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Expo 2015, ristorazione a rischio Due gare d’appalto deserte

L’Esposizione universale di Milano, che ha come tema il cibo, rischia di rimanere... a dieta. Due gare d’appalto per i servizi di ristorazione sono andate deserte, e ora si rischia di passare all’assegnazione diretta. Ma intanto a Eataly di Oscar Farinetti è stato affidato un intero padiglione senza passare da una regolare gara

12 settembre 2014 | 10:45
Expo 2015, ristorazione a rischio 
Due gare d’appalto deserte
Expo 2015, ristorazione a rischio 
Due gare d’appalto deserte

Expo 2015, ristorazione a rischio Due gare d’appalto deserte

L’Esposizione universale di Milano, che ha come tema il cibo, rischia di rimanere... a dieta. Due gare d’appalto per i servizi di ristorazione sono andate deserte, e ora si rischia di passare all’assegnazione diretta. Ma intanto a Eataly di Oscar Farinetti è stato affidato un intero padiglione senza passare da una regolare gara

12 settembre 2014 | 10:45
 

È caccia aperta alle imprese interessate ai bar e ai ristoranti all’interno dell’Esposizione universale di Milano. A 230 giorni dall’inaugurazione del primo maggio 2015, l’Expo, che ha per argomento l’alimentazione (“Nutrire il pianeta, energie per la vita”, questo il tema), non ha ancora trovato società alle quali dare in appalto i servizi di ristorazione del sito dove si svolgerà l’evento: per tutti i 120 punti vendita fuori dal padiglione Italia, la gara è andata deserta per ben due volte. L’Italia, capitale mondiale del buon cibo, culla indiscussa della Dieta mediterranea, rischia di scivolare sulla buccia di banana di bandi anticommerciali e gare affidate in maniera poco chiara. Basti pensare che a Eataly di Oscar Farinetti è stato dato un intero padiglione senza gara...



Intanto il padiglione Italia è bloccato da un ricorso al Tar presentato prima dell'estate dal manager della ristorazione saluzzese Piero Sassone, la cui impresa si è classificata seconda nella gara d'appalto svoltasi lo scorso aprile per la gestione di "Top", il ristorante di "Palazzo Italia". Il vincitore è risultato Peck, lo storico marchio gastronomico milanese con sede in via Spadari e di proprietà della famiglia Marzotto. Il raggruppamento piemontese Gian-Icif-Relais San Maurizio ha lamentato una ingiusta esclusione e varie illogicità nell'attribuzione dei punteggi, forte anche di una consolidata esperienza con eventi di queste proporzioni, essendosi occupato della ristorazione nel padiglione Italia in altre 5 Expo tra il 2005 e il 2012.

Tornando invece ai bandi per i punti ristorazione nel resto dell’Expo milanese, i ristoratori che hanno disertato le gare d’appalto lamentano soprattutto i costi di gestione che si troverebbero a sostenere: talmente elevati che non vale nemmeno la pena candidarsi. E il problema non finisce qui. Anche i ristoratori del territorio sono estremamente contrariati: considerando che i ristoranti all’interno dell’Expo seguiranno gli orari dell’esposizione, rimanendo quindi aperti fino a mezzanotte, i locali del territorio saranno inevitabilmente penalizzati. In più, Expo ora chiede loro dei soldi (4-500 euro ai ristoranti, oltre 1.000 agli alberghi) per essere inseriti in un elenco speciale di strutture del territorio “promosse” dalla stessa Expo (che però, come detto, rischia di fare concorrenza “sleale” per via della chiusura a mezzanotte...).

Raffaele CantoneNel frattempo Raffaele Cantone (nella foto), il numero uno dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), a Milano per un vertice con la società Expo e il Padiglione Italia, ha invitato le imprese interessate a farsi avanti: «Se qualcuno vuole mettere in campo un’offerta - ha detto - perché non lo fa?». La partita per assegnare i bar e i ristoranti del sito espositivo si è rivelata più complessa del previsto. Expo ha lanciato due bandi di gara, ma entrambi sono andati deserti. Il tutto a fronte della possibilità di assicurarsi i servizi che sforneranno almeno un quarto dei pasti consumati dai 20 milioni di visitatori che varcheranno i cancelli dell’Esposizione universale. Un bando impossibile, hanno giudicato le aziende.

E ora tocca passare all’affidamento diretto. Una procedura su cui Anac ha posto delle condizioni. Ieri Cantone ha anticipato che rispetto alle clausole per l’assegnazione dei servizi, «noi faremo sì che assomiglino il più possibile al secondo bando che è andato deserto in modo che questo sia un meccanismo di garanzia. Fermo restando che il nostro sarà un controllo puramente formale, molto approfondito, sugli atti». Non delle regole specifiche nuove, quindi.

Il presidente dell’Authority anticorruzione ha però precisato che «se c’è qualcuno in grado di fare offerte, visto che si sta aprendo una fase della trattativa per arrivare a un affidamento diretto, sarebbe corretto che lo facesse prima». Al secondo bando, ha ricordato Cantone, «sono state invitate 10 ditte, ma nessuna di queste ha manifestato interesse». E questo nonostante il secondo bando fosse «molto di apertura rispetto alle ditte. Non era previsto - ha precisato Cantone - nemmeno il quantitativo di contributo che Expo avrebbe dovuto dare alle ditte perché questo è un bando in cui Expo dà un contributo per attivare il servizio di ristorazione e poi c’è una percentuale che dovrà essere riconosciuta sugli utili. Nel secondo bando Expo non aveva indicato il contributo, chiedendo alle ditte di farlo loro».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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15/09/2014 09:43:05
1) Siamo uomini o caporali?
Le solite magagne Italiane, a che titolo e' stato affidato il padiglione a EATITALY? Poi per i ristoranti e Bar c'era una proposta di dare la possibilita' ai ristoranti con il marchio di Qualita' dato da UnioneCamere e Isnart a far partecipare questi ristoranti...un modo per dare anche una vetrina a tutti quei chef che lavorano nel mondo, EXPO e' un vetrina delle eccellenze Italiane e non delle schifezze Italiane.
Emanuele Esposito



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