A Tuttofood 2025 uno sguardo sul futuro del comparto del no e low alcol: in Ue vale già 9 miliardi. Il segmento più promettente? Gli spirits LNA, soprattutto tra giovani e consumatori attenti alla salute. È in costante espansione il mercato delle No e Low Alcohol Beverages (LNA), come emerso durante l’incontro "No-Low Alcohol: un trend in ascesa?", organizzato a Tuttofood 2025 da Mixology. Tra i relatori, Paolo Dalla Mora, cofondatore di Contrattino e già ideatore di ENGINE Gin, ed Enrica Gentile, CEO di Areté - The AgriFood Intelligence Company, che ha illustrato numeri aggiornati e proiezioni per i prossimi anni.

La birra no e low alcol rappresenta l'86% del valore totale del comparto
No e Low alcol: un mercato in crescita in Europa e nel mondo
Secondo i dati Areté, il mercato delle bevande LNA in Unione Europea è passato da 7,5 a 9 miliardi di euro tra il 2021 e il 2023, con una crescita del +17,3% in due anni. La birra analcolica o a basso contenuto alcolico continua a detenere la quota dominante del mercato, con l’86% del valore totale, sebbene in calo rispetto al 93% del 2021. Le prospettive al 2028 indicano un forte potenziale di crescita per gli spirits LNA, con un CAGR previsto del +20,6% nell’area europea. Tendenze simili si osservano nei mercati esteri: negli USA, la birra LNA è proiettata verso un +10,9%, gli spirits al +18,9% e il vino al +8,1%. In Brasile, si prevede un +24% per le birre e +13,5% per i vini.
Giovani consumatori e normative spinte
I principali driver del settore restano i trend salutistici, l’attenzione alla sicurezza stradale, motivazioni mediche, e, in alcuni Paesi, anche fattori religiosi. A guidare i consumi sono in particolare i millennials e la generazione X. Secondo Enrica Gentile, i prodotti LNA non sostituiscono solo le versioni alcoliche, ma vanno anche a competere con le bevande analcoliche tradizionali: «I Low-No si presentano sempre più come alternativa a soft drink consolidati, soprattutto tra i giovani. Ciò significa che la crescita non si limita a una sottrazione di quote a birra, vino o spirits, ma riguarda anche mercati completamente diversi».

Gli spirits no e low alcol sono in forte crescita, anche nel campo della mixology
Uno degli aspetti più critici del settore resta la mancanza di una normativa armonizzata all’interno dell’UE. Le definizioni di “low” e “no” alcohol variano ancora significativamente da un Paese all’altro, con una mancanza di regole comuni per tutti i segmenti, dalla birra al vino, fino ai distillati. Una situazione che, secondo gli esperti, rischia di rallentare lo sviluppo di un comparto che ha già dimostrato dinamismo e potenziale di innovazione, pur con alcune sfide ancora aperte sul piano qualitativo, soprattutto per le versioni analcoliche di prodotti tradizionalmente alcolici.