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Diossina, la Germania ammette: Già venduta carne contaminata

Carne di maiale con alti livelli di diossina sarebbe stata venduta nei supermercati del nord della Baviera. L'Italia importa il 30% del fabbisogno, ma i controlli funzionano. La Cina ha deciso invece di sospendere a partire dall'11 gennaio scorso le importazioni di uova, carne di maiale e derivati

12 gennaio 2011 | 15:38
Diossina, la Germania ammette: Già venduta carne contaminata
Diossina, la Germania ammette: Già venduta carne contaminata

Diossina, la Germania ammette: Già venduta carne contaminata

Carne di maiale con alti livelli di diossina sarebbe stata venduta nei supermercati del nord della Baviera. L'Italia importa il 30% del fabbisogno, ma i controlli funzionano. La Cina ha deciso invece di sospendere a partire dall'11 gennaio scorso le importazioni di uova, carne di maiale e derivati

12 gennaio 2011 | 15:38
 

HANNOVER (GERMANIA) - Le autorità tedesche hanno ammesso oggi che carne di maiale contaminata da diossina potrebbe già essere stata distribuita sul mercato, contrariamente a quanto assicurato ieri dal sottosegretario all'Agricoltura, Friedrich-Otto Ripke. Lo riporta la Dpa citando Gert Hahne, portavoce del ministero dell'Agricoltura della Bassa Sassonia. Secondo quanto riporta il quotidiano "Nuernberger Nachrichten", carne contenente alti livelli di diossina sarebbe stata venduta in supermercati del nord della Baviera.

Intanto la Cina ha deciso di sospendere le importazioni di uova e carne di maiale e loro derivati. Il divieto è in vigore dall'11 gennaio, ha reso noto l'amministrazione per la supervisione della qualità e delle Ispezioni. I prodotti già acquistati e che arriveranno in Cina dopo l'entrata in vigore del divieto dovranno essere esaminati e sottoposti a test.



«Secondo una stima approssimativa, si può dire che l'Italia importa dalla Germania circa il 25-30% del proprio fabbisogno di carni suine. Ma il sistema di controlli è efficace e ha già messo in condizione gli operatori di individuare le partite sospette e di eliminarle dal commercio. Gli unici rischi derivano dai cibi contraffatti o immessi sul mercato in maniera illegale, a fini di evasione fiscale. Per questi produttori non ci deve essere indulgenza». A dirlo all'agenzia Adnkronos è il presidente della Società italiana di medicina veterinaria preventiva (Simevep), Aldo Grasselli.

Dal momento in cui è scattato l'allarme diossina in alcuni allevamenti di carni suine in Germania, «il sistema di controllo italiano - assicura l'esperto - ha consentito, in presenza di alimenti sospetti' di respingerli, di distruggerli o di effettuare esami per verificarne la sicurezza. Tutto ciò che viene introdotto nel nostro Paese viene infatti certificato dall'origine alla destinazione, e non solo come prodotto finito: la tracciabilità permette di individuare una provenienza sospetta, anche nel caso di alimenti usciti dalla fabbrica prima dell'emergenza, come ad esempio gli insaccati, i wurstel. Risalendo al luogo di produzione è infatti possibile capire se questi cibi arrivano dagli allevamenti incriminati ed effettuare i dovuti esami».

Insomma, se una fase della filiera va in crisi, è possibile evitare i danni. «Gli unici pericoli - avverte Grasselli - derivano dal commercio nero, illegale, contraffatto, che sfugge ai controlli delle autorità italiane. Quanto alla Cina, che ha disposto oggi la sospensione delle importazioni dalla Germania di uova e carne di maiale, «in questo settore vige una politica delicata - conclude il presidente Simevep - e in presenza di allarmi del genere si giustifica l'apertura o la chiusura dei mercati. Ma si tratta di forme di protezionismo sanitario che in realtà sarebbero vietate».

E con l'emergenza diossina della Germania, gli italiani cominciano a cambiare le proprie abitudini alimentari. Secondo la Coldiretti si registra un crollo dei consumi di formaggi e prosciutti low cost spesso ottenuti da maiali stranieri anche se "spacciati" come nazionali. Tengono invece quelli di uova grazie all'etichettatura di origine e sale la domanda di biologico, tipico e Doc, soprattutto per i salumi che garantiscono l'origine Made in Italy.

Confagricoltura chiede che comportamenti come quelli registratisi in Germania, con l'emergenza diossina, siano sanzionati con estremo rigore: «Occorrono sanzioni severissime, anche penali, per coloro che omettono di lanciare il segnale di allerta rapido come previsto dal regolamento comunitario sulla rintracciabilità 178/2002. La Commissione Europea avvii un approfondimento sull'efficacia e sul potere deterrente delle sanzioni applicate nei diversi Stati membri».  (Attualmente le sanzioni sono solo amministrative e non ingenti. In Italia, ad esempio, variano tra i 2mila e i 12mila euro, mentre quelle per l'aggravante del mancato ritiro del prodotto pericoloso varia tra i 3mila e i 18mila euro).
 
In base alla normativa europea, infatti, c'è l'obbligo per tutti gli operatori del comparto alimentare e dei mangimi di garantire la rintracciabilità degli alimenti in tutte le fasi della filiera 'dalla terra alla tavola” ed è previsto anche un sistema di allerta rapido, che permette di ritirare dal mercato tutti i lotti di prodotto considerati a rischio.
 
«In Germania - fa presente la Confagricoltura - la contaminazione sarebbe stata scoperta alla fonte già ad aprile del 2010, ma comunicata solo ai primi di dicembre, ovvero ben otto mesi dopo». Questo perché i costi per attuare la procedura di comunicazione del pericolo sono molto più forti delle sanzioni, infatti, quasi sempre l'autorità sanitaria blocca o limita la produzione aziendale per un certo tempo.
 
«Il risultato - commenta Confagricoltura - è che le conseguenze dell'emergenza-diossina in Germania sono ricadute prevalentemente sul settore agricolo che, come troppo spesso accade, ne fa le spese incolpevole. Per questo il sistema sanzionatorio deve colpire duramente chi non ottempera immediatamente all'obbligo di comunicazione del problema riscontrato».
 
«La vicenda tedesca – avverte Confagricoltura - rischia di incendiare le relazioni commerciali internazionali a danno di tutti i prodotti alimentari europei. è necessario che la Commissione europea intervenga immediatamente per evitare strumentalizzazioni che possono generare misure protezionistiche mascherate da cordone sanitario e per rassicurare i mercati internazionali che la qualità e la salubrità dei prodotti agricoli europei, Italia in primis, è garantita in modo assoluto».




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