è difficile riuscire a valorizzare in maniera efficace e coerente l'eccellenza agroalimentare made in Italy se ci si barcamena tra il colosso del 'fast food” McDonald's e la cucina cinese, se ci si trova, cioè, in mezzo ai due maggiori poli della globalizzazione alimentare nell'ambito della ristorazione. L'ex ministro delle Politiche agricole Luca Zaia (nella foto, a destra), oggi governatore della Regione Veneto, si è fatto pizzicare alla cena di Capodanno in un ristorante cinese nel Padovano, il 'Wok-Sushi” - 420 posti a sedere, sulla statale del Santo a Cadoneghe (Pd) - proprio lui che da sempre grida 'viva lo spumante e abbasso lo champagne”, paladino del Prosecco Docg e del radicchio trevigiano.
Ma i ristoratori padovani, oltretutto penalizzati spesso dalla concorrenza dei bassi prezzi della cucina cinese, non glie l'hanno fatta passare liscia. Hanno scritto a Il Mattino di Padova una lettera di protesta firmata dall'Appe (Associazione provinciale pubblici esercizi), che è l'Istituzione del cappone, la Borsa dei tortellini, la Wall Street del coeghin col puré, il Sancta sanctorum del Valpolicella.
«Con perplessità e discutibilità - affermano - abbiamo mal digerito la foto che ritrae il governatore Zaia con l'amico Marco Hu Lishuang (nella foto, al centro) nella serata di Capodanno al ristorante Wok-Sushi. Con quale soddisfazione il governatore si batte in difesa dei saporiti prodotti veneti?». «Le nostre trattorie - proseguono - non sono mai state oggetto di provvedimenti restrittivi, i giornali non hanno mai citato casi di intossicazione registrati per i nostri menu avariati e i prezzi che pratichiamo sono lo specchio dell'onestà e dell'equità. Il nostro lavoro inizia di buon'ora e finisce a notte fonda e il nostro abbigliamento è perfettamente in regola con le disposizione igienico sanitarie. I colleghi ristoratori che propongono invece menù a prezzi concorrenziali, cioè al ribasso, si orientano su alimenti diversi dai nostri che, certamente, il mercato propone».
«Il messaggio al pubblico che il Governatore lancia - recita una nota dell'Appe - è fin troppo chiaro: preferisce i ristoranti orientali, mentre quelli veneti o padovani, che cercano di proporre la cucina tradizionale veneta, sia nelle ricette che negli ingredienti, seguendo un continuo richiamo proveniente in tal senso dalla Regione, vengono snobbati. A tal proposito, non possiamo che dare ragione agli esercenti della ristorazione padovana, che si lamentano della incoerenza regionale verso i propri valori e suggerimenti commerciali di cui si fa bandiera. Pur non volendo insegnare a nessuno riteniamo che il signor Zaia dottor Luca sia libero di andare e comportarsi come crede; mentre, il Governatore del Veneto crediamo abbia delle responsabilità e delle rappresentatività ben precise alle quali rivolgere, con coerenza, le più accurate attenzioni».
La prima reazione di Zaia alla presa di posizione dei ristoratori è di sorpresa: «è vero sono andato a mangiare là, spendendo 19 euro e 50 centesimi, ma non mi sento parte in causa in questa vicenda - dice - non sono un frequentatore dei ristoranti cinesi e resto il Governatore della tolleranza zero. Predico bene e razzolo altrettanto bene. E l'ultima volta sono andato al Wok è stata 5 anni fa». Dopo, tuttavia, il presidente tenta una riflessione più articolata. «Marco - afferma - è un imprenditore serio, che vive in Italia da 24 anni. Con i suoi ristoranti dà lavoro a 60 persone e per i piatti utilizza cibo veneto. Il gelato, giusto per fare un esempio, glielo fa un artigiano di Villorba».
Zaia quindi si rivolge ai ristoratori: «Sono con loro e ho già deciso che ci troveremo insieme a mangiare, sarà il 'patto del musetto”. Però sia chiara una cosa: io non posso diventare il capro espiatorio di nessuno. Insomma, so come vanno le cose: ci sono ristoranti pieni e ristoranti vuoti, ma non può essere sempre colpa del 'governo ladro”». Pieno di sicuro era il 1° gennaio il Wok del cinese Hu Lishuang, lo stesso che in campagna elettorale aveva appoggiato Zaia con l'acquisto di alcune pagine pubblicitarie sui quotidiani. Forse, non è che alla fine la visita del Governatore sia stata solo una questione di riconoscenza? «No - chiude il presidente - cinque anni fa andai a inaugurare il Wok e da allora ho la stima di Marco: è una questione di cultura».
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