Dopo le innumerevoli segnalazioni riportate dalla testata “Italia a Tavola”, ecco un nuovo caso di tentata truffa legato alle recensioni online. Il ristoratore Sergio Dussin di Bassano del Grappa (Vi), noto per essere chiamato spesso in Vaticano a cucinare per Papa Benedetto XVI, ha ricevuto una lettera nella quale una fantomatica agenzia di consulenza gli chiedeva 3mila euro per ottenere 10 «recensioni genuine e scritte da potenziali veri utenti» e pubblicarle su siti come TripAdvisor. Il ristoratore è andato dritto in questura a sporgere denuncia.
La stessa proposta è arrivata anche a Federalberghi Veneto che, tramite il presidente Marco Michielli avverte che «le recensioni a pagamento sono tentativi di truffa belli e buoni». L'associazione inoltre sottolinea come i siti di recensioni siano un'arma a doppio taglio: alcuni giudizi sono sinceri e possono indirizzare la scelta, altri, negativi o fasulli, invece possono essere dettati da vendette personali o concorrenza sleale.
«C’è la vendetta dell’amante tradita, che lancia commenti di fuoco sul locale dell’ex fidanzato - racconta Michielli, secondo quanto riportato dal Corriere della sera-Veneto - e ci sono i clienti che, per ottenere sconti o deroghe ai regolamenti interni, minacciano di lasciare sul web opinioni negative. In questo mare magnum di ambiguità di internet, qualche squalo sta tentando di insinuarsi». Per questo, secondo Federalberghi, è arrivato il momento «di operare un severo controllo sul materiale web, in particolare quello riferito al settore del turismo».
Anche le associazioni dei consumatori si stanno muovendo. «Siti come TripAdvisor sono un ottimo servizio che consente di evitare di ritrovarsi ad alloggiare in una struttura sporca o a pranzare in un ristorante di scarsa qualità», ha dichiarato - sempre secondo quanto riporta il Corriere della sera - Carlo Garofolini, presidente Adico (Associazione difesa consumatori) Veneto. «Purtroppo c’è chi ne fa un uso sbagliato, andando a falsificare le recensioni magari nella speranza di guadagnare del denaro. Ma in questo modo gli utenti di internet subiscono un vero e proprio raggiro». L’associazione ha lanciato quindi un appello affinché siano segnalati i commenti sospetti: «Nessuna censura al web, ma una maggiore attenzione alla genuinità dei giudizi che riguardano hotel e ristoranti». Proprio quello che “Italia a Tavola” sostiene con forza da tempo.
La polizia postale del Veneto, intanto, ha avviato le indagini dopo aver notato qualcosa di poco chiaro sui giudizi lasciati da alcuni utenti: nei mesi scorsi sono arrivate alcune denunce firmate da imprenditori che lamentano i toni con cui i loro locali erano stati stroncati su siti web.
Un ristoratore veneziano - riporta il Corriere della sera - ha querelato per diffamazione l’anonimo che su internet aveva puntato il dito contro la presunta maleducazione dei suoi camerieri, lasciando sul sito un durissimo messaggio in lingua inglese che quindi - è la tesi dell’accusa - era stato letto da molti potenziali clienti che, dall’estero, si preparavano a trascorrere qualche giorno di vacanza in laguna. Il lavoro degli investigatori si prospetta piuttosto lungo: non è facile dimostrare che non si tratta di giudizi sinceri ma di falsità scritte con l’intento di danneggiare i locali. E nel frattempo, approfittando proprio di questa sostanziale impunità, c’è chi tenta di trasformare le recensioni in un’arma di ricatto.