Salvaguardia, significato e protezione delle Dop e delle Igp: sono queste le linee guida al centro delle attività associative dell’Aicig, l'Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche, per l’anno in corso. Il presidente Cesare Baldrighi ne ha tracciato un bilancio in un incontro a Roma nella sede di via XX settembre.
L’
Aicig riunisce 65 consorzi di tutela riconosciuti che rappresentano oltre il 90% del valore economico complessivo espresso dalle Dop e dalle Igp italiane. All’Associazione inoltre fa riferimento circa 1/3 del valore economico totale della produzione europea attribuita alle Indicazioni geografiche agroalimentari. «Per il mondo delle Denominazioni - ha detto
Cesare Baldrighi - la nostra azione riveste una primaria importanza, dalla salvaguardia delle produzioni intese anche come patrimonio culturale di interi territori, alla definizione del significato intrinseco dei marchi Dop e Igp fino alla riconosciuta esigenza del legislatore europeo di prevederne una tutela sui generis, specialmente per quei marchi collettivi che in aree geografiche extra-Ue godono di tutela inferiore rispetto a quella concessa ai marchi commerciali. Essenziale è un pieno ed effettivo riconoscimento dei diritti di proprietà intellettuale ad essi connessi, soprattutto all'interno degli accordi bilaterali e multilaterali che l'Unione europea sottoscrive con i Paesi terzi».
In tale attività, a rivestire un ruolo da protagonista sono le realtà consortili, per le quali si rende necessario procedere secondo un approccio articolato ma soprattutto condiviso: a fare la differenza è l’esperienza e le buone pratiche messe in atto da esse nello svolgimento delle funzioni pubbliche a cui vengono delegati, anche attraverso un dialogo costante con organizzazioni di settore di altri Paesi europei. Se a livello nazionale infatti i consorzi agiscono con specifiche e mirate attività di vigilanza, a livello internazionale è possibile tutelare ex officio le denominazioni se i tentativi di imitazione o frode intervengono entro i confini dell’Unione europea, mentre si fanno portavoce degli interessi rappresentati con accordi di libero scambio multilaterale se l’abuso proviene da Paesi extracomunitari, vedi Ceta con il Canada o quelli recentemente siglati con Cina e Giappone. A livello multilaterale, in sede di Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale Ompi/Wipo, il riferimento è la Convenzione di Lisbona. La rete Aicig riveste un ruolo strategico nella definizione di politiche per la valorizzazione e la tutela dei prodotti certificati e il sistema è diffuso e sempre più radicato.
Cesare Baldrighi
Ad esempio: solo in campo caseario in Italia il 50% dei formaggi e derivati dal latte sono a denominazione, mentre un competitor come la Francia ne ha soltanto il 14% certificati. «Attraverso questo sistema - ha aggiunto il presidente Baldrighi - si tutela la biodiversità caratteristica del patrimonio agroalimentare italiano, articolata in una grande varietà di prodotti che talvolta non hanno adeguata visibilità. Occorre raccontarne le peculiarità, perseguendo anche lo spirito insito in quella strategia di crescita economica attesa per il 2020 e registrata da quelle filiere della qualità certificata che hanno necessità di “recuperare terreno”, in termini di valore economico espresso, rispetto a produzioni già affermate sui mercati».
Ad entrare nel merito è anche il segretario dell'Aicig
Leo Bertozzi: «Serve accorpare le azioni di salvaguardia e protezione delle Dop e Igp, e armonizzare la normativa. Dopo il Testo unico del vino, servirebbe un Testo unico dell'agroalimentare».
Leo Bertozzi
E se nel carrello della spesa vince il prodotto certificato Dop, fuori casa è difficile sapere quali formaggi, oli e carni vengono utilizzati nelle preparazioni, e quante siano made in Italy e quante a denominazione. «Su 100 kg di formaggio vaccino grattugiato e utilizzato nelle cucine professionali non più di 56 kg sono di formaggi a denominazione, il resto proviene da produzioni casearie similari. Mentre nei consumi domestici i formaggi similari già grattugiati vengono acquistati in proporzioni nettamente inferiori, il 12% delle bustine. Questo vuol dire che le famiglie sono più propense a scegliere la qualità Dop rispetto al prezzo, negli esercizi invece il prezzo guida le forniture», ha dichiarato
Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano.
«Abbiamo chiesto al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali un decreto che impegni la ristorazione - ha annunciato Berni - a indicare quali carni, olio e formaggi vengono utilizzati nelle preparazioni dei piatti in menu e quanti di questi ingredienti base della nostra cucina siano autenticamente made in Italy. Un passo importante per la qualità nutrizionale nelle pause pranzo e nei pasti fuori casa più frequenti, alla luce del fatto che dei 290mila punti di ristorazione distribuiti sul territorio italiano l’85% ha uno scontrino medio sotto i 20 euro. Non parliamo quindi dei ristoranti da grande occasione, ma comunque di una spesa che, col totale dei conti presentati dai 290mila esercizi, si “mangia” il 35% della spesa alimentare».
Stefano Berni
L’azione Aicig si è anche rivolta alla lotta alle contraffazioni e alle frodi online, intrapresa insieme a Icqrf, Federdoc e i colossi dell’e-commerce Ebay, Amazon e Alibaba. Accordi specifici permettono ora di intervenire prontamente facendo rimuovere gli annunci lesivi dell’autenticità dei prodotti anche e soprattutto nell’interesse dei consumatori.