativo regionale) aveva respinto la richiesta di sospensione della gara d'appalto, ritenendo che le accuse sollevate da Sassone fossero il risultato di screzi d'affari, oggi dopo la perquisizione della Guardia di Finanza si intuisce che alcune lamentele più di altre hanno attirato l'attenzione del pm Giovanni Polizzi.
Piero Sassone in effetti afferma che il file contenente l'offerta di Peck sia stato modificato l'ultima volta lo scorso 3 aprile, sebbene il termine di presentazione era stato fissato al 25 marzo 2014, e l'apertura delle buste risale al 2 aprile 2014.