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Serve anche la Dieta Mediterranea per riavviare l’economia italiana

di Alberto Lupini
direttore
 
15 novembre 2011 | 12:51

Serve anche la Dieta Mediterranea per riavviare l’economia italiana

di Alberto Lupini
direttore
15 novembre 2011 | 12:51
 

Ci sono da riassestare i conti ormai saltati dello Stato. Da riavviare una ripresa che porti con sé reddito e occupazione. Da tagliare gli sprechi e i costi abnormi della politica. Combattere l'evasione fiscale. Recuperare la fiducia dei mercati finanziari e restituire così un po' dei risparmi 'bruciati” in Borsa in questi mesi di inettitudine. Gli obiettivi del nuovo Governo Monti (sempre che si raggiunga la fiducia) sono uno più importante dell'altro e non sarebbe il caso di aggiungere altri fardelli al compito del professore.

C'è però almeno un punto che riteniamo nostro dovere segnalare a Monti: non si aggiunga ai troppi governanti italiani che hanno considerato come cenerentole il sistema agroalimentare, il Turismo e la Cultura. Nei programmi per favorire la ripresa del nostro sistema sono certamente indispensabili la banda larga per internet o l'eliminazione dei vincoli posti dagli Ordini professionali, ma non si può non puntare anche su quelle che sono le peculiarità del nostro Paese.

C'è un meccanismo virtuoso da mettere in circolo per valorizzare attività che sono legate alla nostra immagine più forte all'estero (insieme alla moda) e che se ben guidate potrebbero offrire occasioni di lavoro qualificato e remunerativo. Giusto un anno fa l'Unesco tutelava la Dieta mediterranea, ma dopo le consuete sparate politiche le istituzioni non hanno fatto praticamente nulla per costruire dei progetti credibili capaci di promuovere il sistema Italia anche attraverso questa opportunità. Da Galan alla Brambilla e Romano, abbiamo assistito al silenzio su questo tema. Prima che i panini di McDonald's o altre deviazioni alimentari distruggano per sempre il valore aggiunto della nostra cultura alimentare, è indispensabile che si rilanci con decisione l'italian style a tavola, sempre meno seguito in Patria. Ne va, fra l'altro, anche dei conti pubblici visto che l'obesità (legata strettamente a nuove abitudini alimentari) è ormai un problema serio e costoso. Non dimentichiamo che quasi 4 italiani su 10 sono sovrappeso (o addirittura obesi) e la tendenza è in forte crescita soprattutto fra i giovanissimi.

A fianco di nuovi stili di vita all'insegna di maggiore parsimonia e oculatezza (le risorse si sono ormai ridotte per tutti...) rilanciare la Dieta mediterranea potrebbe essere la via maestra per stare tutti meglio sul piano sanitario e garantire una crescita al settore agricolo, che oggi è penalizzato dal fatto che frutta e verdura (a partire dai legumi) sono quasi scomparse dai consumi quotidiani degli italiani. E in compenso aumentano malattie e costi sanitari. Tornando davvero alla Dieta mediterranea daremmo un contributo alla riduzione del deficit pubblico e miglioreremmo la nostra salute, garantendo lavoro e sviluppo. E scusate se è poco anche per un Governo di emergenza che deve rimettere in rotta la nostra barca.

Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net




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18/11/2011 09:39:00
4) Il cambiamento si misura nelle azioni
Egr. Direttore, ritengo che non ci debbano essere incomprensioni o peggio polemiche tra noi perchè condivido gran parte delle sue iddee. Sono anch'io ottimista e nutro forti speranze dal nuovo Governo, ma ho paura delle delusioni. Principalmente per:
1- la politica, o meglio i politici, non demordono. Oggi sono nell'angolo, maggioranza ed opposizione (con diversa responsabilità evidentemente, ma già "tramano nell'ombra" per riprendersi il "giocattolo". Saremo mai capaci di impedirlo a politici che imperversano dalla così detta prima Repubblica.
2- Un primo ministro chiamato a formare un Governo in una situazione fortemente critica, doveva, a mio parere, sfidare le forze che dicono di sostenerlo e scegliere la compagine ministeriale secondo i dettati costituzionali senza tentare un benchè minimo loro coinvolgimento. Un cambiamento si misura dalla "rivoluzione" dei metodi e della sostanza delle azioni. Invece di adoperare parole scontate come "equità, giustizia sociale" che il cittadino le considera naturali, ma sono dette per i partiti e le forze sociali, deve dire "velocità delle decisioni". La velocità rischia di portare ad errori, ma questi possono essere corretti, mentre il tempo non si recupera. La ringrazio, Direttore, di avermi dato la possibilità di dialogare con lei ed i suoi lettori.


17/11/2011 16:14:00
3) Serve una condivisione sui programmi e sulle competenze

Egr. ing. Carroccio c'è qualcosa che non mi è chiaro nelle sue argomentazioni. Se è con ottimismo e speranza che guardiamo al nuovo Governo Monti che si basa su tecnici e professionisti del settore dopo anni di demagogia e stupidaggini "politiche", allo stesso tempo non possiamo certo pensare di dovere abbassare la guardia rispetto a progetti e iniziative che da tempo caldeggiamo. Anzi, per il solo fatto che finalmente possiamo rivolgerci a gente competente, riteniamo che possa essere meno sprecato di ieri il nostro appello per attività di buon senso e legate alla conoscenza del settore.

Che si debba mettere la musaruola a troppi politici che hanno fatto delle polemiche la loro unica ragione di esistenza, riempiendo i vari talk show televisivi, è una cosa. Che qualcuno pensi però che anche alla stampa ed ai professionisti o alle imprese tocchi ora di tacere in attesa di verità che scendono dall'altro mi sembra davvero fuori luogo. Nè può essere nella testa della squadra di Governo che sa bene che più che mai occorre raccordare il loro impegno (da sostenere) con quello delle aziende e dei lavoratori sulla base di una condivisione generalizzata. Solo se riusciamo a fare questa saldatura sulla base delle competenze invece che sui compromessi politici L'Italia può farcela.



17/11/2011 14:36:00
2) Italiani, gente strana...
Credo che noi italiani siamo gente strana. A parte il fatto che dall'incarico a Monti alla formazione della squadra di Governo si è passati da un generale entusiamo alle prime critiche più o meno velate, allo "speriamo che...", ai suggerimenti e al "deve fare" rivolto ai diversi responsabili dei Dicasteri, confermiamo la capacità di voler far fare le cose che vogliamo ad altri. Nel suggerire, vuoi al Ministero delle Politiche Agricole, che del Turismo, del Commercio con l'estero o degli Esteri, ragioniamo sempre con modelli ormai superati, con quei modelli che hanno portato l'Italia ad un affare di pochi, dipendenti come bambini, alla paralisi, al baratro economico, conservatori nel midollo dietro un falso riformismo nei comportamenti.


15/11/2011 16:27:00
1) Il prossimo Ministro parta dal made in Italy!
Speriamo di sì...il nuovo ennesimo Ministro sappia partire dalle nostre eccellenze.... Ho forti dubbi...




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