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Additivi, dalla bugia del divieto all’obbligo dell’informazione

Finalmente resa pubblica l’ordinanza-burla della sottosegretario Martini, che finisce per fare la figura dell’oca, strumentalizzata da Striscia la notizia. Altro che ingredienti pericolosi, basta comunicarne l’utilizzo ed ogni cuoco è a posto... Ma l’obbligo resta in vigore solo fino al 31 dicembre

19 febbraio 2010 | 15:59
Additivi, dalla bugia del divieto all’obbligo dell’informazione
Additivi, dalla bugia del divieto all’obbligo dell’informazione

Additivi, dalla bugia del divieto all’obbligo dell’informazione

Finalmente resa pubblica l’ordinanza-burla della sottosegretario Martini, che finisce per fare la figura dell’oca, strumentalizzata da Striscia la notizia. Altro che ingredienti pericolosi, basta comunicarne l’utilizzo ed ogni cuoco è a posto... Ma l’obbligo resta in vigore solo fino al 31 dicembre

19 febbraio 2010 | 15:59
 



Tanto tuonò, che piovve. Le bugie dell'on. Francesca Martini (nelle foto, elaborazioni grafiche) e di Striscia la notizia hanno davvero le gambe corte e il naso lungo. Anzi, in questo caso si potrebbe parlare di un collo lungo, quello di un'oca. Sì, perché la sottosegretario alla Salute si è fatta tirare in torta dalla banda di Ricci & Company nella crociata da talebana contro gli additivi e alla fine si è trovata con un pugno di mosche in mano: nessun divieto ma 'solo” la prescrizione ai ristoratori (in vigore da oggi 19 febbraio 2010, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale di ieri) di indicare l'utilizzo di quei componenti e quelle lavorazioni che in diretta tv su Mediaset la Martini aveva bollato come pericolosi.

Ma come, ci chiediamo, dopo tutto il clamore fatto alla fine si è arrivati alla prescrizione che 'Italia a Tavola” chiedeva da mesi? Cioè dare indicazioni precise su ciò che è contenuto nelle pietanze. Ma per arrivare a questo era proprio necessario criminalizzare i cuochi in tv? Davvero si dovevano creare tutti questi dubbi fra i consumatori? E tutto, si badi bene, senza nemmeno essere un po' più garantisti verso i consumatori sospendendo almeno quegli additivi 'a rischio” che secondo molti centri di ricerca 'potrebbero” creare dei problemi in soggetti a rischio (vedi le nostre tabelle pubblicate il 7 febbraio 2010). Sarebbe bastato indicare 3 o 4 degli additivi realmente pericolosi ed il risultato di fare almeno un po' di chiarezza ci sarebbe stato. 

Ma vediamo nel concreto cosa prescrive l'Ordinanza del ministero della Salute del 29 gennaio 2010 (pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 40 del 18/02/2010) dal titolo 'Misure urgenti in merito alla tutela della salute del consumatore con riguardo al settore della ristorazione (10A02089)”. Leggendola tutta si scopre che non ci sono divieti per i cosiddetti 'additivi chimici”, ma solo l'obbligo per i ristoratori di informare i clienti da oggi al 31 dicembre 2010. Dopo quella data si tornerà a ieri...

Nei due articoli dell'ordinanza (più una decina di commi) si legge in particolare: «Chiunque operi nel settore della ristorazione deve assicurare la corretta informazione ai consumatori sull'aggiunta di additivi e di miscele di additivi nelle preparazioni alimentari dallo stesso effettuate». Fin qui tutto bene, è il risultato che ci aspettavamo. Ma tutto questo sulla base di un testo che segue che rappresenta un'autentica presa in giro. Prima si afferma infatti che «a chiunque operi nel settore della ristorazione è fatto divieto di detenere e di impiegare additivi e miscele di additivi alimentari per i quali la normativa vigente ha stabilito campi e dosi massime di impiego - [e le norme già dicono tutto, tanto che questa ordinanza sarebbe inutile, ndr] -, fatto salvo l'impiego di edulcoranti, a condizione che sia garantita la corretta informazione». Come dire che basta comunicare che è stato utilizzato un ingrediente perché il divieto salti... Quindi da oggi non cambia nulla per i ristoratori, basta solo informare i clienti dell'impiego di additivi.

Il problema è che la 'ochetta talebana” si è dimenticata di fare inserire dal suo capo-Ministro dove vanno messe queste informazioni. Nel menu per ogni piatto? In una tabella all'ingresso del locale dove si indica che in cucina si usa, oltre a carne, pomodori, olio, sale e zucchero, anche l'agar agar? Oppure basta un avviso a voce magari quando si paga il conto? E che dire delle sanzioni? Il nulla. Si vuole lasciare tutto alla discrezione dei Nas o alla legge islamica di rito Francesca Martini-Striscia la notizia?

Purtroppo ci sono altre zone di nebbia nell'ordinanza. Si legge infatti che «a chiunque operi nel settore della ristorazione è fatto divieto di detenere e di impiegare sostanze in forma gassosa ad eccezione degli additivi alimentari di cui al comma 2, fermo restando le norme vigenti in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro». Se voleva essere un divieto di usare azoto è espresso male, se invece era un attacco al metano... forse davvero un po' più di chiarezza non avrebbe guastato.

E a peggiorare la situazione interviene proprio il sottosegretario alla Salute Francesca Martini che ha espresso viva soddisfazione per l'entrata in vigore del provvedimento dichiarando: «Basta con gli additivi chimici nei piatti. Con questa Ordinanza, per la cui emanazione mi sono fortemente impegnata, abbiamo voluto garantire la sicurezza degli alimenti che vengono somministrati ai nostri cittadini in qualsiasi ristorante o esercizio pubblico. Gli operatori del settore della ristorazione dovranno controllare le caratteristiche delle sostanze e degli ingredienti impiegati nella preparazione dei pasti informando adeguatamente il consumatore, in particolar modo per quanto riguarda la possibile presenza di allergeni. Abbiamo inoltre vietato - ha aggiunto - la detenzione e l'utilizzo di qualsiasi sostanza in forma gassosa, a eccezione degli additivi che sono stati autorizzati a livello comunitario e non hanno limitazioni d'uso in quanto estremamente sicuri». Evidenti forzature di un'ordinanza che, come si può controllare, non vieta proprio nulla.

In aggiunta la Martini aggiunge una dichirazione sulla quale siamo perfettamente d'accordo (è la nostra linea da sempre), ma che non c'entra nulla con la cucina molecolare e la salute dei cittadini: «I piatti della cucina italiana non hanno bisogno di additivi perchè nascono dalla tradizione e dalla bonà delle materie prime utilizzate. Sono sicura che i ristoratori, con i quali attiverò presto un tavolo di lavoro, condivideranno le misure assunte perchè miglioreranno ed eleveranno ancor di più gli standard della nostra ristorazione, apprezzata non solo in Italia ma anche nel mondo».

Che dire, se la sottosegretario Francesca Martini si è tanto operata per condannare la scivolata di gusto di Beppe Bigazzi sui gatti (che soprattutto in Veneto, dove è nata la Martini, fanno parte della storia e della cultura alimentare...), vista la figura un po' da oca che ha fatto, forse è meglio che emani al più presto un'ordinanza per vietare l'utilizzo di questi pennuti in cucina... altrimenti potrebbe correre il rischio di finire sulle tavole di qualche molecolarista indignato di strumentalizzazioni, bugie, e mancanza di determninazione.


Di seguito il servizio di Striscia la notizia del 22/12/2009:



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