Dopo mozzarelle blu i Nas di Torino hanno scoperto un altro sconcertante caso, quello del formaggio 'fluorescente”. Il formaggio si chiama 'Primo Prato” e, nonostante il nome tutto italiano è prodotto anch'esso in Germania, guarda caso dalla Milkwerk Jager Gmbh, la stessa ditta delle mozzarelle che si colorano di blu se lasciate esposte all'aria.
I carabinieri hanno già proceduto al sequestro di numerose confezioni del formaggio in vendita in numerosi supermercati di diverse regioni italiane. Stando a quanto è stato accertato nel corso degli esami di laboratorio svolti a Torino, il formaggio diventa fluorescente a causa della presenza di Pseudomonas florescens un batterio non particolarmente pericoloso ma che può comunque produrre infezioni in persone debilitate o immunodepresse.
Il ministro della Salute Ferruccio Fazio si era già fatto interprete presso le autorità tedesche dell'allarme suscitato in Italia dalla mozzarella blu, tuttavia queste dopo un'ispezione sanitaria nel caseificio che si trova in Baviera, hanno finora rifiutato di farlo chiudere.
Si sospetta che i dirigenti della Milkwerk Jager Gmbh fossero a conoscenza della presenza di cariche batteriche nella mozzarella (e forse anche nel formaggio e in altri prodotti) fin dallo scorso ottobre, senza però adottare alcuna misura, proprio per evitare la sospensione della produzione.
A quanto pare nel corso dell'ispezione effettuata in Germania si sarebbe individuata la causa della contaminazione in alcuni pozzi la cui acqua viene utilizzata nel ciclo di raffreddamento dei prodotti.
Dura la reazione della Coldiretti La scoperta del formaggio fluorescente venduto con marchi italiani ma prodotto nello stesso stabilimento tedesco della mozzarella blu rende ancora più scandaloso il mancato stop allo produzione annunciato dall'Unione europea, ma smentito dall'azienda 'MilckWerc jager” che ha provocato un allarmi in tutta Europa. Ancora più preoccupante, fa notare la Coldiretti, è il fatto che il primo allarme sulla presenza di prodotti caseari contaminati sembra essere giunto nel dicembre 2009 per segnalazione di una gente commerciale italiano ed è stato completamente ignorato per un periodo di oltre sei mesi. Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, semilavorati, cagliate e polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all'insaputa dei consumatori.
Complessivamente in Italia sono arrivati 8,8 miliardi di chili in equivalente latte (fra latte liquido, panna, cagliate, polveri, formaggi, yogurt e altro) utilizzati in latticini e formaggi all'insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. Il 68% del latte importato viene da Germania, Francia e Austria, ma è rilevante anche la quota da paesi dell'est come la Polonia (5%), la Lituania (3%), la Slovenia (3%) e l'Ungheria (3%).
Una situazione che conferma la necessità di accelerare sull'obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte utilizzato per difendere consumatori e produttori italiani ed evitare effetti generalizzati provocati da specifici allarmi sanitari provenienti dall'estero. La preoccupazione diffusa con la conseguente riduzione degli acquisti, fino al 20% nel periodo immediatamente successivo l'allarme, ha infatti colpito indistintamente le mozzarelle fatte con latte o cagliate importate dall'estero e 'spacciate” come Made in Italy ma anche quelle con latte italiano di qualità per la mancanza di trasparenza nell'etichetta che consente di distinguerle.
In Italia l'indicazione della reale origine per i prodotti lattiero caseari è obbligatoria solo per il latte fresco, ma non per quello a lunga conservazione, per lo yogurt, i latticini o i formaggi. Per questo va sostenuta in Parlamento l'approvazione del disegno di legge sull'etichettatura obbligatoria di origine degli alimenti che al Senato è già stato ampiamente condiviso' sia in commissione Agricoltura che in Aula. Un segnale incoraggiante è appena arrivato dal Parlamento europeo che, sotto il pressing della Coldiretti, ha votato finalmente a favore dell'obbligo di indicare il luogo di origine/provenienza per carne, ortofrutticoli freschi e appunto prodotti lattiero caseari.
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