Per
Booking,
TripAdvisor e altri social network potrebbe avvicinarsi il tempo in cui
trasparenza e regole certe sostituiscano il
regime di anarchia e malaffare che ha danneggiato le aziende dell’ospitalità. La
decisione della Corte di Giustizia della Ue per cui i singoli Stati europei possono chiedere di vietare a Facebook di conservare negli Usa i dati dei propri iscritti (per tutelare la privacy), è un preciso segnale di come si potrà porre fine ad anni da Far West in cui imprese americane senza scrupoli hanno dettato legge sparando a raffica falsi miti come la libertà e la democrazia di Internet.
In Italia (Paese quasi privo di norme di garanzia sulla “rete”) una novità fondamentale è per ora la decisione del Parlamento di
bloccare le pretese di Booking e di altri operatori di vietare che gli alberghi possano vendere a tariffe inferiori alle loro. Solo ora il consumatore finale potrà avere la possibilità di ottenere davvero la migliore offerta sul mercato digitale, fino a oggi falsato da proposte non veritiere e non trasparenti!
Non è tutto “bello” e pulito quello che sul web viene spacciato per possibilità di scelta o, peggio, di informazione libera. Interessi commerciali pesantissimi condizionano le presunte opportunità di scelta. E a pagarne il prezzo, insieme ai consumatori truffati da informazioni false, sono soprattutto alberghi e ristoranti, imprese oggettivamente “deboli” rispetto ai colossi della “rete”.
Siamo ancora lontani dal vedere l’uscita dal tunnel in cui ci si è trovati senza protezione ed in balia di multinazionali senza scrupoli, che hanno giocato la carta della novità tecnologica violando la libera concorrenza. Per un colpo assestato a
Booking, infatti, resta per ora da risolvere tutta la partita di
TripAdvisor e company che, complici vuoti normativi e
scarso coraggio di alcuni magistrati, possono fare quello che vogliono in nome di una
demagogica “libertà di click”.
Falsità e diffamazioni continuano a rappresentare una parte importante delle recensioni, grazie all’
anonimato che nasconde spesso
attività criminali (si pagano commenti positivi o negativi). E in questo ci si era messo anche il
Tar del Lazio, che di fatto ha “autorizzato” il mancato controllo dei contenuti,
cancellando la
multa dell’Authority, contro il quale pende un ricorso al Consiglio di Stato.
Purtroppo la regola è che denunce presentate da ristoratori e albergatori vengano spesso
archiviate senza procedere. Ma ciò non ferma l’
ondata di indignazione che cresce ogni giorno. Si deve puntare a una
tutela per tutti e bisogna ottenere dalla Giustizia ciò che è giusto: il risarcimento in caso di diffamazioni o falsità e la possibilità di alberghi e ristoranti di “uscire” dal portale. Obiettivi per i quali offriremo delle
concrete soluzioni a breve.