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Siad
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Il Ministro scivola sul panino della discordia

di Alberto Lupini
direttore
 
09 febbraio 2010 | 18:33

Il Ministro scivola sul panino della discordia

di Alberto Lupini
direttore
09 febbraio 2010 | 18:33
 

Siamo proprio ridotti male. Basta un panino (per giunta americano), per scatenare l'ennesima guerra di religione, con le immancabili accuse da archeo-ideologia di essere comunisti o imperialisti. E tutto questo, si badi bene, col pretesto di tutelare il Made in Italy a tavola. Cosa che in verità sembra interessare ben poco a tutti, visto che l'importante è essere sopra le righe e avere l'ultima parola. Magari anche con iniziative veramente cretine come i pacchi di carne avariata inviati per protesta da Forza Nuova.

A innescare le polemiche è stata la sponsorizzazione di Luca Zaia per l'ultima trovata di marketing di McDonald's: un panino-insalata con prodotti italiani, temporaneamente in distribuzione in tutta Italia col marchio McItaly.

Già, perché il vero problema è stato proprio la personale discesa in campo dell'inarrestabile ministro delle Politiche agricole. Passi che l'operazione commerciale della più diffusa tavola calda potesse avere il patrocinio del Ministero (ne abbiamo viste di peggio), ma pensare che nessuno fiatasse se l'operazione era condotta in prima persona dal quasi Governatore del Veneto, con tanto di foto nelle vetrine delle 400 ambasciate del fast food a stelle strisce in Italia, era proprio come vivere su un altro pianeta.

E proprio perché c'è di mezzo uno dei politici più concreti e protagonisti degli ultimi anni, era inevitabile che un gesto forte - e discutibile - come questo aprisse un dibattito di cui ne avremmo fatto volentieri a meno.

Che McDonald's, in crisi di identità e di mercato, cerchi ogni mezzo per sfuggire al tradizionale cliché del panino, hamburger e patatine che sta alla base dell'esplosione dell'obesità negli Usa, è comprensibile. Per sfuggire a quest'immagine si può fare di tutto. E può fare piacere che negli anni la multinazionale si sia progressivamente rivolta ai produttori italiani di qualità per sostituire l'iniziale immondizia delle sue proposte. Che però un ministro della Repubblica italiana, per giunta quello all'Agricoltura, ne celebri le 'magnifiche sorti progressive” è una cosa che non può non fare discutere. Soprattutto se si presta (con tanto di foto distribuite dall'ufficio stampa ministeriale) a fare da testimonial non già a un consorzio o ad una tipologia di prodotti, ma ad un marchio. Un marchio, si badi, che rappresenta nel bene e nel male tutto quanto c'è di alternativa alla Ristorazione italiana, alle nostre Cucine e alla dieta mediterranea.

Faremmo torto all'intelligenza e alla creatività di Zaia (che abbiamo tante volte apprezzato in passato) se non considerassimo che il suo sforzo è finalizzato a creare valore aggiunto ai prodotti italiani utilizzati da McDonald's. Bisogna però capire se la qualità che sta dietro le Dop o le Igp italiane può essere realmente propedeutica per creare nei giovani consumatori di panini un gusto verso proposte appena appena più di contenuto.

Riguardo a questa prospettiva dire che c'è scetticismo prevalente è come fare la scoperta dell'acqua calda. Certo una fetta di Asiago, buono, sarà meglio di un qualche formaggio fatto con il latte in polvere. Ma che sia il panino di McDonald's la strada migliore per educare al gusto le giovani generazioni ci sembra almeno dubbio. E a pensarla così non sono solo i politici dell'opposizione, che hanno contestato Zaia anche oltre misura. A pensarla come noi è una buona parte del Governo Berlusconi che sul tema della salute e della corretta alimentazione sta lavorando con serietà. Pensiamo alla commissione del ministero della Pubblica istruzione che, sotto la presidenza di Riccardo Garosci, sta avviano una serie di iniziative perché a scuola si impari a mangiare all'italiana. Il tutto all'interno di un percorso che è partito dalla constatazione che McDonald's (prima dello sdoganamento di Zaia che di fatto ne è diventato il garante) era in una sorta di black list.

Se il ministro delle Politiche agricole non agisce di concerto con quelli dell'Istruzione o della Salute, perché è più 'moderno”, sono problemi che poco ci interessano. Né ci impressiona che Zaia si definisca come un gesuita missionario che vuole convertire McDonald's. Se mai ci riuscisse gli saranno aperte le porte della beatificazione, ma intanto i ristoratori italiani avranno cambiato religione… essendo inimmaginabile una convivenza fra i due modelli. Tanto più che sembra un po' un'illusione quella di usare McDonald's per cambiare il sistema dell'alimentazione made in Usa. Da questo punto di vista Zaia sembra un po' come i greci che, sottomessi ai romani, si illudevano di aver dato ai latini cultura e arte. Peccato che l'impero lo costruirono i romani e non i greci…

Per concludere ci permettiamo di aggiungere che, nonostante la scivolata di stile sul panino, al ministro Zaia restano ancora tante possibilità per dimostrare che il suo impegno per la qualità e la valorizzazione delle produzioni artigianali va ben oltre la deviazione McDonald's. Una potrebbe essere quella di trovare il sistema di segnalare in modo istituzionale quei ristoranti che aderiscono a un protocollo per valorizzare sul serio i prodotti del territorio e degli agricoltori, sull'esempio di quel che fa  il Consorzio dei cuochi di Lombardia.

Alberto Lupini
Alberto.lupini@edizioni.lan


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