Alla fine entro giovedì la
manovra finanziaria dovrebbe essere approvata anche dalla Camera e, col voto di fiducia, peraltro scontato, cadranno tutte le speranze o le illusioni di chi avrebbe voluto introdurre più rigore o correggere alcune incongruenze. E questo con buona pace di chi sostiene di non avere messo le mani in tasca agli italiani. Frase che forse è vera se si aggiunge un passaggio, omesso magari per un lapsus: 'non sono state messe le mani in tasca agli italiani... che evadono il fisco o sono criminali”.
Già perché comunque la si voglia vedere, fra i tagli agli enti locali (che porteranno con sé rincari delle tariffe) e l'
aumento dell'Iva, altro che salasso per i nostri portafogli e i nostri risparmi, per parte loro già falcidiati dalla inesorabile perdita di credibilità del sistema Italia sui mercati internazionali. L'emergenza in cui ci troviamo (stupidamente negata per 3 anni in cui si diceva che la crisi era degli altri...) impone dei sacrifici e tutti dobbiamo partecipare. Ma quando si dice tutti, si deve essere chiari: le troppe pensioni fasulle, l'esercito di evasori fiscali che potrebbero essere bloccati con una piccola imposta patrimoniale, e i costi insopportabili della casta sono ancora tutti lì. E questo non è accettabile. Né possiamo credere che d'ora in avanti Tremonti (un tempo il più importante fiscalista di Milano e super consulente per non pagare le tasse) si metta a fare quel che non ha voluto fare finora nella lotta vera all'evasione...
Ma tant'è. La situazione è questa e recriminare non ha senso. Ciò che conta è non abbassare la guardia e chiedere alla maggioranza di Governo di definire sin da oggi (evitando gli incredibili balletti dei giorni scorsi) i prossimi inevitabili interventi che ci verranno chiesti dall'Europa. Del resto, non sarà l'acquisto di titoli di Stato da parte della Cina a salvarci... Servono progetti seri di privatizzazioni e dismissioni per recuperare risorse con cui rimettere in moto l'economia. Ed è in questo contesto che tutta la filiera agroalimentare (di fatto da tempo abbandonata a se stessa) deve trovare uno spazio vero. Ne va della sopravvivenza di uno dei patrimoni più importanti a livello economico e culturale, nonché uno dei pochi vanti che con la moda e il design possiamo portare nel mondo.
Una sorta di 'stati generali” del settore (dai produttori di pomodori ai ristoratori) potrebbe essere l'occasione per richiamare l'attenzione di tutti e, come invoca da tempo l'amico
Emanuele Esposito, evitare dispersioni di risorse o stupide concorrenze fra le tante (troppe) sigle che dovrebbero rappresentare il settore. In tempo di crisi servono sinergie vere e la capacità di fare squadra per dimostrare al mondo che possiamo farcela. Ripartiamo dalla terra e dalla tavola e recuperiamo ottimismo e voglia di fare. Il tempo della demagogia è ormai scaduto per tutti.
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.netArticoli correlati:
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