Che l’Expo fosse partita male è noto fin dall’inizio. Che fosse vissuta da costruttori e politici come una mega occasione di business in cui i contenuti fossero solo un dettaglio, è altrettanto certo. Ma che il commissario unico dell’evento,
Giuseppe Sala, a quasi 200 giorni dall’apertura dell’Esposizione universale, lamenti che per il turismo italiano tutti gli sforzi fin qui fatti potrebbero rivelarsi inutili, è qualcosa di decisamente scandaloso. E lo è ancor più delle tangenti che finora sono state l’occasione di accendere i riflettori sulla manifestazione, o dell’ennesimo indagato,
Antonio Acerbo, il delegato delle infrastrutture.
Che senso ha richiamare l’attenzione di tutto il mondo su Milano se da qui non parte un ponte ideale che si colleghi, oltre che con l’hinterland lombardo, con tutta Italia? È gravissimo che il commissario di Expo dichiari che gli organizzatori siano stati lasciati da soli a gestire questo momento. Ma cosa hanno fatto per coinvolgere gli operatori del turismo e del mondo enogastronomico? A parte i ponti d’oro con una struttura d’eccellenza come Eataly o il coinvolgimento di alcune organizzazioni istituzionali cosa hanno fatto? L’ennesima
asta deserta per riempiere i troppi spazi di ristoranti (che saranno in perdita per i costi di gestione previsti) ne è un esempio.
Qualcuno potrebbe dire che compito di chi gestisce Expo è riempire i vari padiglioni (ma qualcuno ha pensato a cosa se ne potrà fare dopo?) e con questi richiamare milioni di visitatori da tutto il mondo. Peccato che i politici, tutti, ci hanno ripetuto fino alla noia che l’Expo dovrebbe essere una grande
occasione per rimettere in pista il nostro Paese, una grande vetrina capace di dare valore alle nostre produzioni enogastronomiche e ai nostri valori storico-artistici o ambientali.
Il problema vero (e lo diciamo da tempo, senza che qualcuno si sia degnato di rispondere) è che l’Expo, per come è stato progettato e gestito finora è solo una grande gabbia destinata a trattenere i visitatori, senza nessuna apertura sull’esterno.
La cosa assolutamente più grave, che Sala & company non hanno peraltro nessuna voglia di modificare, è l’
assurda apertura fino alle 24. Nessun Expo l’ha mai fatto e il risultato è che il mondo della ristorazione lombarda, che poteva essere la vetrina vera della nostra realtà fatta di tradizioni, stile ed accoglienza, non potrà avere alcun ruolo visto che molti visitatori resteranno anche per cena in quella gabbia dorata. Una responsabilità gravissima dei manager di Expo che va ripartita peraltro con le associazioni di categoria degli esercizi pubblici e con la Camera di commercio di Milano, che di fatto non hanno in alcun modo compreso la beffa che si stava consumando ai danni di migliaia di operatori che sono poi la vera front line della nostra ospitalità.
La mancanza di un’offerta organica con le mille località di eccellenza dell’Italia discende da questa incapacità degli amministratori di Expo di guardare oltre ai padiglioni o alle vie d’acqua milanesi, rimaste peraltro in secca. Eppure di proposte ce ne sono state tante. Per parte nostra da tempo avevamo ad esempio
sollecitato il ministro Maurizio Martina a farsi promotore di un’Expo spalmata in tutta Italia facendo delle
sagre autentiche organizzate dalle Pro loco i terminali sui diversi territori dove trovare occasioni di un turismo di qualità legato al cibo. Il massimo della risposta è stato il silenzio.
A questo punto, prima che dal cappello della magistratura escano altre sorprese, invitiamo Ministro e manager dell’Expo a dare un’occhiata attenta anche agli incarichi per esposizioni o mostre dentro Palazzo Italia. C’è chi parla di compensi da centinaia di migliaia di euro a colpo. E intanto non ci sono i soldi per le
traduzioni di un sito istituzionale che resta solo in italiano, inglese e francese...