L’Expo continua ad essere uno dei temi più citati da quanti immaginano chissà quale spinta propulsiva alla nostra economia. Su come possa assolvere a questo compito, pochi - fra quelli che dovrebbero gestire l’evento - sembrano però avere le idee chiare. Si fa un gran parlare di vetrina delle eccellenze, di opportunità da offrire ai milioni di visitatori che nell’esposizione dovrebbero trovare una sorta di hub da cui ripartire in direzione di tutta Italia per irrobustire il nostro turismo, ma al momento non si vede ancora nulla.
A ben guardare non ci sono finora segnali che possano davvero permetterci di cogliere un’opportunità unica, tanto che non poche importanti aziende italiane stanno giustamente considerando l’ipotesi di non investire “dentro” l’Expo (dove gli spazi sono comunque pochi e costosissimi), immaginando al massimo dei “link”, dei collegamenti autonomi esterni durante i sei mesi. In compenso, giusto per evidenziare la distorsione tutta italiana di un federalismo baraccone e dispendioso, dentro l’evento ruoteranno, sembra per 15 giorni l’una, tutte le Regioni italiane, sui cui costi di presenza una qualche occhiata da parte delle Authority non sarebbe magari male, vista la disinvoltura con cui si fanno spese promozionali.
Poiché crediamo nell’Expo e ci rifiutiamo di pensare che possa essere solo il frutto di intrallazzi e operazioni criminali che hanno fatto rimpiangere la Tangentopoli di vent’anni fa, invitiamo chi di dovere ad accelerare il passo e ad occuparsi dei contenuti e di come comunicarli. In tal senso ci permettiamo di rivolgere alcuni semplici inviti che riteniamo solo di buon senso.
Il primo, magari banale, riguarda la comunicazione istituzionale. Ma è possibile che il sito dell’Expo 2015 sia consultabile solo in italiano, inglese e francese? Spagnolo, russo, cinese, portoghese, tedesco o giapponese da un punto di vista commerciale valgono ciascuno più della lingua dei nostri cugini d’oltralpe. E in ogni caso dovrebbero essere tutti obbligatoriamente presenti in una vetrina rivolta al mondo. Si dice che, sempre con solo con 3 lingue, sia stato organizzato anche un secondo sito più promozionale che dovrebbe partire a breve, e che la limitazione deriverebbe dalla mancanza di risorse per utilizzare dei traduttori. Ci auguriamo solo che si stiano definendo i contratti di traduzione in questi giorni, altrimenti sarebbe meglio chiudere subito tutti i cantieri e dimenticarci di questa manifestazione...
Il secondo suggerimento è che, pur avendo coinvolto Eataly ed alcuni nomi importanti della ristorazione, l’Expo riveda i suoi orari di chiusura serali per permettere almeno alla ristorazione milanese e lombarda di potersi offrire ai visitatori come vetrina e opportunità di conoscenza della nostra variegata Cucina e della nostra enogastronomia. Questo sarebbe l’unico modo di comunicare realmente i nostri valori del settore.
Il terzo invito è quello di attivare da subito un sistema per comunicare i “ponti” che si possono creare con varie realtà italiane per promuovere turisticamente i nostri territori. Interessante è ad esempio l’iniziativa dell’Unioncamere della Sardegna di fare del Poetto di Cagliari la spiaggia dell’Expo. Ci possono essere mille iniziative di questo genere, ma vanno valutate e valorizzate in modo coerente.
Abbiamo ancora poche settimane per risolvere almeno queste distorsioni e potere davvero fare squadra.