#NoTripAdvisor, basta false recensioni
25 maggio 2015 | 15:22
di Alberto Lupini
E tutto questo ben sapendo che dietro a questi certificati ci sta troppe volte un solo dato di fatto: le false recensioni. Col risultato che anche chi merita di essere segnalato per professionalità, in cucina come dietro un bancone di ricevimento, viene ridotto ad un numero ed equiparato a chi ha pagato per raggiungere i 4 pallini o più. E magari ha pure pagato qualche recensione negativa per fare invece scendere in classifica i concorrenti.
Da anni andiamo denunciando il mercato nero della recensione taroccata che sta dietro a TripAdvisor. Ripetutamente abbiamo invitato il più importante sito di recensioni online a darsi regole di correttezza per garantire i consumatori e aiutare sul serio gli operatori. Gli abbiamo offerto la tribuna di un nostro evento nazionale a Firenze per spiegare che garanzie vuole offrire agli utenti. Abbiamo tifato per l’accordo in Toscana che monitora il mercato insieme alla Fipe. Ma tutto sembra inutile. TripAdvisor, in nome di una difesa sospetta dell’anonimato, continua a tollerare il mercato nero delle recensioni, al punto che non ha reagito nemmeno di fronte all’ultima plateale denuncia che è venuta da Striscia la notizia.
Probabilmente, e lo diciamo con dispiacere, il sistema è malato all’origine. Vive su numeri gonfiati e su questo sottobosco di intrallazzi. Non a caso sanzionato dall’Authority per distorsione del mercato e informazioni inattendibili. Occorre sottoporre TripAdvisor ad una cura radicale, alla quale si è finora sottratta perché il settore dei pubblici esercizi non ha saputo reagire per tempo. E a questo punto, ben sapendo di essere come Davide contro Golia, ci mettiamo in campo per rendere giustizia ai tanti ristoratori ed albergatori che sono quotidianamente danneggiati dalle false recensioni.
Ora è tempo di dire basta. Il mercato nero dell’inciviltà e dell’imbroglio cresce e si autoalimenta se si continua a dare credito a questo meccanismo. I gestori che non vogliono più essere sospettati di avere “pagato” il loro certificato di eccellenza, o la segnalazione, lo buttino via. E al suo posto ci mettano la vetrofania che Italia a Tavola ha predisposto. Sarà un segnale preciso anche per i consumatori che sapranno che in quel locale non si bara. E che i giudizi, qualunque essi siano, non sono pagati. Esporre i pallini verdi che oggi possono avere tutti deve diventare una vergogna perché l’esercente può essere sospettato di averli pagati. Basta pallini verdi.
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Alberto Lupini