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La Romania tassa i fast food Crociata contro il cibo spazzatura

La tassa, voluta dal ministro della Sanità Attila Czeke, punterà sia su chi produce sia su chi importa questi alimenti con alti livelli di grassi insaturi, zuccheri e additivi. L'ammontare sarà calcolato dal Governo di Bucarest e i ricavati andranno a programmi di educazione alimentare e sanitaria

23 febbraio 2010 | 12:06
La Romania tassa i fast food Crociata contro il cibo spazzatura
La Romania tassa i fast food Crociata contro il cibo spazzatura

La Romania tassa i fast food Crociata contro il cibo spazzatura

La tassa, voluta dal ministro della Sanità Attila Czeke, punterà sia su chi produce sia su chi importa questi alimenti con alti livelli di grassi insaturi, zuccheri e additivi. L'ammontare sarà calcolato dal Governo di Bucarest e i ricavati andranno a programmi di educazione alimentare e sanitaria

23 febbraio 2010 | 12:06
 



La Romania tassa i fast food, le merendine, gli snack e le bibite gassate, perché considerati alimenti non salutari. La crociata contro i cibi cattivi è partita dal ministro della sanità romeno Attila Czeke. E subito ha provocato un'alzata di scudi, polemiche e qualche velata minaccia.

Se da un lato c'è chi sostiene che non esistono i cibi cattivi, come Claus Voegele, docente di psicologia della salute all'università del Lussemburgo, che aprirà oggi 23 febbraio la conferenza su Nutrizione e stili di vita di Bruxelles, le posizioni di Czake sono nette: i cibi cattivi esistono, eccome. E sarebbero: i cosidetti prodotti fast food, burger o polpette, patatine, fiocchetti, bibite o beveroni gasati e colorati. Secondo Czake questi alimenti, specie se trangugiati con la voracità, fanno ingrassare e a volte ammalare la gente; è giustissimo perciò chiamarli non fast food ma junk food, cibi-spazzatura; e infine, per tutte queste ragioni sacrosante, vanno tassati. Di quanto, lo calcoleranno gli esperti del governo di Bucarest. Ma intanto si parte, già a marzo, e i ricavati della nuova tassa andranno a programmi di educazione alimentare-sanitaria. La tassa dovrebbe puntare sia su chi produce, sia su chi importa questi alimenti con alti livelli di grassi insaturi, zuccheri e additivi.

Intanto da Bruxelles si puntano i riflettori sulla crociata romena. La Romania puotrebbe fare in un certo senso da apripista. Non per nulla, l'Alleanza per la sanità pubblica in Europa ha inviato una lettera entusiastica a Bucarest, e si augura che quell'esempio sia seguito

L'Unione Europea, infatti, vorrebbe, già in primavera, varare regole comuni a tutti i 27 Paesi per i cosiddetti profili nutrizionali, cioè per indicazioni igienico-alimentari molto più dettagliate, e più severe: non più solo informazioni sulle calorie, all'esterno delle confezioni, ma anche allarmi e notizie sui possibili effetti nocivi. Come per le sigarette. La  tassa sui fast food potrebbe essere un banco di prova in questa direzione. La Commissione europea presenterà un suo piano a marzo, e sono in corso le consultazioni con gruppi di scienziati ed esperti. Quanto all'eventuale tassa, spetterebbe naturalmente ai governi, decidere, non alla Ue.

In attesa delle proposte Ue, la tassa sui fast food ha dato il via in Romania a una forte polemica. Se da un lato esulta chi la vede come una battaglia contro l'obesità, il diabete, l'infarto, dall'altro c'è chi sostiene che farà solo impennare i prezzi. E c'è chi afferma che è in gioco la libertà di scelta dei consumatori.  Secondo Sorin Minea, capo della Federazione dei produttori alimentari (Romalimenta) l'introduzione di una tassa sui fast food potrebbe portare a un aumento tra il 20 e il 30% su alcuni prodotti alimentari.
 
Minea, dal momento che il termine fast food non ha una definizione particolarmente puntuale, teme che la tassa possa andare a colpire anche altri prodotti e incidere sull'industria alimentare nel suo complesso. Dragos Frumosu, capo di un'altra organizzazione dell'industria alimentare, ha calcolato che la tassa potrebbe portare a un taglio del 20% degli addetti al settore, con una perdita secca di 36mila posti di lavoro.

A Bruxelles, la battaglia è altrettanto infuocata. Critico sulle regole sognate dalla Ue, è per esempio Francesco Paolo Fulci, vicepresidente di Ferrero International: «Considero anche questa una battaglia per la libertà». Mentre Claus Vogel sostiene che «per la scienza nutrizionale va respinta la valutazione isolata di un singolo cibo, e non c'è alcuna base per determinare i limiti di tolleranza per singole sostanze nutritive in un certo alimento».


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